Confindustria: “Il contratto nazionale non è morto con Mirafiori”

”Tra qualche anno il contratto nazionale ci sarà ancora”, l’accordo di Fiat Mirafiori non segna il suo tramonto. Sono le parole del numero uno degli industriali, Emma Marcegaglia, secondo cui ”il contratto nazionale magari sarà più leggero, e quello aziendale invece orientato ad aumentare i salari”.

La presidente di Confindustria, intervistata da Fabio Fazio a ‘Che Tempo che fa’ in onda domenica 23 gennaio, ha aggiunto che ”fino ad oggi si è lavorato con un sistema che valeva per tutti ma ora non funziona più: bisogna trovare il modo che ogni impresa attraverso le relazioni sindacali aumenti la produttività”.

Le parole della leader degli industriali arrivano alla vigilia della ripresa del faccia a faccia, oggi, 24 gennaio, in Federmeccanica a Roma, fra imprese e sindacati per definire norme specifiche per il contratto dell’auto e dei metalmeccanici. Flessibilità e orario di lavoro sono i temi all’ordine del giorno dell’incontro, il secondo dopo quello di dicembre, a cui partecipano Fim Cisl, Uilm, Fismic e Ugl metalmeccanici ma non la Fiom (che non ha firmato l’ultimo contratto di categoria).

”Quella di Federmeccanica (cioè l’alternativa fra contratto nazionale o aziendale) è una proposta e la discuteremo” nei prossimi giorni e settimane, ha detto Marcegaglia rispondendo con un secco ”no” all’ipotesi di tramonto del contratto nazionale e ricordando che ”in Germania si può scegliere l’uno o l’altro già dal 2005. Ma solo il 7% delle imprese ha scelto di adottare solo quello aziendale”.

Il nodo contrattuale è terreno di scontro fra aziende e sindacati, con diversi punti di vista fra questi ultimi. Il segretario della Fim Giuseppe Farina conferma che ”il contratto nazionale è necessario e indispensabile perché il settore è frantumato”. Farina, come il segretario della Uilm Rocco Palombella, andrà al tavolo con l’obiettivo ”di mettere le basi affiché le due newco (Pomigliano e Mirafiori) rientrino nel contratto nazionale”.

Sul rinnovo contrattuale in generale, più aperta la posizione della Fismic: il segretario generale Roberto Di Maulo esprime interesse per ”una discussione seria sulla contrattazione basata sul modello tedesco, cioè con contratti aziendali che possano essere sostitutivi di quello nazionale”. Ma ”purché – aggiunge – vengano eliminati il no pregiudiziale di Fim-Uilm-Fiom e l’interpretazione che ne dà Confindustria evocando questo grande dibattito solo allo scopo di far rientrare Mirafiori e Pomigliano all’interno delle sue regole”.

Sul tema, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha ribadito ieri, 23 gennaio – in due interviste ai quotidiani ‘La nuova Sardegna’ e ‘L’Unione sarda’ – che il contratto nazionale rimane una ”cornice essenziale” e nessuno ne ipotizza la cancellazione. Ma, ha osservato, ”si discute semmai su quale debba essere il rapporto tra il contratto nazionale e i contratti aziendali o territoriali attraverso cui le parti favoriscono sviluppo e occupazione”, cioè il maggior peso della contrattazione aziendale può favorire l’attrazione di investimenti e maggiore occupazione soprattutto giovanile. Resta comunque, secondo Sacconi, materia delle parti.

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