Henrique Pizzolato e Salvatore Cacciolla: ecco perché il Brasile nega l’estradizione di Battisti

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 14 Ottobre 2017 - 08:18 OLTRE 6 MESI FA
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Henrique Pizzolato e Salvatore Cacciolla: ecco perché il Brasile nega l’estradizione di Battisti (Foto Ansa)

Henrique Pizzolato e Salvatore Cacciolla. Ai più questi nomi non diranno nulla. Gli alti vertici della diplomazia e del ministero della Giustizia e dell’Interno brasiliano ed italiano invece li conoscono bene. Si tratta di due banchieri italo-brasiliani.

Il primo è stato condannato a 9 anni di galera per essersi appropriato indebitamente di 33 milioni di dollari che secondo la sentenza servirono a foraggiare il partito dei lavoratori dell’ex presidente brasiliano Lula. È riuscito a fuggire dal suo attico di Copacabana fino in Italia, via Paraguay/Argentina/Spagna, con il passaporto del fratello morto in un incidente stradale su di cui aveva applicato la sua fotografia.

Ha vissuto per un po’ di tempo a Maranello fino a quando non è stato arrestato su mandato della magistratura brasiliana. La Corte d’Appello di Bologna ha però negato l’estradizione. Pare fossero troppo pericolose le galere sudamericane per un banchiere di buona famiglia abituato a ben altre sistemazioni abitative. Avrebbe potuto rimetterci la pelle se estradato in Brasile, così ha concluso la sentenza bolognese.

L’altro, Salvatore Cacciolla, milanese, bon vivant, felicemente accasato con miss Brasile, è stato invece condannato per bancarotta fraudolenta. La sua banca era fallita e diversi milioni di dollari si erano volatilizzati. I giudici malpensanti dei tribunali brasiliani hanno ritenuto verso i suoi conti correnti privati.

Rifugiatosi in Italia grazie alla doppia cittadinanza per oltre sei anni, è stato arrestato solo perché tradito dalla passione per il gioco d’azzardo. A Montecarlo, i servizi segreti brasiliani lo fanno catturare dall’interpol che nel frattempo era stata allertata sulle abitudini gaudenti del banchiere italo-brasiliano. Alberto di Monaco ha concesso subito quella estradizione verso il Brasile che l’Italia aveva sempre negato.

Ora, se ancora qualcuno volesse sapere perché il Brasile ha finora evitato la consegna di Cesare Battisti, la risposta non può che essere una, come ebbe a dirmi anni fa un ex ambasciatore brasiliano: la diplomazia ha la memoria di un elefante. Farebbero bene a ricordarsene anche i furbetti politici italiani.