Spamhaus vs Cyberbunker, confronto che ha rallentato tutto il web

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Marzo 2013 - 15:34| Aggiornato il 18 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Spamhaus, organizzazione no-profit internazionale sostenuta dai big della rete, si occupa di stilare liste di siti contenenti materiali variamente proibiti. Di recente ha pensato bene di prendere di mira un un provider olandese, Cyberbunker, che offre hosting a chiunque ad esclusione di contenuti pornografici o attività terroritstiche, così recita il suo sito.

Finire nella blacklist è un problema, perché si sparisce dai motori di ricerca e si diventa irraggiungibili da buona parte degli utenti della rete, molti dei quali non sono in grado d’aggirare il problema.

Sven Olaf Kamphuis, portavoce di Cyberbunker, ha accusato Spamhaus di non avere il diritto di decidere chi o cosa possa restare in rete e non ha tutti i torti. Spamhaus in risposta ha ricevuto anche un massiccio attacco DDOS, che secondo l’associazione non ha precedenti, che solo grazie alla collaborazione di Google e all’architettura dei server di Spamhaus ha permesso di deflettere e assorbire l’attacco, che ha raggiunto intensità pari a 300 gigabit al secondo, senza tuttavia riuscire a spegnere Spamhaus.

All’attacco avrebbero partecipato anche “gang criminali della Russia e dell’Est Europa” – come riporta la Bbc – e il suo effetto principale si è fatto sentire altrove, cioè ovunque in rete, perché l’enorme flusso di dati originato per l’attacco ha avuto l’effetto di rallentare l’intera rete globale nel suo complesso, che ha visto ridursi la velocità del traffico.