Uber batte taxi e Ncc, ma in Italia è “clandestino”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Settembre 2013 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA
Uber batte taxi e Ncc, ma in Italia è "clandestino"

Taxi e Ncc del servizio Uber a San Francisco (foto Lapresse)

ROMA – Uniti per sconfiggere il comune nemico. Forse per la prima volta si trovano riuniti sullo stesso fronte tassisti e autisti di autonoleggi con conducente, i cosiddetti NCC. Uniti per combattere quello che si presenta come il futuro, forse non prossimo, del trasporto pubblico urbano e che già oggi rosicchia quote di mercato. Nuovo che va sotto il nome di Uber e deve la sua forza, nemmeno a dirlo, alla rete e alle app. Servizio dal nome tedesco ma dal cuore americano, Uber è un sistema di taxi-autonoleggio che, attraverso una semplice app, consente a chi ha bisogno di un auto con autista di poter trovare quella a lui più vicina e di pagare direttamente on line con carta di credito. Attivo in Italia solo a Roma a Milano, e nonostante gli investimenti di Google segnalino la bontà dell’iniziativa, si è già conquistato l’antipatia dei tradizionali nemici.

Nemici potenti e influenti: taxisti, noleggiatori, amministratori locali. Quindi Uber, anche se riguarda solo un segmento di mercato di fascia medio-alta, anche se suppone una familiarità con smart-phone e pagamenti elettronici che metà della popolazione non ha, a Roma e a Milano c’è ma “clandestino”. I responsabili del servizio evitano di dire d quante auto e clienti dispongano, vogliono volare basso, non alzare l’onda. Sanno che rischiano di finire davanti a qualche implacabile Tar.

Nata a San Francisco nel 2010 il servizio di Uber è da poco arrivato in Italia, dove per ora è attivo solo nella Capitale e a Milano, dopo aver conquistato Stati Uniti e non solo. Negli Usa le auto di Uber servono New York e Los Angeles, Chicago e Washington oltre a quasi tutte le principali città a stelle e strisce. Grazie alla sua semplicità Uber ha ben presto superato i confini nazionali ed è sbarcato in Europa, Parigi, Londra, Monaco, Stoccolma, Amsterdam e Berlino; in Asia, Taipei e Singapore; ha conquistato il Canada e raggiunto le due principali città australiane, Sydney e Melbourne. Un successo frutto della semplicità dell’idea alla base del servizio, idea tradotta in un’app dove chiunque può registrarsi inserendo i propri dati e quelli della propria carta di credito e, comodamente dal proprio smartphone, individuare all’occorrenza l’auto più vicina alla sua posizione, prenotarla e pagarla direttamente via smartphone con addebito sulla carta registrata.

Un servizio che, nel nostro Paese, nelle ore diurne risulta più oneroso del taxi tradizionale ma che garantisce un’autista in giacca e cravatta ed autovetture che spesso nulla hanno a che vedere con il parco taxi circolante: le vetture di Uber hanno infatti al massimo 5 anni di età e sono tutte o quasi Bmw, Mercedes o Audi, comunque macchina di categoria alta. Il costo del servizio poi, non regolato dal tassametro ma stabilito da un algoritmo che incrocia la distanza da percorrere con la situazione del traffico, diviene molto più competitivo di notte quando di traffico non ce n’è più.

Una soluzione che, vista la rapida diffusione, ha suscitato l’interesso di un colosso come BigG che ha appena investito in Uber oltre 200 milioni di dollari. Investimento che, conoscendo il “fiuto” di Google, fa apparire il nuovo servizio come il futuro del settore. Scrive Riccardo Luna su Repubblica:

“Quando qualche giorno fa si è appreso del maxi investimento di Google in Uber, che seguiva di poco la notizia della acquisizione di Waze (l’applicazione che ti dice che traffico fa grazie alle segnalazioni degli utenti), su un blog di tecnologia è apparsa una cronaca dal futuro illuminante. Era datata 2020 e annunciava l’acquisto da parte di Uber di 2500 auto senza pilota targate Google. Praticamente, il taxi robot. Lo scenario, sebbene realistico dal punto di vista tecnologico, non è probabilmente così prossimo: le auto senza pilota infatti, malgrado funzionino alla grande pare sulla strada 101 della Silicon Valley, creano una serie di problemi etici e legali per ora insormontabili(…).

Se Uber sta avendo un certo successo è anche perché per anni abbiamo atteso per infiniti minuti che il radiotaxi rispondesse, abbiamo viaggiato su vetture fatiscenti, e alla fine non siamo riusciti a pagare con la carta di credito”.

Non la pensano però così tassisti e conducenti di auto a noleggio che ad Uber hanno dichiarato guerra. “Uber viola la legge 21 del 1992 – dice Loreno Bittarelli, presidente nazionale Uritaxi – stanno mettendo in atto un vero e proprio servizio pubblico su piazza senza autorizzazione”. Stessa posizione espressa, con altre parole, da Nicola Giacobbe di Taxi-Cgil.