Alcuni droni sono stati avvistati sul carcere di Genova, il Marassi. Droni probabilmente usati per far entrare telefonini e droga all’interno del carcere. Almeno questa è una delle ipotesi.
A denunciare l’avvistamento di droni è una nota a firma di Fabio Pagani (UilPa). E’ successo nella notte tra sabato e domenica, dopo che la direzione della casa circondariale aveva fatto alzare la rete di protezione per evitare che dall’esterno venissero lanciati nel cortile droga e telefonini.
Genova, droni per rifornire i detenuti. L’allarme dei sindacati
“Aver finalmente fissato la rete lato stadio inibendo i lanci, avrà costretto i malviventi a inventarsi altri sistemi per fornire i detenuti di droga e telefonini, virando addirittura sui droni” è il commento del segretario Fabio Pagani.
“A questo punto – punta il dito il sindacato – il via vai di droni potrebbe essere frequentissimo e nulla può contro di esso la polizia penitenziaria che non è dotata di alcun dispositivo per individuarli e inibirne le frequenze su cui ne avviene il pilotaggio da remoto. Eppure le strumentazioni esistono, sono poco costose, portatili e di semplice e immediato posizionamento. Perché, allora, non acquistarne un certo numero e dislocarle presso quelli che possono essere gli obiettivi più sensibili, magari anche spostandole segretamente da una parte all’altra in forma deterrente?” prosegue il segretario della Uilpa.
C’è poi un altro storico problema: il sottodimensionamento degli organici della polizia penitenziaria. “Sono 18 mila le unità mancanti. Segnaliamo l’inconsistenza degli equipaggiamenti, la disorganizzazione complessiva e in un modello custodiale inefficace, di cui si annuncia il cambiamento da molti anni, ma poi rimane sempre lo stesso. Lo ribadiamo, o si contrasta la criminalità dotando la polizia penitenziaria di reali equipaggiamenti e risorse oppure saremo noi a utilizzare i droni, ma questa volta alla ricerca di politica e governo, allo stato assenti”.
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