La guerra dei buoni-pasto: le gare al massimo ribasso strangolano bar e ristoranti

Pubblicato il 3 Maggio 2011 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ogni giorno, all’ora di pranzo, due milioni e 200 mila impiegati si riversano in bar, piccole trattorie, rosticcerie o punti ristoro per consumare il meritato pasto. Alla cassa esibiscono tutti un buono-pasto: non sanno che su quell’assegno in miniatura si gioca una battaglia silenziosa ma cruenta a chi spunta il prezzo più basso. Le gare al massimo ribasso delle società che emettono i ticket sta esasperando i piccoli esercenti, sempre più consapevoli di essere l’anello debole di questa particolare catena alimentare. Succede che i gruppi del settore, dalla francese Edenred dei Ticket Restaurant (43% del mercato) alle decine di società italiane e straniere dietro Day, Passlunch o Ristomat, per ottenere i contratti più importanti provano a scontare fino all’ultimo centesimo. La loro organizzazione, l’Anseb, ora ha detto basta, spalleggiata ovviamente dalla Fipe, che rappresenta gli esercenti.

Dicono basta all’andazzo consolidato di chiudere i contratti con uno sconto che oscilla tra il 16 e il 20% pur di aggiudicarsi le fette migliori di un mercato che vale 2,5 miliardi di euro. Solo che qualcuno questi sconti alla fine li paga: se su un buono-pasto c’è scritto che vale 5 euro, quando l’esercente va a riscuotere i soldi anticipati, aspettando magari per mesi, riceve mediamente 4 euro e mezzo. Un 10% che pesa sui bilanci ma che, pur di mantenere la clientela, deve digerire per forza. Un “cattivo pasto” verrebbe da dire, che però è forzato ad accettare: nel centro di Milano, tra le vie affollate di impiegati sciamanti all’ora di pranzo, spesso i bar tengono aperto fino alle 15 di venerdì, per riaprire solo il lunedì successivo.

Dalla Francia, sostengono i nemici del ribasso, la commissione inflitta agli esercenti non supera mai il 3%. Sostengono anche, pur in assenza di prove verificabili, che il ribasso favorisce manovre oscure e nasconde soggetti poco affidabili un po’ come avviene nelle gare degli appalti nell’edilizia.  Fatto sta che, nonostante il problema esista, è difficile contestare a una pubblica amministrazione il diritto a risparmiare. E nemmeno si può derogare dalle leggi della concorrenza solo per tutelare gli interessi di baristi, ristoratori ecc. Che sperano in una autorithy regolatrice e alla fine replicheranno il “no ticket day” già sperimentato nel 2007.