Smartphone libero ai figli, ora basta: in 8 punti il patto educativo fra genitori e figli sull'uso di internet Smartphone libero ai figli, ora basta: in 8 punti il patto educativo fra genitori e figli sull'uso di internet

Smartphone libero ai figli, ora basta: in 8 punti il patto educativo fra genitori e figli sull’uso di internet

Smartphone libero ai figli, basta concederlo. Bisogna arginare questa pericolosa dipendenza. Come? Con un patto di regole scritte tra genitori e ragazzi. Regole chiare, senza zone franche o grigie.

Un patto educativo da siglare al momento della consegna del computer o dello smartphone. Un patto magari aggiornabile periodicamente. I genitori fissano le regole e  figli le controfirmano. Perché i ragazzi non hanno diritto a una seconda vita senza controlli.

Papà e mamma hanno il sacrosanto diritto di poter vigilare. Come facevano puntualmente gli odierni nonni, peraltro in anni meno vulnerabili (alla apparenza) ma ugualmente insidiosi.

Il patto è consigliato dagli psichiatri e psicoterapeuti italiani, in testa  Gustavo Pietropolli Charmet. Già docente di psicologia nelle Università milanesi (Statale e Bicocca), fondatore dell’Istituto “ Il Minotauro “. Offre assistenza psicologica a ragazzi difficili.

Ecco cosa scrivere nel contratto:
1 Puoi usare il computer o lo smartphone dalle/alle. Per studiare, socializzare, informarti, ascoltare musica, vedere film.
2 Non puoi accedere a contenuti vietati ai minori o al gioco d’azzardo.
3 Non devi produrre  contenuti a sfondo erotico4 Devi rispettare gli altri e non offenderli.
4 Devi consentirci la piena verifica della tua navigazione.
5 Non puoi impostare password sconosciute.
6 Non devi usare stratagemmi per eludere le nostre verifiche.
7   Devi monitorare il tempo che trascorri connesso e mai esagerare.
8 Ogni sera devi consegnarci il dispositivo (anche per eventuali controlli) e non utilizzarlo più fino alla mattina.

Ne esce un patto educativo dettagliato sullo smartphone

“Perché nessuno deve far finta di niente e il confine tra atti leciti e trasgressioni ( rigorosamente vietate ) deve essere esplicito e responsabilizzante”. Per gli psicoterapeuti è un punto essenziale.
Ci si domanda: ma la sfida è impari tra genitori con limitate capacità tecnologiche e nativi digitali.  O no? Sì, ma è una sfida necessaria.

“Se padri e madri non capiscono la posta in palio, la loro autorità sarà automaticamente dissolta“. E al tempo stesso i figli non possono pensare che sia un loro diritto avere una “second life virtuale“ senza alcun controllo.

La Rete e social  – ha scritto Giovanni Rossi su QN – incoraggiano narcisismo, ricerca del facile consenso, sentimenti di aggressività. E sono disseminati di trappole, anche sessuali.

E allora è necessario che qualcuno spieghi questi pericoli. La scuola, certo,  ma sono le famiglie che devono essere le prime a dover agire. Il processo educativo vive di insegnamenti e verifiche. Se cade questa dinamica, la regola di vita non è più fissata da papà e mamma. Ma da Instagram o dalla chat degli amici stretti però secondo un diverso sistema valoriale. E non va bene.

 

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