Vendite giornali settembre 2019, Repubblica conferma: essere anti fa vendere, allineati è crisi

di Sergio Carli
Pubblicato il 12 Novembre 2019 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
Vendite giornali settembre 2019, c'è un miglioramento. Meglio essere anti piuttosto che pro

Vendite giornali settembre 2019, c’è un miglioramento. Meglio essere anti piuttosto che pro (Foto Ansa)

ROMA – Le vendite in edicola dei giornali quotidiani in Italia sono calate dell’8 per cento fra il mese di settembre del 2018 e il settembre del 2019. Uso come parametro della crisi dei giornali solo le vendite in edicola per due ragioni: 1. sono conseguenza di un atto deliberato di acquisto, giorno dopo giorno, spesso in condizioni di grande difficoltà (traffico, clima) a fronte di un prezzo fra un euro e mezzo e due e anche più che in un mese fa il pieno di una media cilindrata; 2. dato l’elevato costo marginale di produzione, più difficile è per gli editori taroccare, come clamorosi scandali recenti hanno evidenziato.

Contro questo numero di riferimento (mezzo punto meglio di agosto, meglio ma non troppo rispetto al meno 10 per cento di luglio e giugno, in linea con il -9% di maggio e il -8% di gennaio e febbraio) vanno riscontrate le percentuali riferite alle singole testate. I numeri che pubblico qua sotto sono la percentuale del 2019 rispetto al 2018. Per calcolare il calo, basta sottrarre quel numero a 100. Così ad esempio le copie complessivamente vendute sono state il 92 per cento, il calo è stato dell’8 per cento.

Il dato che colpisce di più è quello di Repubblica che dopo un quarto di secolo di cali sembra essersi raddrizzata: è il giornale che ha perso meno di tutti, appena l’1,5 per cento, cosa che non si è vista in una generazione. Nessuno mi toglie dalla testa che dipenda dalla linea anti governativa, e di conseguenza anche critica verso il Pd che il Governo Conte II sostiene, da pochi mesi assunta da Repubblica. A conferma, andiamo indietro negli anni. Per tutta la durata dei primi Governi di Berlusconi, Repubblica, anche se un po’ indebolita dall’esordio della sinistra al governo con Ciampi e Amato, rimase, fino a tutto il 2007, a livelli di vendita importanti, vicino alle 600 mila copie.

Nel frattempo era arrivato l’amico Romano, a maggio 2006, e arrivò anche il calo di copie: quasi 100 mila copie perse fra settembre 2007 e settembre 2008. Nel maggio 2008 Prodi era uscito di scena, ma il danno ormai era stato fatto. Il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi non portò fortuna a Repubblica, ormai impegnata in una lotta all’ultimo sangue che terminò con l’arrivo di Monti. Quattro anni di lotta senza esclusione di colpi costarono altre 50 mila copie in due anni.

Il colpo di grazia lo diede il Governo Monti. Repubblica, che aveva attribuito a Berlusconi tutte le colpe del creato, ci aveva fatto sognare il paradiso. Invece arrivò Mario Monti, che ci rovinò e fece esplodere la rabbia grillina. Repubblica lo osannò in prima pagina come “Super Mario”. E furono, da un settembre all’altro, altre 40 mila copie perse d’amblé.

Poi vennero Enrico Letta e Matteo Renzi: Letta amato, Renzi non proprio, ma la linea era comunque quella del partito. Il risultato, lo vedete qua sotto: 146 mila copie vendute nel mese di settembre del 2019. Diventano 203 mila se aggiungete la versione digitale del giornale cartaceo, tra l’altro di molto scarsa fruibilità.

Che i giornali debbano essere anti e non pro lo confermano altri due giornali: il Fatto e la Verità. La Verità è arrivata a vendere 27 mila copie, partendo dalle 20 mila di 3 anni fa. Il Fatto, da quando è diventato l’organo dei grillini, ha perso un quarto delle sue vendite. Settembre segna un miglioramento rispetto al trend ultra negativo dell’anno (agosto non fa testo perché con il caos dei troppi mojitos anche Repubblica e Corriere avevano performato come mai da anni). Guarda caso. Anche sul Fatto qualche pezzo critico e non appiattito lo si è letto.

