Arrigoni, a Gaza è caccia al salafita giordano, mente dell’omicidio

Pubblicato il 18 Aprile 2011 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA

GAZA/TEL AVIV – A tre giorni dal ritrovamento del cadavere del volontario italiano Vittorio Arrigoni, i servizi di sicurezza di Hamas a Gaza sono impegnati nella caccia a un misterioso jihadista, ‘Abdel Rahman il Giordano’.

Già ieri, 17 aprile, si era avuto sentore che Hamas aveva rafforzato i controlli lungo il confine con l’Egitto per impedire ad un ‘infiltrato giordano’ di abbandonare la Striscia.

Oggi il quotidiano israeliano Maariv ha confermato la notizia aggiungendo con grande evidenza che proprio questa figura misteriosa sarebbe il ‘cervello’ della cattura e della uccisione del giovane italiano.

Nella sua prima dichiarazione ufficiale sull’inchiesta un dirigente di Hamas, il ministro degli esteri Mohammed Awad, ha mantenuto un atteggiamento cauto. Si è limitato a dire che finora vengono indagate due persone che risultano essere coinvolte nel rapimento, ma non nella uccisione di Arrigoni. Altre tre sono ricercate, ha aggiunto senza però fare nomi.

La versione ufficiale conferma il numero delle persone arrestate, reso noto già ieri da fonti ufficiose. Queste ultime fonti tuttavia avevano anche divulgato i nomi (Farid Bahar e Tamer al-Hasasnah) e avevano sostenuto che uno di essi sarebbe in effetti l’assassino di Arrigoni, mentre l’altro si sarebbe limitato a fare da basista.

Dal resoconto proposto intanto dal quotidiano israeliano (forse sulla base di informazioni di intelligence) trapelano diversi altri nomi ancora, nonché scenari preoccupanti, anche per Hamas.

Il ‘Giordano’ (che in un sito web di Gaza viene chiamato Abdel Rahman al-Brizat) sarebbe, a detta di Maariv, un attivista del cosiddetto Jihad mondiale, entrato a Gaza già da molti mesi attraverso i tunnel del contrabbando. Fonti locali ritengono che Arrigoni lo conoscesse di persona, e che dunque ‘il Giordano’ fosse al corrente dei suoi spostamenti.

Per Hamas la vicenda ha anche altri aspetti inquietanti. In una fase iniziale i rapitori avevano infatti chiesto la liberazione di un altro personaggio pericoloso, Abu el Walid al-Maqdesi (Hisham Saidni), ricercato in Egitto per presunte attività terroristiche. Si tratta del leader del gruppo salafita ‘al-Tahwid wal-Jihad’, che accusa Hamas di non essere sufficientemente ligio alla dottrina islamica.

Almeno in teoria, esiste la possibilità che il sequestro non sia l’iniziativa di una piccola cellula locale e che sia stato orchestrato da salafiti attivi nei Paesi vicini. A rendere più aggrovigliata ancora la ricostruzione del delitto vi sarebbe la circostanza che i due salafiti torchiati dagli investigatori a Gaza sarebbero stati inquadrati nelle forze di sicurezza dello stesso Hamas.

Certo un elemento di imbarazzo, se giungesse in merito una conferma ufficiale. Nel frattempo Gaza si appresta al suo estremo saluto ad Arrigoni. Per volere del capo dell’esecutivo Ismail Haniyeh, il 19 aprile alle 11 ci sarà una cerimonia solenne di addio, una sorta di ‘funerale di Stato’. Dovrebbero essere esposti il vessillo palestinese e la bandiera italiana. Per considerazioni di carattere diplomatico non ci saranno invece, a quanto pare, bandiere di Hamas.

L’ospedale Shifa ha intanto completato i preparativi per il trasporto della salma da Gaza verso l’Egitto, in vista del rimpatrio, senza passare da Israele. Anche le procedure di carattere legale sembrano concluse. Nella tarda mattinata di domani, se non ci saranno intoppi la bara e gli effetti personali di Arrigoni dovrebbero dunque passare dal valico di Rafah per lasciare per sempre la Striscia di Gaza.

Una taglia, dal valore al momento imprecisato, è stata annunciata dalla polizia di Hamas sulle tre persone – due palestinesi e un giordano – tuttora ricercate nell’ambito delle indagini sul rapimento e l’uccisione del volontario italiano Vittorio Arrigoni. Lo ha appreso l’ANSA a Gaza, mentre le foto segnaletiche dei tre – con i loro nomi – compaiono in queste ore sul sito del ‘ministero dell’Interno’ del governo di fatto di Hamas.

Almeno altre due persone risultano già in stato di arresto in relazione al caso Arrigoni. Secondo fonti ufficiali di Hamas, questi ultimi due avrebbero avuto un ruolo di supporto nel rapimento, mentre fonti non ufficiali degne di fede insistono nell’affermare che fra i due (indicati come Farid Bahar e Tamer al-Hasasnah, entrambi esponenti del braccio armato di Hamas transitati nella galassia salafita) c’è l’uomo che avrebbe confessato di essere l’esecutore materiale dell’assassinio dell’attivista italiano, strangolato poche ore dopo la cattura.

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