Pd e Cgil, battaglia sul fisco: “Tassare rendita e patrimoni, sgravare salari e pensioni”

Pubblicato il 22 Gennaio 2010 - 16:29 OLTRE 6 MESI FA

La sinistra lancia la battaglia del fisco. Bersani, segretario del Pd, fa i conti: “Sotto il governo Berlusconi la pressione fiscale ha raggiunto un nuovo record, le ultime statistiche dicono che è aumentato di un giorno rispetto allo scorso anno il tempo che si lavora per pagare le tasse, fino al 23 giugno…”
Stesso giorno, stesso tasto: sulla questione del fisco per i dipendenti e i pensionati la Cgil è pronta allo sciopero generale. Lo ha annunciato, a Reggio Emilia, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani. “Abbiamo presentato e inviato al governo una nostra proposta dettagliata di riforma fiscale – ha detto Epifani- dove per riforma si intende una cosa semplice: trasferire il peso del fisco dal lavoro dipendente e dai pensionati alle altre forme di reddito, di rendita e di patrimonio”. Insomma, tassare le transazioni finanziarie.

“L’unica cosa che non si può fare è perder tempo – ha aggiunto il segretario della Cgil – perché anno dopo anno il drenaggio fiscale asciuga sempre più le retribuzioni dei lavoratori. Se per tre anni il governo non fa nulla, quando arriveremo alla fine di questa legislatura per un lavoratore medio ci saranno tre punti di tasse in più ed altri invece pagheranno meno. Questo è il punto che non si può reggere e su questo faremo un’iniziativa molto forte”.

Anche lo sciopero generale, gli è stato chiesto? “Sì, certo”, ha risposto Epifani.

Ad entrambi Berlusconi ha già indirettamente risposto: “Siamo stati bravi ad affrontare la crisi senza mettere le mani in tasca agli italiani”. Quindi, da una parte il governo che ritiene impossibile mettere oggi mano al fisco, Tremonti ha parlato di un traguardo per la riforma fissato al 2013. Dall’altra l’opposizione, la sinistra che chiede e fa campagna per uno spostamento del peso fiscale: più carico su rendite e titoli finanziari, non quelli già emessi e comprati ma i prossimi da tassare al 20 per cento e non al 12,5 come oggi, e sui grandi patrimoni e meno carico su salari e pensioni. In mezzo il debito e la spesa pubblica che, se restano come sono, danno torto ad entrambi.