Corte dei Conti: Iva, evasione costa 46 miliardi. Bocciate le Regioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Agosto 2013 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA

soldi2ROMA – Quarantasei miliardi di mancati introiti solo per l’evasione dell’Iva. E le Regioni che continuano ad aumentare tasse facendo allo stesso tempo peggiorare i loro conti. A dirlo è la Corte dei Conti in uno dei suoi consueti rilevamenti sullo stato di salute delle casse pubbliche.

Evasione Iva. Considerando il carico fiscale e contributivo sostenuto dalle imprese nelle diverse Regioni italiane, spiegano i magistrati contabili,  la sottrazione di base imponibile Iva, nel 2011, ammonterebbe a circa 250 miliardi, con una conseguente perdita annua di gettito dell’ordine di circa 46 miliardi (pari al 28% del gettito potenziale)

Analogamente – spiega la magistratura contabile – la sottrazione di base imponibile Irap ammonterebbe, nella media del triennio 2008-2010, a circa 227 miliardi l’anno, con conseguente perdita annua di gettito regionale (prendendo a riferimento l’aliquota di base del 3,9%) dell’ordine di circa 9 miliardi (pari al 20% circa del gettito potenziale d’imposta). La propensione all’evasione fiscale è particolarmente diffusa nel Mezzogiorno (con livelli di incidenza superiori al 40% per l’ Iva ed al 30% per l’ Irap), a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese. Gli scostamenti si invertono, tuttavia, se si osserva il fenomeno in valori assoluti, in quanto, per effetto del maggior volume d’affari realizzato al Nord, la quota di reddito imponibile ‘evasa’ al Sud e nelle Isole risulta relativamente più modesta. Una situazione quella dell’evasione delle due imposte che, secondo la Corte dei Conti, sarà difficile modificare. Infatti attualmente ”le Regioni sono state escluse dal processo di governance ai fini della lotta all’evasione fiscale, in quanto non più chiamate a concordare con il ministro dell’Economia e delle Finanze l’atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale”. .

Regioni: più tasse e meno soldi.  Meno trasferimenti dallo Stato e più imposizione fiscale locale. Ma i conti peggiorano. Lo rileva la Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni negli esercizi 2011-2012. In particolare, si spiega, ”a fronte di una spesa regionale corrispondente a circa il 22% della spesa delle Amministrazioni pubbliche, le Regioni sono state chiamate a concorrere al contenimento della spesa pubblica, nel quinquennio 2010-2014, per il 34% del complesso delle manovre correttive adottate per l’intero settore pubblico. I saldi del conto consolidato di cassa presentano un netto peggioramento. Tale risultato, conseguente agli effetti della riduzione dei trasferimenti statali di 21,89 miliardi di euro nel quadriennio 2009-2012 (-20,2%), risulta parzialmente bilanciato dall’incremento degli incassi tributari, che registrano ritmi superiori al 10% annuo. A copertura delle ulteriori esigenze di cassa le Regioni hanno fatto largo ricorso alle anticipazioni di tesoreria, mentre rimane sostanzialmente stabile la consistenza complessiva del debito. In ogni caso – si rileva – sul piano finanziario, emerge come il contestuale ricorso ad aggravi di imposte a livello sia centrale che locale contrasti con il principio ispiratore del federalismo fiscale, che richiede l’invarianza della pressione fiscale complessiva sul cittadino. .