Gela, Caltanissetta. “Eni taglierà 400 posti di lavoro”

Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 22:59 OLTRE 6 MESI FA

L’Eni ha annunciato il taglio di 400 lavoratori dei 1.350 in organico nella raffineria di Gela, Caltanissetta. Per l’azienda il 30 per cento del personale dipendente è in esubero:”Per rafforzare la propria competitività, e realizzare l’efficienza della struttura organizzativa, l’azienda procederà all’espulsione graduale del personale eccedente entro il 30 dicembre del prossimo anno”.

Sono questi alcuni dei provvedimenti comunicati dalla direzione al sindacato nel confronto a porte chiuse con le organizzazioni di categoria, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil, ai delegati del consiglio di fabbrica.

L’amministratore delegato della Raffineria di Gela, Bernardo Casa, e il direttore dello stabilimento, Alfredo Barbaro, hanno illustrato i contenuti dell’atteso piano industriale dello stabilimento di Gela per i prossimi 4 anni. Al fine di ridurre al minimo gli effetti sociali di questo esodo, si ricorrerà alla mobilità volontaria lunga (sette anni più uno) per quei dipendenti che, in questo lasso di tempo, attendono di essere collocati in pensione.

Per loro è previsto anche un incentivo di 30 mila euro. Brutte notizie anche per quanto riguarda gli investimenti. Tagli per 330 milioni (pari al 34 per cento dei 980 milioni concordati nel 2008 con il sindacato e gia’ programmati per Gela) saranno operati sugli investimenti che prevedevano interventi sul fronte del risanamento ambientale e delle migliorie produttive per il consolidamento ed il rilancio della fabbrica.

Alcuni di questi progetti, però, sarebbero stati superati dalle mutate richieste di mercato e gli investimenti sono scesi a 650 milioni. Filctem, Femca e Uilcem si sono dichiarate estremamente deluse. ”Questo non è un piano industriale – hanno detto – qui non c’è alcun rilancio né sviluppo della raffineria gelese, ma solo una politica di mantenimento dell’esistente”. Ma le trattative non sono state interrotte. Il confronto riprenderà nei prossimi giorni, anche con le altre categorie produttive, sulla spinosa vicenda dell’indotto. Qui si parla di 600 esuberi su un migliaio di occupati.