La Merkel spaventa gli Usa e il mondo: “Niente stimoli alla crescita”

Pubblicato il 10 Giugno 2010 - 07:44 OLTRE 6 MESI FA

Angela Merkel

Il cancelliere tedesco Angela Merkel terrorizza gli investitori americani dopo le drastiche  misure per contenere il deficit inserite nella manovra “monstre” di 80 miliardi di euro appena varata. Negli Usa sono state lette attentamente e con grande preoccupazione le parole della Merkel pronunciate nel consiglio economico del suo partito, la Cdu. E il mercato ha risposto subito negativamente.

Ribadendo la necessità della decisione, la Merkel  ha dichiarato che  “bisogna dire basta alle misure di stimolo per la crescita. Non si può perseguirla ad ogni costo”. Il fine non giustifica i mezzi: la Merkel recupera anche Machiavelli, rovesciandone il senso, per dire chiaro che non aiuterà in alcun modo una crescita che non sia sostenibile.

Le obiezioni americane sono radicali. I commentatori criticano pesantemente le scelte tedesche. Le misure di forte austerità introdotte sarebbero quantomeno premature e non giustificate da un deficit, quello tedesco, che si stima possa raggiungere il 5%  del prodotto interno lordo, che è fra i più contenuti dell’area G7. Ma la Merkel non arretra di un millimetro: “Il tempo è giunto” sostiene ieraticamente, invitando le altre nazioni, specie dell’Eurozona, a seguire l’esempio tedesco.

Insomma in America non si scommette più di tanto sulle misure intraprese in Europa per uscire dalla crisi: la ricetta tedesca è giudicata insufficiente quando non dannosa. In particolare considerando quella che è giudicata un’ossessione della banca centrale: contenere a tutti i costi l’inflazione. Oltre Atlantico la diagnosi è opposta: il rischio maggiore è la deflazione. Carl B. Weinberg, chief economist dell’ High Frequency Economics di Valhalla, New York è drastico: “Se fossi alla Bce stamperei moneta per evitare il declino e la scarsità di denaro circolante. Questo dovrebbe essere il mio compito”. E il pensiero va alla stagnazione dei prezzi che strangolò il Giappone per quasi tutti gli anni ’90.

Analisti e commentatori americani convergono sulla necessità di recuperare in fretta competitività nell’aera euro. Anche con tagli considerevoli della spesa e qualche aumento selettivo delle tasse non sarà possibile aggiustare i conti senza una crescita sostenuta. Le previsioni indicano la crescita europea come la più pigra del mondo: un tasso  dell’ 1,2% nel 2010 e 1,8% nel 2011 contro il 3,2% Usa per entrambi gli anni e il  3% di quest’anno del Giappone. Un pezzo grosso della Banca Mondiale, il Ceo Zoellick non ha dubbi: “Per incrementare la crescita e creare nuovi posti di lavoro l’Europa deve prima di tutto tagliare il nodo della burocrazia (red tape) che ostacola la formazione di nuove imprese; in secondo luogo incoraggiare la competitività con politiche fiscali che attraggano il lavoro e gli investimenti privati”.

La Merkel, in queste ore, si sta giocando una grossa fetta della sua reputazione. Per adesso le sue mosse vengono viste soprattutto come fumo negli occhi. E la ripresa appare una chimera, nonostante gli sforzi titanici del gigante tedesco.