ROMA – Che la coalizione giallo-rossa non abbia soddisfatto le, già modeste, attese mi pare evidente. In parte dipende dai limiti stesso dell’accordo, nato solo in funzione anti Salvini, privo di qualsiasi collante politico e intervenuto tra forze idealmente estranee. Inoltre, è un Governo che ha visto la luce per la paura dei parlamentari 5stelle di tornare anzitempo a casa con il voto anticipato.
Infine, l’attuale Esecutivo ha visto la luce grazie alle giravolte di Renzi e Di Maio. Che infatti lo stanno utilizzando ai soli fini politici personali. Insomma, già dal modo in cui è nato, non c’erano garanzie di coesione politica e meno ancora ideologica.
Si aggiunga che la componente “gialla” ha avuto il sopravvento su quella “rossa” (meglio sarebbe definirla “rosa”), imponendo scelte programmatiche sostanzialmente immutate rispetto alla precedente esperienza di Governo giallo-verde. Con il risultato che il PD è stato di fatto esautrato dai temi fondamentali dell’attività di Governo come Politica Estera, Giustizia, Lavoro, avendo voce in capitolo forse solo in materia economica e finanziaria.
Sicuramente quelle che portano meno consensi. Che lo scenario tenda ad una lenta agonia della compagine governativa, mi pare indubitabile. Tuttavia, pur nella penosa esperienza, il PD può ancora uscirne dignitosamente.
Basterebbe mettesse mano a temi di sinistra, quali il riconoscimento della cittadinanza in base allo “ius culturae”, qualcosa che non è riuscito ad imporre stando al Governo.
Oppure ponendo all’ordine del giorno l’abolizione dei “decreti sicurezza”, tanto cari ai 5stelle, provvedimenti attraverso i quali si è sostanziata la contiguità con le politiche di Salvini sul tema dell’immigrazione.
O cercando di azzoppare il “cavallo di battaglia” di Di Maio e Bonafede, opponendosi decisamente alla riforma (sic!) della prescrizione, la più vergognosa tra le trovate da avanspettacolo giudiziario dei pentastellati. In fondo cose possibili, se solo la componente di sinistra rammentasse di essere tale.
Anche per non essere ricordati solo per la designazione dell’ottimo Gentiloni a commissario europeo o per avere, magari involontariamente, agevolato l’ennesima scissione a sinistra. E per non alimentare il sospetto che al Governo si stia solo per il tempo necessario a decidere delle importanti nomine pubbliche in scadenza.