Karl Lagerfeld, la gatta Choupette eredita la fortuna dello stilista: follower le fanno le “condoglianze”

di Redazione Blitzz
Pubblicato il 20 Febbraio 2019 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
Karl Lagerfeld morto: eredità va alla gatta Choupette

Karl Lagerfeld, la gatta Choupette eredita la fortuna dello stilista: follower le fanno le “condoglianze”

PARIGI – Lo stilista Karl Lagerfeld si è spento il 19 febbraio all’età di 85 anni e ad ereditare la sua fortuna sarà l’amata gatta birmana Choupette, sua fedele compagna da 7 anni. Sono stati oltre centomila i follower che dopo la notizia hanno fatto le loro “condoglianze” proprio alla dolce gattina, inviando messaggi di conforto per la perdita del suo “papà umano”. 

D’altronde Lagerfeld aveva annunciato che avrebbe lasciato almeno parte della sua eredità a chi si prenderà cura della micia: “Non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di una gatta”, aveva detto. Choupette poi non è una gatta che passa inosservata, anzi è stata anche protagonista di un libro, di un blog, di un calendario e di una serie limitata di peluche della maison Steiff in vendita su Amazon a 579 euro l’uno. 

Lo stilista è stato un icona pop e direttore artistico di Fendi e Chanel, ma è stato anche fotografo, illustratore, designer e artista.  Il Kaiser (imperatore, come veniva soprannominato) è stato una delle personalità più influenti del mondo della moda del secolo. Giacca nera e camicia bianca con collo alto, ha fatto del mistero e della sfrontatezza il suo marchio di fabbrica. Di lui si sa poco, persino la data di nascita (10 settembre 1933) è incerta. Ha spesso sostenuto di essere figlio di una nobile (“Elizabeth di Germania”) e che il padre, Otto Ludwig Lagerfeld, fosse di una nobile casata svizzera. In realtà, secondo le varie biografie, Otto era un industriale di successo nel commercio del latte condensato, proveniente da una facoltosa famiglia di banchieri tedeschi, mentre la madre Elizabeth Bahlmann era nel commercio di lingerie femminile. Quanto alla sua filosofia di vita, si può riassumere in una delle sue frasi celebri: “Volete essere noiosi? Basta essere politically correct”.

Lagerfeld aveva lasciato da giovane la Germania con la madre, per trasferirsi a Parigi nei primi Anni ’50. “Volevo imparare a suonare il pianoforte a tutti i costi, ma dopo un anno di lezioni, mia madre mi disse: ‘Disegna, farai meno rumore’. Aveva ragione”, raccontò più tardi. Appassionatosi al disegno, si fece subito un nome e i primi passi nel mondo della moda li fece quando vinse un concorso sponsorizzato dal Segretariato internazionale della lana per la creazione di un cappotto. Il premio era l’ingresso nell’atelier di uno dei miti dell’alta moda: Pierre Balmain.

Iniziò ad acquisire tecnica, conoscenza e a farsi notare. La svolta vera e propria nel ’65, anno in cui inizia il suo sodalizio con Fendi, cui lo lega un contratto a vita. Le sorelle Fendi lo consideravano uno di famiglia e la maison fu lanciata sulla cresta dell’onda. Nel 1983 un nuovo cambio di rotta. La maison Chanel, orfana di Coco da 10 anni, cercava un direttore artistico. Punto’ tutto su Lagerfeld al quale propose, come Fendi, un contratto a vita. Per lo stilista tedesco la sfida era ardua: fare di Chanel un marchio ‘alla moda’. Di nuovo. Ci provo’ con uno stile pop spiegando di sapere bene che Coco avrebbe odiato quello che stava facendo, ma che riproporre il vecchio stile non era la cosa giusta.

Lagerfeld vide giusto e vinse la scommessa. Le top model lo adoravano e lui vestiva quelle più  glamorous, una su tutte Claudia Schiffer, e artisti del calibro di Madonna e Kylie Minogue. Tra Fendi e Chanel, il “re Mida” dell’haute-couture fondò un proprio brand, Lagerfeld, con cui lanciare abiti e profumi. Nel 2005 il brand venne rilevato da Tommy Hilfiger, che lasciò però il controllo artistico allo stilista tedesco. Ma Lagerfeld non si limitava a disegnare per l’alta moda: una collezione di H&M del 2004 andò letteralmente a ruba. “Per me disegnare è come respirare”, ripeteva spesso. E tra le sue sfide c’è stata anche una dieta drastica creata appositamente per lui con la quale perse 42 chili in 13 mesi. Un’esperienza diventata un libro: “The Karl Lagerfeld Diet”. Anche in quel caso, il marchio inconfondibile.