Julian Assange, vita da braccato per il fondatore di Wikileaks

Pubblicato il 25 Ottobre 2010 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA

Julian Assange

L’australiano Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, vive come un uomo braccato. Incontra i cronisti del New York Times in un ristorante etiope del modesto quartiere londinese di Paddington, parlando a voce bassa per eludere l’intelligence di cui ha paura.

Ai suoi collaboratori impone  costosi telefoni cellulari criptati, cambia il suo con frequenza, si registra negli alberghi con false generalità, usa solo contanti e nessuna carta di credito.

Dopo aver pubblicato documenti segreti riguardanti la guerra in Iraq, il fondatore di WikiLeaks considera le prossime settimane tra le più pericolose.  Dietro alle ansie di Assange vi è una profonda incertezza su quello che gli Usa e i loro alleati potrebbero fare. Fonti americane  hanno detto che stanno prendendo in considerazione l’idea di valutare il suo operato in virtù delle leggi sullo spionaggio del 1917.

Assange è sotto tiro da un po’ di tempo: mesi fa, in aeroporto, è sparita una delle sue valigie e conteneva tre laptop cifrati. Assange sospetta che siano stati intercettati.

Ora si trova in Gran Bretagna, ma potrebbe presto cambiare Paese: il suo visto scadrà l’anno prossimo e nessuno sa dove potrebbe andare.