Imu 2013 e manovra: no tassa, “tassa ics” o nuovo Isee. Le tre ipotesi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Luglio 2013 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
Imu 2013 e manovra: no tassa, "tassa ics" o nuovo Isee. Le tre ipotesi

Enrico Letta (Foto Lapresse)

ROMA –   La Bce conferma la fiducia all’Italia: la ripresa è prevista entro fine 2013. Ma tutti i governi “devono proseguire in maniera molto determinata” sulla strada delle riforme strutturali che favoriscono occupazione e crescita. L’ottimismo è condiviso solo in parte dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma tutti sono concordi sull’Italia: vanno evitate nuove manovre. O almeno così scrive La Stampa. Mentre secondo il Giornale ci potrebbe essere una nuova manovra a ottobre.

Scrive Antonio Signorini:

Al posto del super anticipo delle impo­ste (anche superiore al 100%) che il ministero dell’Economia aveva messo a copertura dello slittamento della stangata Iva (in luglio l’aliquota ordinaria sa­rebbe dovuta passare dal 21 al 22%), lo stesso dicastero sta pen­sando di mettere tagli alla spe­sa. Tutti da definire e difficili da calibrare visto che si tratta del­l’anno in corso, ma sicuramen­te più digeribili dal punto di vi­sta politico rispetto ai super ac­conti. Soprattutto per il centro­destra.

Secondo il Giornale, l’Unione europea avrebbe chiesto una manovra ad ottobre dovuta al Pil del 2013, molto inferiore rispetto al­le previsioni. Quest’anno la crescita si dovrebbe attestare a -2%, contro il -1,3% delle previsioni. Il rapporto deficit/Pil salirebbe così sopra il li­mite del 3%.

Sia Bruxelles che Roma smentiscono. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, e quello dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, hanno negato manovre autunnali. Ma secondo il Giornale la correzione non viene esclusa dal governo Letta.

A salvarci potrebbe essere lo stesso Def che ha sottostimato il calo del Pil, perché potrebbe contenere una previsione di spesa per interessi sul debito pubblico, che potrebbe essere sovrastimata, grazie alla cura anti spread della Bce. Se così fos­se, e il governo non lo esclude, non ci sarebbe bisogno della correzione. Così, gli spazi già an­gusti per altri interventi – Iva, Imu, cuneo fiscale, patto di sta­bilità interno – non si ridurreb­bero ulteriormente.

Resta la questione Imu. Tre le ipotesi sul tavolo del governo, secondo quanto scrive Paolo Russo sulla Stampa. Più ampia sarà la platea dei contribuenti esentati dall’imposta unica sugli immobili, nello specifico sulla prima casa, e più difficile  sarà trovare la copertura finanziaria, sottolinea il quotidiano torinese.

Tre le ipotesi considerate dai tecnici ci sarebbe quella di eliminare del tutto la tassa sulla prima casa, coprendo il buco di 4 miliardi con aliquote progressivamente più alte su seconde, terze e quarte case. Ma questa soluzione parrebbe una vera e propria paatrimoniale. Assai poco ben vista, tra gli altri, dai costruttori dell’Ance, che denunciano già una situazione molto difficile.

Allora si potrebbe fissare una soglia di reddito Isee sotto la quale non si paga, elevando la franchigia a 600 euro. Ma anche questa ipotesi ha un costo elevato. Si potrebbe allora innalzare la soglia sotto la quale non si paga, progressivamente al reddito Isee suddiviso in quattro fasce: 5mila, 7.500, 15 mila euro, oltre i 15mila. Sotto i 5mila euro si sarebbe esentati. Questa soluzione costerebbe 2 miliardi.

Queste ipotesi potrebbero far slittare di un mese i termini per il pagamento dell’acconto, facendolo finire al 16 ottobre.

Un terzo piano prevederebbe invece, sempre secondo La Stampa, di superare l’Imu a favore della “tassa Ics” o “service tax”, un’imposta su casa e servizi che assorbirebbe Imu e Tares sui rifiuti, e che quindi riguarderebbe tutti i contribuenti. A pagarla sarebbero infatti al 40% i proprietari dell’immobile, su una base imponibile data dalla rendita catastale.

Spiega La Stampa:

Sulla quota «immobiliare» della tassa si applicherebbero degli sconti tanto più alti quanto più largo è il nucleo familiare. Un altro 40% dell’imposta sarebbe composto dalla quota «smaltimento rifiuti» e un 20% da quella per i «servizi indivisibili», come l’illuminazione e la manutenzione stradale. Entrambe queste due quote sarebbero dovute da chi abita l’immobile, quindi se del caso dagli affittuari. Solo che per questo 60% della tassa Ics, pagherebbero maggiormente le famiglie numerose, all’insegna del principio «più consumi, più paghi», sancito anche da una direttiva europea.

Inutile dire che un’operazione del genere richiederebbe tempo. Almeno fino a dicembre, quando si salderebbe con la nuova imposta il 2013, cancellando l’acconto Imu di settembre. Tanto per evitare frizioni a breve tra i due schieramenti politici. L’appuntamento decisivo a questo punto dovrebbe essere quello del 18 luglio, quando tornerà a riunirsi la «cabina di regia», presente il premier Enrico Letta. A lui e ai partiti spetterà l’ultima parola su soluzioni al momento tecniche ma che alla politica sembrano comunque strizzare l’occhio.