 
Quotidiani
nazionali
Settembre 2019  Settembre   2018

 Agosto  2019

2019 su 2018
Corriere Sera 186.185 195.120 207.111 0,95
Repubblica 146.661 148.894 164.429 0,98
La Stampa 94.171 106.662 100.302 0,88
Il Giornale 42.583 49.738 45.021 0,85
Il Sole 24 Ore 38.307 44.884 36.951 0,85
Il Fatto  29.517 32.974 35.094 0,89
Italia Oggi 15.902 17.653 15.190 0,90
Libero 27.124 29.189 28.313 0,92
Avvenire 21.518 21.342 20.936 1,00
Il Manifesto 7.154 8.239 7.508 0,86
La Verità  27.004 23.100 28.564 1,16

Quotidiani locali:

Quotidiani
locali
Settembre 2019

Settembre     2018

Agosto 2019 2019 su 2018
Resto del Carlino 79.947 86.613 86.074 0,92
Il Messaggero 70.210 76.530 79.549 0,91
La Nazione 57.878 63.604 63.783 0,90
Il Gazzettino 39.323 42.417 40.897 0,92
Il Secolo XIX 33.240 37.716 35.356 0,88
Il Tirreno 30.884 34.282 32.644 0,90
L’Unione Sarda 32.410 35.231 34.885 0,91
Dolomiten 5.925 6.334 6.084 0,93
Messaggero Veneto 32.018 35.027 33.327 0,91
Il Giorno 32.280 43.757 33.173 0,73
Nuova Sardegna 26.709 29.999 29.122 0,89
Il Mattino 23.904 26.722 26.997 0,89
Arena di Verona 20.086 21.596 21.788 0,93
Eco di Bergamo 19.391 20.680 20.273 0,93
Gazzetta del Sud 15.233 18.664 16.918 0,81
Giornale Vicenza 18.091 19.571 19.924 0,92
Il Piccolo 16.966 18.906 17.145 0,89
Provincia (Co-Lc-So) 15.575 17.082 15.780 0,91
Il Giornale di Brescia 16.635 17.957 17.876 0,92
Gazzetta Mezzogiorno 14.928 17.157 16.135 0,87
Libertà 15.947 16.416 15.871 0,97
La Gazzetta di Parma 15.045 16.390 15.847 0,91
Il Mattino di Padova 14.014 15.523 14.690 0,90
Gazzetta di Mantova 13.701 15.334 13.985 0,89
Il Giornale di Sicilia 10.554 12.934 10.984 0,81
La Sicilia 11.489 14.257 11.707 0,80
Provincia Cremona 10.912 11.712 11.420 0,93
Il Centro 10.545 11.213 11.544 0,94
Il Tempo 11.642 13.340 11.908 0,87
La Provincia Pavese 9.329 10.403 8.976 0,89
Alto Adige-Trentino 7.719 8.976 8.219 0,85
L’Adige 10.078 11.587 11.081 0,86
La Nuova Venezia 6.811 7.410 7.178 0,91
Tribuna di Treviso 8.459 9.392 9.207 0,90
Nuovo Quot. Puglia 8.927 9.512 9.934 0,93
Corriere Adriatico 11.220 12.335 12.336 0,90
Corriere Umbria 8.499 9.432 8.710 0,90
Gazzetta di Reggio 7.052 7.708 7.278 0,91
Gazzetta di Modena 6.303 6.840 6.488 0,92
La Nuova Ferrara 5.219 5.594 5.435 0,93
Quotidiano del Sud 9.739 5.127 11.364 1,89
Corriere delle Alpi 4.196 4.322 4.487 0,97
Quotidiano di Sicilia 6.624 6.726 6.586 0,98

Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

Quotidiani
sportivi
Settembre     2019 Settembre 2018 Agosto      2019 2019 su    2018
Gazzetta dello Sport Lunedì 153.654

154.167

171.778 0,99
Gazzetta dello Sport 140.508 146.132 167.186 0,96
Corriere dello Sport  65.182 71.973 80.954 0,90
Corriere dello Sport Lunedì 76.942 81.860 84.985 0,93
Tuttosport  42.130 46.869 52.688 0,89
Tuttosport Lunedì 43.063 52.992 51.734 0,81

Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

Il confronto che è stato fatto fra Ads e Audipress da una parte e Auditel dall’altra non sta in piedi. Auditel si riferisce a un prodotto omogeneo: lo spot, il programma. Le copie digitali offrono un prodotto radicalmente diverso ai fini della pubblicità. Fonte Ads