Stampa britannica furiosa contro accordo Downing Street per nuove severe regole

Pubblicato il 21 Marzo 2013 - 12:15| Aggiornato il 27 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA, GRAN BRETAGNA – Il piu’ duro e’ il Sun, noto per i suoi titoli urlati. Ma non e’ il solo. La stampa britannica e’ furiosa. E ce l’ha con quell’accordo definito ”storico” a Downing Street e dintorni con cui i tre principali partiti britannici, di governo e di opposizione, hanno stabilito che e’ arrivato il momento di dare nuove regole alla stampa. E’ talmente furiosa che non e’ escluso per una volta di fare fronte comune contro la creazione di un organo indipendente che dica cosa si possa o non si possa fare.

Cosi’, con un comunicato i grandi gruppi editoriali (che pubblicano Daily Mail, Sun, Times, Telegraph, Daily Star e Daily Express) hanno fatto sapere che prima di decidere se aderire o meno alla creazione di una sorta di ‘organo garante’ intendono ottenere ”pareri legali di alto livello”.

Anche il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, pur affermando di avere alcune ”riserve”, ha sottolineato di accogliere con favore l’accordo. Quello che lamentano intanto e’ di non essere stati coinvolti nel processo che ha portato alla decisione, presa in accordo tra i leader dei tre partiti (David Cameron, Nick Clegg e Ed Miliband) in extremis nelle prime ore del mattino di martedi.

C’e’ inoltre chi, come il Telegraph, rilancia critiche espresse dall’Osce, secondo cui ”un organismo di controllo istituito da un governo, qualunque sia il suo grado di indipendenza, potrebbe costituire una minaccia alla liberta’ dei media”. E poi di nuovo il Sun che, piu’ che mai fedele al suo stile, titola: ”la nostra democrazia e’ offuscata”, su un’immagine di Westminster grigia e spettrale. Mentre il Times in un editoriale parla di ”un episodio buio nella storia della liberta’ di stampa nel Regno Unito”.

Fra i denti intanto qualcuno si fa anche sfuggire che tutto questo e’ stato messo in piedi per far piacere ai vip. Le celebrita che poi sono tra le maggiori vittime dello scandalo intercettazioni da cui e’ partito il dibattito: il ‘Tabloidgate’ nato dalle testate del gruppo Murdoch e quindi estesosi a macchia d’olio, che ha innescato l’esame di coscienza collettivo fino a decidere per un inchiesta, lunga e laboriosa, che ha dato vita a un rapporto, ‘The Leveson Report’, in cui si sottolineava la necessita’ di darsi nuove regole.

Poi contatti, colloqui e negoziati, ma tutti falliti fino a lunedi notte. E l’escamotage sembra essere l’idea di ricondurre tutto a un ‘royal charter’ e non a una nuova legge che potrebbe essere cambiata e ricambiata come cambiano governi e maggioranze parlamentari. Secondo il premier David Cameron cosi’ la liberta’ di stampa sarebbe preservata. Secondo la stampa no. In sostanza il nuovo organo indipendente dovra’ giudicare comportamenti, indicare obblighi, mancanze e stabilire relative sanzioni.

Per esempio, si introdurrà la regola che la smentita a una notizia va pubblicata nel luogo esatto e con la stessa evidenza della notizia originaria. Cosi’ come ci si attenderanno scuse esplicite per eventuali errori. La nota dolente pero’ sembrano essere le multe, pari anche all’1% del turnover delle aziende e fino a un milione di sterline, che con la crisi del settore – globale – rischia di fare davvero la differenza fra scrivere o non scrivere.