Grosjean, come non è morto: halo, scocca. E’ tecnologia non miracolo
Pubblicato il 30 Novembre 2020 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
Grosjean, come non è morto: halo, scocca. E’ tecnologia non miracolo.
Non un miracolo. Roman Grosjean non si è salvato per un miracolo, per un intervento divino, per la logica del caos. Grosjean si è salvato grazie alla tecnologia.
Ma andiamo con ordine.
Dopo le prime curve del Gran Premio di Formula 1 del Bahrain, l’auto di Grosjean si è scontrata con l’Alpha Tauri di Daniil Kvyat e si è schiantata contro le vicine barriere protettive spezzandosi in due.
L’auto ha preso fuoco ma Grosejan è riuscito incredibilmente ad uscire dalla postazione di guida.
Come è possibile?
A salvare Grosejan prima di tutto è stato l’Halo (parliamo dell’aureola di titanio a protezione della testa imposta tra le polemiche)
Ad ammetterlo è stato lo stesso pilota:
“Quando fu introdotto non ero per l’Halo ma se non l’avessi avuto non sarei qui a parlarvi”.
La macchina di Grosejan dopo l’impatto poi si è spezzata in due e anchequesto non è un caso.
Dopo l’impatto, infatti, si è attivata la cosiddetta cellula di sopravvivenza. L’auto si è divisa a metà con il pilota che rimane nella parte più sicura.
Altro punto che ha permesso al pilota di salvarsi.
Poi c’è da dire che Grosejan è stato molto rapido ad uscire dalla macchina.
Non perdendo mai conoscenza, il pilota in poco meno di trenta secondi e malgrado le fiamme è riuscito a slacciarsi le cinture di sicurezza e uscire dalla parte anteriore dell’abitacolo.
Non un miracolo quindi. E’ stata la tecnologia e l’organizzazione a salvare Grosejan.