Adriano Galliani e il Milan, da Silvio a Barbara Berlusconi (video)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Novembre 2013 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Galliani sbatte la porta” secondo Libero, Adriano lascia il Milan con uno sfogo amaro: “Mi dimetterò per giusta causa fra pochi giorni, forse aspetto la partita di Champions contro l’Ajax (11 dicembre, ndr). Lascio per giusta causa, c’è stato un grave danno alla mia immaginee mi dimetterò con o senza l’accordo sulla buonauscita. Ok al cambio generazionale, lo capisco, ma non così, ci voleva un po’ più di eleganza. Futuro? Prima devo sbollire poi valuterò. Farò trascorrere un po’ di tempo prima di decidere, ma il mio affetto per il presidente rimane immutato”.

Libero, l'infografica su Galliani

Libero, l’infografica su Galliani

Un addio in grande stile, insomma, scrive Libero: “Per un uomo che tiene a ribadire il suo rispetto per l’unico Berlusconi che riconosce: «La stima, l’affetto e il riconoscimento nei confronti di Silvio restano immutati e sarà così per sempre». Soprattutto se le parti troveranno un accordo sulla buonuscita, 50 milioni”.

Errori e meriti, Luciano Moggi ripercorre la carriera di Galliani:

Ieri è stato un giorno triste per il calcio italiano. Le dimissioni di un grande dirigente come Adriano Galliani sono sicuramente una grossa perdita per tutto il nostro pallone. La stima di tutti, i tanti trofei in bacheca, i conti in ordine non sono bastati a stravolgere la prima legge del calcio, quella a cui nessuno si può sottrarre: in Serie A contano solo i risultati. E il campo ha detto che il Milan ha fatto male: ha rischiato l’anno scorso salvandosi all’ultimo, è precipitato quest’anno. Galliani paga dunque i suoi ultimi errori, ma sono cose che capitano a tutti. «Errare humanum est», dicevano gli antichi romani. E il Milan attuale non è una squadra degna del suo passato che, anzi, ha fatto fin troppo bene grazie al lavoro del proprio allenatore. Detto questo, non si può buttare via la gestione di Adriano Galliani così in fretta.

I limiti attuali della squadra non possono far dimenticare i grandi risultati di un dirigente che ha vinto tutto in Italia e soprattutto in Europa. In sostanza, non si può criticare un dirigente come l’ormai ex amministratore delegato del Diavolo giudicandolo solo dagli ultimi risultati. Quella volta che Ibra… Le sue dimissioni sono arrivate all’improvviso, ben pochi se le aspettavano già in questo novembre così caldo per i colori rossoneri. Non sono bastate la rassicurazioni di Silvio Berlusconi, Adriano ha capito che il suo percorso al Milan – più di un quarto di secolo di gestione quasi assoluta – sarebbe finito al termine di questa stagione. E piuttosto che essere dismesso, Galliani ha preferito anticipare i tempi. «Berlusconi sarà sempre il mio presidente», aveva urlato il fedelissimo dell’ex premier qualche settimana fa uscendo da Arcore. Evidentemente non solo Luciano Moggi diceva qualche piccola bugia ogni tanto nel mondo del calcio. E Galliani non si offenderà se lo sottolineo. Dopo tanti anni non riesco a ricordare il nostro primo incontro, ma l’ad del Milan è sempre stato un grandissimo avversario. Le lotte e le guerre tra la Juventus e i rossoneri ci sono sempre state e le intercettazioni hanno evidenziato il perché. Non abbiamo mai avuto particolari scontri di mercato, solo una volta i destini nostri di dirigenti e dei nostri club si sono avvicinati al punto quasi di toccarsi: era il 1996, il Bordeaux che stava facendo tanto bene in Francia metteva in mostra due talenti.

Galliani prese il centravanti Dugarry, io preferii puntare sul giovane Zidane. Sapete tutti chi fece l’affare. Il più grande dispiacere credo comunque che lo abbia avuto l’8 maggio 2006, quando la Juve senza Ibrahimovic andò a prendersi lo scudetto a San Siro. Durante il riscaldamento pre-partita, parlando con un dirigente della Juve di allora, Adriano Galliani disse: «Peccato per lo spettacolo che non ci sia Ibrahimovic». Un gesto sportivo ma pronunciato con tono canzonatorio. Proprio da quel dirigente l’ad milanista si beccò una risposta profetica: «Tranquillo Adriano, giocherà la riserva, Trezeguet, magari vinceremo con un suo gol». E così fu: 0-1 per la Juve, rete di Trezegol. Questo è il passato, guardando al futuro invece è difficile immaginare un Milan senza Adriano dopo tanti anni, ma sono sicuro che i vertici rossoneri avranno fatto i loro conti e sapranno già come sostituire il grande dirigente. Un po’ come è successo alla Juventus dopo il mio addio: «Morto un Papa se ne fa un altro», fu la filosofia del club. E così è stato: la Signora è tornata a vincere, lo farà anche il Milan con una nuova dirigenza. Non c’è riconoscenza nel calcio, e Adriano lo sa bene. Mi è impossibile oggi vederlo in un altro club, è troppo legato al Milan e alla famiglia Berlusconi nonostante tutto. Tradito da Balotelli Di sicuro farà altro. Gli faccio i miei auguri, chiedendogli di avere coraggio: può capitare a un dirigente di sbagliare e di pagare tutto in una volta. E uno dei suoi errori più gravi è per me l’ingaggio di Mario Balotelli. Nel suo periodo al Milan è peggiorato: gioca per conto suo, è sempre fuori tempo e aspetta sempre il pallone sui piedi. Milano non era il posto giusto per lui, ma Galliani ha voluto scommetterci lo stesso e ha perso. Il calcio italiano invece non si faccia sfuggire un grande dirigente come lui. Sarebbe un ottimo presidente per la Lega di Serie A, dove è quotato e ha esperienza. È l’uomo giusto per guidare il calcio nel migliore dei modi.

Arriva Maldini?

I rapporti tesi con Galliani l’avevano tenuto lontano da via Turati, mentre il 45enne ex difensore troverà subito posto nella nuova sede di via Aldo Rossi. La giusta ricompensa per una fedeltà indissolubile che l’aveva spinto a dire no in almeno due occasioni alle lusinghe di Ancelotti, prima al Chelsea e poi al Psg, dove lo voleva l’ex compagno Leonardo. E che lo aveva visto invece sempre in campo con il Milan Glorie, anche nell’amichevole di giovedì in Iran col Persepolis. Dopo 23 anni di carriera in campo e poco più di quattro anni di lontananza, si riallaccia così la storia rossonera di Paolo Maldini e di papà Cesare, talent scout dei rossoneri (e pure opinionista per Al Jazeera).