Cancellieri-Ligresti, procura di Torino e ministro facciano chiarezza

Arriva monco alla Procura di Roma il fascicolo sul Ministro Anna Maria Cancellieri. Nonostante l’affanno con cui i procuratori di Torino smentiscono ipotesi di reato ravvisabili nei pochi atti raccolti a carico del Guardasigilli sinora, è evidente che non è senza significato l’apertura di un fascicolo “esplorativo” riguardo i fatti accaduti precedentemente alla scarcerazione delle signora Ligresti. Appare chiaro che sono necessari ulteriori approfondimenti e verifiche. E riscontri. Che sono appunto quelli che mancano in questa sia pure embrionale fase del l’indagine che poi proprio all’inizio non è, se vogliamo essere precisi. Tentiamo di ricapitolare i fatti. In maniera del tutto rocambolesca, i procuratori di Torino che indagano sulla FonSai, incappano nella voce della ministra Cancellieri che improvvidamente al telefono solidarizza con la famiglia Ligresti per la sciagura occorsa alla piccola di casa, Giulia. Comprensibilmente la giovane Ligresti non avrebbe sviluppato una grande empatia con l’ambiente carcerario durante la detenzione, esponendola a ricadute psico-traumatiche di cui ha già sofferto in passato. Vengono captate parole di conforto nei confronti della famiglia Ligresti in pena e rassicurazioni circa il doveroso impegno da parte dell’ufficio preposto del Ministero della Giustizia.
Cancellieri-Ligresti, procura di Torino e ministro facciano chiarezza
Cancellieri-Ligresti, procura di Torino e ministro facciano chiarezza (LaPresse)

ROMA – Arriva monco alla Procura di Roma il fascicolo sul Ministro Anna Maria Cancellieri. Nonostante l’affanno con cui i procuratori di Torino smentiscono ipotesi di reato ravvisabili nei pochi atti raccolti a carico del Guardasigilli sinora, è evidente che non è senza significato l’apertura di un fascicolo “esplorativo” riguardo i fatti accaduti precedentemente alla scarcerazione delle signora Ligresti.

Appare chiaro che sono necessari ulteriori approfondimenti e verifiche. E riscontri. Che sono appunto quelli che mancano in questa sia pure embrionale fase del l’indagine che poi proprio all’inizio non è, se vogliamo essere precisi.

Tentiamo di ricapitolare i fatti.

In maniera del tutto rocambolesca, i procuratori di Torino che indagano sulla FonSai, incappano nella voce della ministra Cancellieri che improvvidamente al telefono solidarizza con la famiglia Ligresti per la sciagura occorsa alla piccola di casa, Giulia.

Comprensibilmente la giovane Ligresti non avrebbe sviluppato una grande empatia con l’ambiente carcerario durante la detenzione, esponendola a ricadute psico-traumatiche di cui ha già sofferto in passato.

Vengono captate parole di conforto nei confronti della famiglia Ligresti in pena e rassicurazioni circa il doveroso impegno da parte dell’ufficio preposto del Ministero della Giustizia.

Una serie di accertamenti prontamente disposti certificano la incompatibilità col regime carcerario e la rampolla di casa Ligresti viene collocata agli arresti domiciliari.

Quasi scontato l’epilogo polemico che ne è seguito.

Le richieste di chiarimenti da parte delle forze politiche sono sfociate in una interpellanza parlamentare ed il Ministro ha, in quella sede, “chiarito” la portata del suo intervento definendolo umanitario e nei limiti delle legge.

La Procura di Torino si affretta a confermare che è tutto in ordine, la Ligresti è stata scarcerata perché un medico legale ne ha attestato la incompatibilità con il regime carcerario.

La Ministra Cancellieri come è noto il 22 agosto, ascoltata dai Pm di Torino, rivendica la correttezza del suo operato, e conferma i contatti con Antonino Ligresti e Gabriella Fragni, rispettivamente madrina e zio di Giulia, oltre che amici personali della famiglia Cancellieri / Peluso.

Limtandoli però a due, tacendo di un altro contatto telefonico avvenuto poco prima con Antonino Ligresti, il 21 Agosto, quando comunque la procedura tesa all’accertamento dello stato di salute era già a buon punto, tanto che la Ligresti verrà scarcerata poco dopo.

Dell’esistenza di questa telefonata si è saputo in seguito, e le solite fonti della Procura torinese ancora una volta si affrettano a chiarire che non ha rilevanza penale evidenziando però che contrariamente a quanto sostenuto dal Ministro in precedenza, in quella occasione fu lei a chiamare Antonino Ligresti e non viceversa.

Come facciano poi a dire che il contenuto non ha rilevanza penale è un mistero dato che gli investigatori torinesi sanno solo che i due si sono chiamati e non cosa si siano detti.

Fatto è che ritengono di formare il fascicolo esplorativo ed inviarlo a Roma, competente per territorio, fascicolo privo però di un atto investigativo, assolutamente necessario poiché sarebbe il riscontro a quanto dichiarato sinora dalla Cancellieri e cioè l’audizione di Antonino Ligresti stesso, il riscontro alle parole della Cancellieri di cui si diceva.

Perché il PM non ha proceduto ad escutere Antonino Ligresti? In via d’urgenza avrebbe potuto farlo anche la Procura di Torino seppure non competente per territorio, come del resto ha fatto con la Cancellieri.

Sarebbe stata questo si una scelta di chiarezza piuttosto che l’apertura del fascicolo esplorativo con il chiarimento che però non vi sono indagati in una indagine in cui è evidente che non è stato tutto chiarito, anzi.

Il fatto è che la vicenda del Ministro Cancellieri non è solo una pessima storia di malcostume italiano che evidenzia i privilegi dei ricchi e potenti con qualche risvolto anche di natura penale.

No, attorno alla Cancellieri, alle sue eventuali responsabilità, agli interessi della famiglia Ligresti, ai rapporti personali di lunga data tra questi, ruota la tenuta del Governo.

Un Governo debole e sotto scacco da parte di tutte le componenti che lo sostengono (si fa per dire), che costringe il premier a numerosi affidavit e impone addirittura a Napolitano di scendere in campo e confermare la fiducia alla Cancellieri.

E non certo perché metterebbero la mano sul fuoco sull’operato del Ministro della Giustizia ma perché sfiduciarlo ora dopo averlo difeso a denti stretto pochi giorni fa equivarrebbe ad un suicidio politico di cui si avvantaggerebbero gli avversari politici e questo non va bene.
Ed allora, un po’ di chiarezza per favore, da parte del Ministro, della Procura di Torino, e di tutti coloro i quali non vogliono che sui resti della gaffe del Guardasigilli si continui a banchettare indecentemente.

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