Haiti ricorda il terremoto un anno dopo e combatte contro il colera

Pubblicato il 12 Gennaio 2011 - 22:00 OLTRE 6 MESI FA

Il bianco, il colore del lutto ad Haiti, ha caratterizzato la giornata in cui nel Paese si è ricordato il catastrofico terremoto che, un anno fa, ha provocato oltre 250.000 morti ed ha prostrato ancora di più la nazione più povera delle Americhe, alle prese con una drammatica epidemia di colera.

Lentamente, molte migliaia di haitiani, per lo più vestiti di bianco, sono scesi per le strade di Port Au Prince, camminando in processione lungo le strade dissestate per partecipare alle varie cerimonie religiose. In particolare a quella celebrata attorno alla cattedrale, tuttora un cumulo di macerie.

Tutti in attesa delle 16:53 locali (le 22:53 in Italia), l’istante che il 12 gennaio dell’anno scorso ha colpito tanto duramente il Paese, ed in cui ovunque saranno liberati in cielo palloncini bianchi. Mesti anche i programmi della tv che, fin dal mattino, ha mandato in onda immagini dell’immane catastrofe, con cadaveri tra le macerie e gli urli di terrore della gente che cercava di mettersi in salvo, poco dopo che la terra aveva tremato, per 38 secondi, con una terribile scossa di 7 gradi della scala Richter. Un anno dopo, l’enormità della tragedia in un Haiti già da decenni allo stremo, è presente ovunque.

Il presidente Renè Preval ha dato il via alle cerimonie che si protrarranno per due settimane, recandosi nella zona di Tytanien, ad un’ora dalla capitale, dove, dopo il sisma, si sono scavate le prime fosse comuni per sotterrare i cadaveri estratti dalle macerie e dove si continuano a sotterrare le vittime del colera che non sembra placarsi, tanto che per l’epidemia muoiono ancora almeno 40 haitiani al giorno.

Su tutto aleggia l’incerto futuro politico del Paese. L’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha infatti reso noto che, dopo che suoi esperti hanno indagato sulle elezioni presidenziali del 28 novembre, ”non è possibile appoggiare i risultati preliminari presentati il 7 dicembre”. In pratica vuole che Preval accetti che il suo candidato Jude Celestin, giunto secondo, non partecipi al ballottaggio, in cui dovrebbero invece misurarsi gli oppositori Mirlande Manigat e Michel Martelly. In merito, il presidente ha solo assicurato: ”Volevo andarmene il 7 febbraio, giorno in cui scade il mio mandato, ma alla luce delle impugnazioni, per quella data non ci sara’ un mio successore”. La legge gli consente di restare in carica per altri 90 giorni. Un tempo lunghissimo per un Paese in cui i disordini si ripetono da sempre. E dove, dopo l’anniversario del terremoto, tutto è possibile in tal senso nonostante la presenza di varie migliaia di caschi blu dell’Onu.