NAPOLI, STADIO SAN PAOLO – Doveva essere una festa per la Coppa Italia conquistata sul campo e festa è stata, anche se molto sobria, nonostante il clima di tensione della vigilia avesse fatto di Napoli-Cagliari, match ininfluente ai fini della classifica, una gara ad alta tensione.
E invece niente magliette pro Speziale in curva – come paventato da qualcuno – e niente striscioni nelle curve dopo gli incidenti che hanno macchiato la finale di Coppa Italia. Solo qualche coro contro i romanisti. Uno in particolare diceva ‘Non finisce qui’.
La squadra, guidata dal capitano Marek Hamsik, ha fatto il suo ingresso sul terreno di gioco del San Paolo 20 minuti prima dell’inizio della partita per mostrare al pubblico la Coppa Italia conquistata sabato sera nella finale di Roma contro la Fiorentina. Nelle curve non sono stati esposti i soliti striscioni dei gruppi, tranne uno in curva B con la scritta ”Siamo tutti Ciro Esposito, fratello non mollare”, un incoraggiamento per il tifoso che lotta tra la vita e la morte.
Il giro della squadra con la coppa è stato accolto con grandi manifestazioni di gioia e di incitamento da parte dei tifosi, anche quelli della curva A. Dove non c’era Genny ‘a carogna, al secolo Gennaro De Tommaso, raggiunto nell’immediata vigilia della partita da un provvedimento di Daspo per 5 anni.
Il capo ultrà partenopeo, la cui immagine a cavalcioni sulla grata mentre fa ok col pollice alzato al termine della trattativa con dirigenti e forze dell’ordine prima di Napoli-Fiorentina ha fatto il giro del mondo, è stato anche denunciato all’autorità giudiziaria per istigazione a delinquere, partecipazione a fatti di violenza e superamento di barriere.
Gli viene contestata la responsabilità della violazione delle regole su ‘striscioni o cartelli incitanti la violenza o recanti ingiurie o minacce’ e lo ‘scavalcamento e invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive’. Tradotto, a De Tommaso viene imputata la maglia con la scritta ‘Speziale libero’, la t-shirt a sostegno dell’ultra’ del Catania che sta scontando otto anni per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007 durante i disordini che scoppiarono allo stadio Massimino di Catania in occasione di un derby col Palermo.
E l’invasione di campo. Per quest’ultima violazione è responsabile anche a un altro ultrà azzurro, Massimiliano Mantice, per il quale il provvedimento ha la durata di tre anni. I due tifosi erano stati ripresi dalle telecamere mentre erano seduti sulla cancellata che separa gli spalti dal campo di gioco nel corso della finale di Coppa Italia. Il provvedimento, comunicato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, e’ stato preso dalla questura di Roma.
Prima della misura a carico di De Tommaso, la giornata era stata caratterizzata dalle polemiche scatenate dalla notizia – riportata da alcuni mezzi di informazione – che gli ultrà azzurri avrebbero indossato tutti la stessa maglietta pro Speziale vista sabato addosso a De Tommaso. Un proposito non realizzato ma che aveva provocato la reazione indignata della vedova Raciti, Marisa Grasso:
”E’ una vergogna, sentire anche questo”, ha detto Marisa Grasso a Radio 24 una volta appresa la notizia. ”Chiudete, non fate giocare, basta. Uno Stato forte prende delle misure forti”. La risposta dello Stato non si è fatta attendere. La questura di Napoli ha reso noto che nel caso fossero state esposte magliette, striscioni o qualsiasi altro elemento dai contenuti ‘offensivi o intolleranti che incitano alla violenza’ la partita Napoli-Cagliari sarebbe stata sospesa con Daspo per i responsabili. Una posizione sposata anche dalle autorità sportive, il presidente del Coni Giovanni Malago’ e quello della Figc Giancarlo Abete. Ma che alla fine non è stata necessaria.
Napoli-Cagliari, senza Genny ‘a Carogna è solo festa per Coppa Italia (FOTO ANSA) .