Fiumicino, follia stop per aria “sospetta”. Riapre dopo danni dei Ponzio Pilato

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 17 Giugno 2015 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA
Fumo dall'aeroporto di Fiumicino (Foto Reuters)

Fumo dall’aeroporto di Fiumicino (Foto Reuters)

ROMA – Succede che in un aeroporto tra i principali hub del mondo scoppi un incendio, probabilmente per un frigo o un condizionatore, e succede che, dopo 40 giorni, l’aeroporto in questione funzioni ancora a mezzo servizio. Non è la Roma dell’imperatore Nerone ma la Roma di oggi, e l’aeroporto è chiaramente quello di Fiumicino. Gli incendi, ovviamente, capitano ovunque. Ma quel che capita solo in Italia o quasi è che dopo oltre un mese dai fatti lo scalo della città che, tra l’altro, oltre alle imminenti ferie estive e in concomitanza con l’Expo milanese si prepara ad ospitare il Giubileo, sia ancora mezzo chiuso, un po’ per motivi di sicurezza e, molto più, per burocrazia.

Per capire la follia di Fiumicino occorre fare un passo indietro paradossalmente non sino alla notte del rogo, ma a quel che successe dopo. Il fuoco infatti distrusse molto se non tutto, facendo però nulla di più di quello che ci si aspetta dalle fiamme. I veri problemi, o almeno quelli che non ci si sarebbe aspettati, arriveranno però dopo e, ancor più paradossalmente, peggioreranno col passare del tempo, facendo un percorso invece che di miglioramento di peggioramento. Dopo la riduzione dell’operatività dell’aeroporto all’80% come conseguenza del rogo, questa è stata poi infatti ridotta al 60%.

Inquinamento dell’aria da diossina, o sospetto tale, la motivazione. Una motivazione ottima se non fosse per qualche piccola notazione come quella che Fiumicino non è Chernobyl e l’eventuale tossicità dovrebbe diminuire col passare del tempo e non aumentare ma, soprattutto, è possibile che occorrano 40 giorni per fare analisi? Non dovrebbe, eppure a seguir la cronaca si scopre che il mese e mezzo passato potrebbe esser persino poco.

Scrive Valeria Costantini sul Corriere della Sera:

“Il monitoraggio dell’aria effettuato all’aeroporto di Fiumicino non mostra finora un eccesso significativo di contaminanti nell’aria: i livelli maggiori di diossina sono in progressiva diminuzione. Arrivano i nuovi dati, ancora non definitivi, dell’Istituto superiore di Sanità ma intanto è polemica tra Enac e Procura di Civitavecchia. Una querelle – che include quella sui ritardi dei risultati – in cui è intervenuto anche il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ‘vittima’ dei disagi registrati in questi giorni allo scalo romano, dopo la decisione dell’Enac di ridurre l’operatività del Leonardo Da Vinci. (…) L’Istituto superiore di Sanità, oltre a consigliare una bonifica di tutte le aree di Fiumicino, attende, prima di pronunciarsi, i risultati definitivi che prevedono un monitoraggio più lungo in modo da avere un quadro completo tale da valutare gli effetti dell’esposizione a lungo termine, sottolineando come siano state prese tutte le misure di protezione e prevenzione per ridurre l’esposizione agli inquinanti. In particolare i contaminanti inorganici (metalli), presi in analisi, rientrano tutti nella norma; tra questi particolare attenzione sarà dedicata nei prossimi monitoraggi a nichel e vanadio che hanno mostrato una concentrazione leggermente superiore ai valori generalmente riscontrati in centri urbanizzati”.

Inevitabili, e comprensibili, le polemiche con l’Enac e il ministero dei trasporti che premono per una veloce riapertura, chiaramente non mettendo da parte la salute di chi per lo scalo transita, ma almeno facendo sì che i tempi somiglino a quelli di una nazione del G7. Intanto, tra polemiche e ritardi, il principale scalo italiano funziona a poco più che metà della sue possibilità e, tra altri 40 giorni, sarà agosto…

Pare, non è sicuro, che domani sarà dissequestro. Già perché il Terminal 3 andato a fuoco nella notte del 7 maggio è sotto sequestro per decisione della Procura di Civitavecchia. La quale, bontà sua, non si opporrebbe al dissequestro (e quindi alla riapertura integrale dell’aeroporto) se solo domani, 18 giugno, le arriverà ufficialmente la relazione tecnica dell’Istituto Superiore di sanità che dice “qualità dell’aria nella norma” e che Fiumicino non è Chernobyl. Quarantuno giorni dopo l’incendio, tanti sono stati necessari ai Ponzio Pilato operanti nelle varie autorità. Quarantuno giorni, se bastano e se è davvero finita, per dire che l’aria era buona ma anche no, cattiva ma anche no, che chi ci lavorava era al sicuro ma anche no, aveva dei danni ma anche no…E quindi, per non saper né leggere né scrivere, si chiude mezzo aeroporto. Poi si vede…

Non c’è però da sorprendersi, quella del chiudo con un nastro o transenna e poi si vede è un protocollo consolidato. Per restare a Roma e scendere dal grande al piccolo, mesi fa un albero venne giù nella grande Villa Ada, quella che fu il parco dei Savoia. Le autorità hanno recintato e chiuso e la transenna è ancora là. Ad ogni buca, crollo, cedimento la pubblica autorità e la locale amministrazione riparano, mettono al riparo le personali terga e nulla più chiudendo. Dal piccolo al grande, con Fiumicino aeroporto abbiamo solo fatto conoscere all’estero il metodo e al pianeta abbiamo offerto una primizia: un aeroporto chiuso a metà per aria “sospetta”, sospetta per 41 giorni!