Baby gang dilagano, il fenomeno preoccupa: giovanissimi drogati di commenti e like, la responsabilità dei genitori

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 28 Dicembre 2021 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Baby gang dilagano, il fenomeno preoccupa: giovanissimi drogati di commenti e like, la responsabilità dei genitori

Baby gang dilagano, il fenomeno preoccupa: giovanissimi drogati di commenti e like, la responsabilità dei genitori

Dilagano le baby gang. Da Nord  a Sud. Il fenomeno è in crescita e sempre più inquietante. Come arginarlo?

E perché i ragazzini – e sempre più spesso bambini – compiono azioni folli come raid incendiari, sassate a persone ed animali,  atti di bullismo, persino rapine e spaccio?

Le cronache di questi giorni registrano di tutto. “Imprese”di ogni genere. C’è la banda Italo-ticinese che agisce tra Como e Lugano. E c’è la banda di ragazzini (di scuole medie) che impazza a Salorno (Alto Adige) lanciando di tutto contro i passanti, sassi e blocchi di neve.   

In Emilia Romagna non va meglio. A Parma una baby gang terrorizza il centro storico, danneggia le vetrine dei negozi. Nel Cesenate sono spuntati i bimbi piromani. Incendiano cassonetti, filmano i maxi roghi e postano i video su Tik Tok (social network cinese) per fare incetta di like ed emoticon.

Hanno solo 10-11 anni. Ovunque ci sono bande giovanili.

A Napoli un minore si è infilato nella cabina della Circumvesuviana (rete  ferroviaria metropolitana di 142 Km, 97 fermate) e ha fatto il gradasso immortalandosi nel solito video per Tik Tok al grido “Stiamo volando “. Una ragazzina ha spruzzato del profumo addosso a due agenti della municipalità parlando di “puzza di infame”.

È una emergenza. Ma perché  lo fanno? Gli psicoterapeuti dell’Osservatorio nazionale adolescenza onlus rispondono preoccupati: “Questi ragazzini cercano una sensazione interna forte, vogliono il brivido. Sono drogati di commenti e like. Vogliono sentirsi popolari e unici avendo fatto qualcosa di diverso rispetto ai coetanei.

Valutano divertenti i vandalismi, non percepiscono il pericolo o la gravità. Il problema non è l’azione”. E poi: “Vogliono vivere in vetrina. Ci sono bimbi con migliaia di follower, il sistema dei social, utenti compresi, è complice loro. I like e i commenti portano ad agire senza pensare. Per questo i bimbi non devono stare sui social “.

Ed allora come se ne esce da questo vortice di micro criminalità da baby gang?

Gli adulti devono far ragionare i bimbi, mettere freni nella quotidianità. Troppe volte vengono  invece giustificati. Vivono in un contesto dove ogni cosa è a portata di un click. Non ci sono filtri. E i bimbi sono oggi troppo carichi di input con tutte le connessioni che hanno. I genitori devono invertire questa tendenza cercando di capire come la pensano . Certo, non è facile. Hanno un modo di dialogare totalmente diverso dal nostro. Epperò devono fermarsi. Sennò è notte fonda.