‘Miracolo di Natale’ in Colorado: mamma e figlio “risorgono”

Pubblicato il 5 Gennaio 2010 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

Tracy Hermanstorfer assieme al figlio

Mike Hermanstorfer non ha dubbi: è stato un miracolo a restituirgli moglie e figlio, morti durante il parto e “risorti” quando i medici si erano già rassegnati alla perdita. Per la famiglia Hermanstorfer e per tutta la piccola comunità di Security, alle porte di Colorado Springs, negli Usa, è il “miracolo di Natale”. Il travaglio di Tracy era iniziato nella mattina della vigilia.

Mike l’aveva portata in ospedale dove i medici le avevano somministrato antidolorifici per alleviarle i dolori. I primi due parti – 3 e 11 anni fa – erano stati portati a termine senza problemi e non c’era motivo di pensare che sarebbe andata diversamente. Ma a un tratto Tracy ha detto di sentirsi sempre più stanca e ha chiuso gli occhi. Il battito cardiaco si è spento rapidamente, non c’era più pressione sanguigna.

“Le tenevo la mano quando mi è morta davanti agli occhi” ha raccontato Mike. L’equipe medica ha eseguito un cesareo d’urgenza e ha tolto dall’utero della madre un bambino robusto e apparentemente sano, ma che non respirava. “Era un delirio: tra chi cercava di rianimare Tracy e chi di far respirare il bambino”. Ma dopo quattro minuti i medici si sono arresi; hanno affidato il piccolo Coltyn alle braccia del padre e si sono preparati a dichiarare la morte di madre e figlio. “In un attimo mi era stata tolta metà della mia famiglia. Mi sentivo come se il mio cuore avesse cessato di battere con il loro. E’ stato allora che Coltyn ha emesso il suo primo respiro” ha detto Mike al quotidiano Gazette, “letteralmente nelle mie mani”. E immediatamente dopo anche il cuore di Tracy ha ripreso a battere.

Quella sera stessa mangiava tranquilla come se nulla fosse successo. “Non ho visto alcuna luce nè nulla di simile” ha detto, “mi sono semplicemente addormentata e svegliata”. I medici hanno analizzato ogni possibile ipotesi per spiegare l’accaduto, ma non riescono a venirne a capo, così come non riescono a capire come mai la carenza di ossigeno al cervello per quattro minuti non abbia causato danni. “E’ un miracolo, non c’è altro modo di chiamarlo” continua a ripetere Mike, che non sembra preoccuparsi troppo di una piccola conseguenza della straordinaria avventura: l’insonnia.