Corruzione, se le Procure italiane sbarcassero in Usa…

Corruzione, se le Procure italiane sbarcassero in Usa...
Corruzione, se le Procure italiane sbarcassero in Usa…

Tutti i “furbetti” (“partiti” e “movimenti”), che avevano pensato di trarre vantaggi da Mani pulite, esibivano il cappio e agitavano la questione morale, sono caduti come birilli: l’attività economica più produttiva è la produzione di “dossier” per delegittimare l’avversario. Non esiste categoria istituzionale e burocratica che non sia delegittimata agli occhi del “popolo”.

L’idea della “casta” che ha fatto la fortuna di qualche penna blasonata, si è estesa a burocrati in giacca o divisa, magistrati, finanzieri, giornalisti, imprenditori, professionisti, eminenze grigie di ogni colore politico.  E’ proprio così oppure ci stiamo flagellando per consegnare il paese nelle mani dei soliti noti?

Per rispondere a questa domanda prenderò a modello la democrazia più avanzata nel mondo. Negli Usa il costo della campagna presidenziale è semplicemente scandaloso; il più modesto deputato di uno “State” ha bisogno di almeno tre milioni di dollari, il bundler deve raccogliere super-pacs senza limiti massimi, come ha sentenziato la Corte Suprema.

Quesito ai lettori: l’americano che versa da mille a cento milioni di dollari, lo fa per spirito filantropico o perché si aspetta qualche utilità di ritorno?

Eccovi alcune risposte che aiuteranno a capire:

“Con cento milioni posso ottenere una legge a favore di una categoria (dei produttori di cotone o di tabacco, delle aziende farmaceutiche o informatiche).

Dieci milioni danno diritto a un’ambasciata di prestigio.

Due milioni sono il minimo per avere posizioni di sottogoverno”.

Tutto è dichiarato alla luce del sole, non c’è bisogno di sterminate indagini per venire a capo di queste dazioni. La maggior parte dei finanziamenti proviene da gruppi di pressione, associazioni, sindacati, fondazioni e paesi stranieri (su tutti Israele e Arabia Saudita). Chi vende “influenza” non è un demonio corruttore ma è considerato essenziale per lo sviluppo economico del paese.

Cosa cercano i 3.700 lobbisti che ogni giorno provano a imporre una legge a favore dei propri rappresentati? Mi limiterò a riportare la dichiarazione di Mr. Russel, un deputato della Louisiana: “La differenza tra un contributo elettorale e un atto di corruzione è grande quanto un capello”. Sanders, l’antagonista della Clinton, ha dichiarato che “la democrazia americana è la più corrotta al mondo, ma nessuno pensa di cambiarla”.

A Washington sono sorte numerose società di servizi in grado di organizzare manifestazioni “spontanee” con addetti permanenti che portano cartelli a sostegno degli agricoltori del sud o delle industrie del centro o del nord.

Qualche anno fa, un costruttore italiano aveva acquistato un terreno a New York per edificare un grattacielo. Un operatore ecologico di passaggio dimostrò la presenza di alcuni girini in un rigagnolo e ottenne dal comune il blocco dei lavori. Il paese più inquinatore al mondo dopo la Cina, si preoccupava delle future rane. La questione fu sottoposta alla consultazione di quartiere. Una società specializzata garantì di ottenere il numero di voti necessario a vincere la competizione elettorale. Alla fine il blocco fu revocato e il grattacielo costruito con un costo maggiorato del dieci per cento, regolarmente fatturato.

Chiesi allora all’amministratore di questa impresa di servizi, come fosse stato possibile documentare le spese. Tutto regolare, mi dimostrò: ecco le ricevute della Chiesa anabattista, di quella cattolica e del leader della comunità nera, che tanto aiuto ci hanno dato in questa difficile battaglia.

L’Italia è l’unico paese al mondo i cui corpi specializzati, rigorosamente in divisa, sono posti al servizio delle procure con la missione salvifica di rigenerare la classe dirigente del paese e di ricondurla all’”etica” in politica e negli affari. Il semplice cittadino dev’essere rieducato, smettendola di farsi raccomandare e di promettere il proprio voto in cambio di qualche vantaggio personale: l’antimafia vigila con occhio imparziale!

L’episodio di corruzione più grave in Europa riguarda la Siemens tedesca. Si trattava di un fondo nero d’importo stellare emerso da indagini svolte a partire dal 2005, utilizzato nella lotta per la supremazia nelle telecomunicazioni. I manager indagati non sono stati arrestati né “intercettati”: in Germania, le investigazioni basate sulle intercettazioni e sui sequestri di beni, denotano il basso profilo professionale del magistrato inquirente. Del resto, la Svizzera non ha concesso il sequestro sui beni dei Riva perché richiesti da una “semplice” procura.

La Siemens non aveva scalfito di un millimetro la propria affidabilità imprenditoriale. Il recente scandalo che ha investito la Wolkswagen è trattato dalla stampa locale come un incidente di percorso.

Genova è stata una grande e ricca città grazie agli imprenditori e ai lavoratori, ma anche per il contributo di uomini come Taviani, di un’onestà personale irreprensibile, il quale svolgeva un importante ruolo nella politica nazionale. La permanenza in Liguria delle aziende a partecipazione pubblica e le molte opere realizzate nel territorio, si devono all’impegno di questi personaggi mitici. La democrazia consiste nell’organizzazione degli interessi, nella formazione di gruppi che si battono per un’idea, selezionano i migliori, premiano i propri iscritti e finanziatori.

Se i magistrati italiani fossero “distaccati” in Germania o negli Usa, le rispettive classe dirigenti sarebbero decapitate per “voto di scambio”. La principale critica mossa ai nostri deputati europei è quella di non essere mai stati capaci di fare squadra per tutelare gli interessi nazionali (come per il Bail-in) a palazzo Berlaymont, al pari di tedeschi e francesi.

Non c’è stato fin qui uno statista capace di rispondere per le rime ai nostri denigratori di professione, nazionali e stranieri. Fare politica significa concepire grandi disegni, ma anche soddisfare le aspettative della gente qualunque, ponendosi come mediatori tra cittadino e potere. L’era dei partiti aperti al popolo è finita: resta in pista chi è ricco o l’individuo modesto che aspira ad una qualche rendita di posizione. Chi ha qualcosa da perdere se ne guarda bene dall’entrare in “politica”. Gli italiani stanno restituendo il potere ai soliti notabili e salutano come una conquista questa regressione.

 

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