Otto motivi per non investire in Italia secondo il Wall Street Journal

Pubblicato il 25 Giugno 2012 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA

(foto LaPresse)

ROMA – Non si può licenziare, i costi per la pensione sono troppo alti, c’è da fare i conti con i dipendenti stressati, i sindacati sono onnipresenti, troppi posti per “disabili”, la burocrazia pesa, il mercato è grigio e gli sgravi fiscali per le aziende non convincono. Il Wall Street Journal snocciola otto buoni motivi per non investire in Italia.

Stando all’analisi impietosa del quotidiano economico americano la nostra “economia moribonda” ne ha di strada da fare per ingraziarsi il favore delle imprese e soprattutto dei loro soldi.

Lo scenario, almeno agli occhi del WSJ è il seguente: “Risolvere i problemi dell’Italia con la riforma del lavoro in via di approvazione equivale a voler prosciugare il Lago di Como adoperando mestolo e cannuccia.

IMPOSSIBILE (O QUASI) LICENZIARE – In Italia c’è poca flessibilità sul lavoro. “Superata la soglia del sedicesimo impiegato diventa impossibile o molto costoso licenziare” scrive il quotidiano.

COSTI DI PREVIDENZA ALTI “Un imprenditore deve pagare almeno due terzi dei costi previdenziali dei dipendenti” per il Wall Street Journal.

DIPENDENTI STRESSATI – In Italia “superato l’impiegato numero 11” c’è da fare una dichiarazione sui rischi sanitari che tenga in considerazione anche di “stress causati da età, sesso e differenze razziali”

SINDACATO ONNIPRESENTE E TROPPO FORTE Il WSJ punta il dito contro i sindacati perché, spiega, “oltre il sedicesimo impiegato” i sindacati possono avere “un ufficio e dei rappresentanti dentro l’azienda”, che non solo “hanno otto ore lavorative pagate ogni mese per occuparsi del sindacato” e così diventa “obbligatorio consultarli” su ogni questione “dall’eguaglianza dei sessi alle nuove tecnologie”.

TROPPI POSTI PER I DISABILI Il quotidiano americano critica la legge italiana sui posti riservati ai disabile e spiega che la quota del 7%, prevista dalla legge di Roma “oltre il 51° dipendente”  sarebbe troppo “anche se si può chiedere un’eccezione all’autorità sempre ammesso di riuscire a superare la roulette delle necessare pratiche da espletare”.

BUROCRAZIA FARDELLO  “Assumendo il 101° dipendente”, spiega il, WSJ, in Italia scatta l’obbligo è “sottomettere ogni due anni un rapporto completo sulla dinamica fra i sessi» che include ogni dettaglio del sistema di lavoro ovvero anche «la stima dell’impatto sui profitti”.

SGRAVI FISCALI PER LE AZIENDE E LE TANTE CONDIZIONI  Per ottenere il credito fiscale massimo di 15200 euro per ogni posto fisso creato le aziende, secondo la riforma del lavoro, devono assumere una donna disoccupata, con meno di 35 anni e “residente in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna o Sicilia obbligando l’imprenditore ad avere più attenzione per sesso, età e luogo di nascita che alle qualità professionali del dipendente”. Troppo il WSJ?

MERCATO GRIGIO-NERO – Il quotidiano economico Usa vede il mercato del lavoro italiano “grigio-nero” perché, data la troppa burocrazia, “la tentazione degli imprenditori è di rimanere piccoli e il più possibile lontani dalla legalità contabile”.