Siria, per la Bbc sono almeno 70 i morti: “Peggior mattanza in 5 settimane”

Pubblicato il 22 Aprile 2011 - 18:59 OLTRE 6 MESI FA

Le proteste in Siria

ROMA – Una mattanza, la BBc lo definisce il massacro più grave in 5 settimane di proteste. Sono almeno 70 le persone uccise venerdì durante le manifestazioni nel Paese, il bilancio più alto in cinque settimane di proteste anti-governative. Un bilancio pesantissimo considerato che il presidente Assad, solo qualche settimana fa, aveva annunciato riforme.

Le forze di sicurezza hanno sparato sui dimostranti in varie città siriane, dopo la preghiera del venerdì, secondo le fonti citate dalla Bbc. L’agenzia ufficiale Sana si è limitata invece ad affermare che le forze dell’ordine hanno usato gas lacrimogeni e idranti per ”impedire scontri fra manifestanti e cittadini e proteggere la proprietà pubblica”.

”Alcune” persone sono rimaste ferite, secondo l’agenzia. Dall’inizio delle proteste contro il regime di Bashar al Assad, il mese scorso, almeno 270 persone hanno perso la vita, secondo i dissidenti siriani.

La maggior parte dei siriani ha definitivamente voltato le spalle al presidente Bashar al Assad, e il conto alla rovescia per la caduta del regime èdavvero cominciato. Mentre sale di continuo il bilancio dei civili uccisi dalle forze di sicurezza e da non meglio precisate ”bande armate” di lealisti, Wissam Tarif, attivista di spicco per la difesa dei diritti umani in Siria, non ha dubbi: ”Dopo la carneficina di oggi, Bashar ha firmato la sua condanna politica e quella dell’intero sistema da lui rappresentato”.

Fondatore di Insan, organizzazione non governativa che si occupa di monitorare le violazioni umanitarie nei Paesi del Levante arabo, Tarif ha passato un mese in Siria a seguire da vicino le prime settimane di mobilitazione senza precedenti. ”All’inizio la stragrande maggioranza degli osservatori ed esperti di Siria non credevano che le proteste potessero arrivare a coinvolgere decine di migliaia di siriani, in tutte le citta’ del Paese e in molte localita’, anche remote”, afferma Tarif interpellato telefonicamente dall’ANSA. ”Oggi, ben 47 tra città e villaggi si sono mobilitati per chiedere la caduta del regime, e questo è il segnale che siamo a una svolta”. ”Gran parte della Siria – prosegue l’attivista nato a Beirut – non ha più paura ormai di invocare la fine del dominio del Baath (partito al potere da quasi cinquant’anni, ndr.), di chiedere il rilascio di tutti i prigionieri politici, di esigere che i responsabili delle uccisioni (oltre 220 vittime da metà marzo secondo le organizzazioni umanitarie locali e internazionali, ndr.) siano arrestati e rispondano dei loro crimini”.

Soltanto ieri il presidente Bashar al Assad aveva firmato tre decreti per l’abolizione dello stato d’emergenza in vigore dal 1963, lo scioglimento del tribunale speciale che dal 1968 ha condannato a pene detentive migliaia di dissidenti o sospetti tali, e ha concesso ai siriani dopo 48 anni il diritto di manifestazione pacifica. ”Con l’eccidio di oggi – riprende Tarif – il rais si è tolto la maschera e quei siriani fino a ieri scettici hanno capito che si tratta di riforme-farsa. La maggior parte del popolo siriano ha perso fiducia in Bashar, che e’ un riformatore solo negli slogan del regime”. La giornata di mobilitazione odierna è coincisa con l’apparizione, per la prima volta dall’inizio delle proteste, di un documento firmato dai ”Comitati locali per il coordinamento”, che invocano un cambiamento in senso democratico del sistema politico”. ”Si tratta – precisa l’attivista – di un documento redatto dopo giorni di intense discussioni e confronti via email, Facebook e Twitter tra giovani attivisti e oppositori politici in Siria e intellettuali all’estero”.

”E’ un documento aperto a suggerimenti e critiche da parte di tutte le anime del dissenso, non e’ elaborato da una ristretta cerchia di oppositori”, assicura Tarif che nega che dietro a questi ”Comitati locali di coordinamento” ci siano ”i fratelli musulmani”. ”Abbiamo notizie certe – conclude l’attivista – del rapimento di almeno sette feriti e dei loro soccorritori nei pressi di Homs a un check-point di agenti in borghese. Si sono volatilizzati e forse sono già morti”.