Tasse, JP Morgan “concilia” col fisco Gb: 500 milioni di sterline e addio “trust”

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 11 Dicembre 2012 - 17:19| Aggiornato il 3 Marzo 2013 OLTRE 6 MESI FA
Il quartier generale di JP Morgan Chase a Londra (Ap-LaPresse)

LONDRA – La banca d’affari americana JP Morgan è vicina ad un accordo con il governo britannico: dopo aver pagato la modica cifra di 500 milioni di sterline (circa 715 milioni di euro) la banca sarà perdonata dal governo guidato da David Cameron per aver eluso per anni le tasse usando un “trust“, un fondo fiduciario offshore al quale venivano affidati i pagamenti dei bonus ai suoi dipendenti. Lo ha anticipato il Financial Times

I trust hanno sede in luoghi “duty free”, paradisi fiscali come le isole britanniche del Canale della Manica, Jersey e Guernsey, a poche miglia dalle coste francesi, o le mitiche e caraibiche Cayman. La compagnia o persona fisica (beneficiary) affida tramite un “costituente” (settler) il suo patrimonio al “fiduciario” (trustee). Il trustee amministra il patrimonio secondo le istruzioni dategli dal settler nell’interesse del beneficiary. Ma, non risultando più proprietario, il beneficiary non paga più le tasse su quel patrimonio.

Nel caso della Jp Morgan come di altre compagnie, nel trust sono “congelati” i soldi dei bonus ai dipendenti, soldi che non possono rientrare in Gran Bretagna senza che una parte di essi finisca in tasse. Ma i dipendenti possono chiedere al trust qualsiasi cifra in prestito a interessi zero, e senza bisogno di offrire nessuna garanzia.

Così ha funzionato finora ma anche in Gran Bretagna si sta facendo qualcosa perché i paradisi fiscali assomiglino sempre più a dei purgatori. Nuove leggi entrate in vigore nell’ultimo anno hanno vietato pratiche come quella del trust offshore. Pratiche finora perfettamente legali, come quella del fondo fiduciario di JP Morgan domiciliato nell’isola di Jersey.

Non si sa ancora a quanto ammonti la cifra parcheggiata nel trust di JP Morgan, che era stato aperto vent’anni fa. Le stime vanno dai 2 ai 9 miliardi di sterline (2,9 – 12,9 miliardi di euro). Calcolando un 40% di tasse e un 12,5% di contributi, dovrebbe finire al Fisco britannico non meno di un miliardo di sterline (1,45 miliardi di euro). Ma l’accordo fra le autorità e Jp Morgan dovrebbe essere fissato a una cifra vicina alla metà di quel miliardo, ovvero i sopracitati 500 milioni di sterline.

Intanto JP Morgan sta liquidando il trust e ha chiesto a oltre 2.000 fra ex e attuali dipendenti di dare un contributo per il pagamento dell’accordo con il governo britannico. Chi sceglierà di non contribuire volontariamente all’accordo potrebbe poi dover pagare un conto più salato al Fisco britannico una volta che i fondi del trust saranno rimpatriati.

JP Morgan non è stata l’unica a usare il “trucco” dei trust. Anche la squadra dei Rangers Glasgow aveva un trust, e ha vinto di recente un contenzioso fiscale con la Gran Bretagna.

Legislazione sui trust a parte, la soluzione del caso JP Morgan arriva in un momento particolare per le relazioni fra le autorità britanniche e le aziende straniere che operano in Gran Bretagna. Starbucks, per esempio, ha deciso il 6 dicembre scorso di pagare spontaneamente 20 milioni di sterline di tasse. Si era attirata le proteste dell’opinione pubblica, dopo che è venuto fuori che Starbucks aveva versato al Fisco, in 14 anni di attività, solo 8,4 milioni di sterline.