Stretta al welfare. Asili, maternità, handicap: il “riccometro” Isee più severo

Pubblicato il 25 Giugno 2012 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Riforme, ora tocca al welfare: cambierà il “riccometro”, l’indicatore Isee che mette insieme redditi e patrimoni necessario per chiedere l’assegno di maternità, gli sconti su asilo nido e mense scolastiche, l’accesso a prestazioni assistenziali, dalle visite a domicilio, all’accompagnamento e le molte prestazioni sociali comprese quelle relative alla disabilità e alla non autosufficienza. E ancora la fornitura gratuita dell’energia elettrica, le borse di studio: tutte prestazioni per cui l’Isee è obbligatorio. Discrezionale, invece, è quando serva per agevolazioni sui biglietti dell’autobus, l’agevolazione sulle tasse universitarie, le graduatorie per il pubblico impiego.

Equità e sostenibilità: sono i due criteri che ispirano la manutenzione del welfare state in senso più selettivo e non più universalistico sempre, per stanare i “furbetti” che occultano la reale consistenza della loro ricchezza, in modo da indirizzare aiuti e sconti a chi veramente non è in grado di provvedere da solo. La fotografia scattata dall’Isee sarà più precisa, metterà a fuoco non solo casa e reddito da lavoro, ma anche dati che con le prestazioni sociali e sanitar5ie non c’entrano molto, come il possesso di un’auto di lusso, di una barca o di una moto di grossa cilindrata. Ma, intanto, sulla valutazione della ricchezza peserà l’aggiornamento del valore catastale della casa secondo l’ultima Imu, peseranno di più le ricchezze mobiliari (dai conti correnti ai titoli di stato, le partecipazioni societarie ecc..).

In totale le richieste per accedere a prestazioni agevolate in tutta Italia sono state circa sette milioni e mezzo, con il sud che fa la parte del leone: 2,5 milioni vengono da Sicilia e Campania. Della platea complessiva, poco più della metà dichiara nel Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) da 1 a 10 mila euro, il 23% da 10.001 a ventimila euro, il 10,4% zero euro, gli altri da 20mila e un euro in su. Nella determinazione della nuova Isee due sono le principali novità. Si considera, innanzi tutto, per la stima della condizione reddituale, il nucleo familiare del beneficiario (dai figli anche non conviventi a eventuali donazioni di immobili fatte negli ultimi tre anni a favore di persone tenute agli alimenti nei suoi confronti. In pratica conteranno di più le rendite finanziarie, la casa sarà calcolata in base alle nuove pesanti rivalutazioni delle rendite catastali dell’Imu, inoltre all’interno del computo del nuovo Isee confluiranno anche altre entrate del nucleo familiare come le pensioni sociali e gli assegni familiari. Seconda novità, decisiva per l’impianto della riforma, l’indicatore Isee meglio modulato consentirà di mirare con più sicurezza coloro che hanno effettivamente bisogno dell’aiuto e della prestazione dedicata, in un quadro di maggior selezione dell’offerta di welfare, stanando appunto i furbi che in troppi “occultano” i propri redditi in vista di una richiesta.

Per i portatori di handicap saranno deducibili gli esborsi fino a 6 mila euro. Ma è proprio sulla selezione e sulla rinuncia a una copertura universale di certe prestazioni assistenziali (ma una soglia di accesso o una categorizzazione per fasce di reddito delle prestazioni non è stata ancora formulata) che si appuntano le maggiori riserve e critiche. Per dire, ma se ne discuterà più avanti, sui ticket le Regioni stanno studiando l’ipotesi di fornire protesi, ausili per diabetici, alimenti per celiaci, in relazione alla fascia Isee. Le simulazioni della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) mostrano quella che considerano “la madre di tutte le iniquità”: nell’indicatore Isr (quello reddituale che insieme a quello patrimoniale determina l’Isee) vengono inclusi anche “trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese carte di debito e buoni spendibili per l’acquisto di servizi denominati in euro, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche”.

La critica, che coinvolge i sindacati, riguarda il vulnus, la ferita inferta al diritto di cittadinanza: includere assegni, pensioni e indennità di accompagnamento nel computo generale dei redditi. Vanno considerati, quei trattamenti, prestazioni economiche che garantiscono livelli essenziali di vita a persone che hanno perso la capacità di produrre reddito o non sono autosufficienti. Un’analisi del Sole 24 Ore, rileva: “il rischio è che si passi dal “tutto a tutti” alla perdita di garanzie sociali primarie e che l’Isee sia la bilancia per stabilire chi è dentro e chi è escluso perché benestante. Più che i finti poveri misurerà i nuovi poveri”.