Pirati a bordo della Artic Sea, il cargo sparito nel mare del nord e avvistato a Capo Verde?

di Sergio Carli
Pubblicato il 14 Agosto 2009 - 18:31| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

C’è da sperare che la nave da carico Artic Sea sia solo al centro di una vicenda di contrabbando di materiali proibiti e della conseguente lotta tra bande rivali, un normale caso di criminalità nord europea. Libri e film, che sempre hanno un minimo di aggancio con la realtà, ci fanno vedere come i gangster di grandi paesi come la Germania e la Russia siano molto più capaci dei nostri criminali, sappiano fare le cose in grande.

Nelle cronache sulla Artic Sea ci sono tutti gli elementi di un romanzo di Ludlum. Il quotidiano più diffuso di Germania (e uno dei primi al mondo), Bild, riassume i termini. La nave lascia il 23 luglio il porto finlandese di Pietarsaan diretto in Algeria a Bejaia, con un carico di legname che vale 1,3 milioni di euro. Batte bandiera maltese, l’equipaggio è russo. Prima del viaggio è stata in cantiere a Kaliningrad, in Russia, secondo Bild “un hub del contrabbando”.

Ci manca Bourne a bordo, gli altri elementi ci sono tutti.

Il 24 luglio dieci uomini vestiti da poliziotti, pare russi, salgono a bordo, sopraffanno l’equipaggio e dopo 12 ore se ne vanno. Da bordo segnalano che non hanno preso niente.

Da qui comincia il mistero, perché se è vero che due giorni dopo, il 26, il comandante manda alla moglie un messaggio che dice:  “Sto bene. Abbiamo tanto da fare”, è anche vero che quello è l’ultimo messaggio del comandante a casa.

Il 28 la Artic Sea passa nel  canale della Manica e ne informa la guardia costiera inglese; il 30 luglio viene avvistata al largo della costa francese.

Da allora, e sono passate due settimane, la nave scompare dall’orizzonte del mondo. A bordo hanno staccato il sistema di rilevamento satellitare. Mossa che insospettisce.

La Bild si chiede: come fa a a sparire una  nave lunga 98 metri? Potrebbe essere affondata, ma in questo caso le navi da guerra russe che sono state lanciate sulla sua scia avrebbero trovato dei relitti.

Perché dobbiamo preferire l’ipotesi di uno scontro fra bande criminali per un cargo preziosissimo?

Perché l’alternativa è che la Artic Sea sia caduta in mano ai pirati. La voce gira. Un  armatore finlandese ne è sicuro. In Germania parlano anche di un  riscatto da 1,5 milioni di dollari, cifra coerente con i riscatti che pagano gli armatori tedeschi ai pirati somali (solo il Governo italiano è riuscito a pagarne almeno 4. Ma noi siamo grandi).

Se fosse vero ci sarebbe da tremare. Immaginiamo quante navi solcano l’Atlantico del nord, navi da carico e passeggeri. Non hanno scorte armate, tengono le armi, se ne hanno, in cassaforte, per convenzioni internazionali.

I pirati somali, tanto per dire, si sono fatti le ossa taglieggiando le navi che passano dalle loro parti, hanno ammassato decine di milioni di dollari, forse hanno deciso e ne sarebbero in grado di fare il salto di qualità.

Poi c’è la criminalità organizzata europea che non vuol dire solo mafia, ma bande ben più ricche,  potenti e anche abili dei nostri siciliani. Hanno tutti i soldi che vogliono, possono comprare navi, ingaggiare uomini.

Se fosse vero che la Artic Sea è in mano ai pirati, la tecnica impiegata è abbastanza evidente ardita ma non folle. Non disponendo di un territorio cui appoggiarsi come la Somalia, intercettano la nave, la tengono in mezzo all’oceano finché non viene pagato il riscatto su un conto in un paradiso fiscale, spariscono nell’Atlantico, trasferendosi dal motoscafo che hanno usato per l’abbordaggio a una nave appoggio daiu connotati puliti.

Viene da tremare al pensiero che ostaggio possa diventare una nave carica di passeggeri in crociera.