Dopo il buferone scatenato dal Trio Tempesta” del M5S resta ben poco: Conte generale senza truppe

Il buferone scatenato dal Trio Tempesta” ha certificato che del M5S resta ben poco. Conte è un generale senza truppe

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 3 Luglio 2022 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA
Il buferone scatenato dal Trio Tempesta” ha certificato che del M5S resta ben poco: Conte generale senza truppe

Il buferone scatenato dal Trio Tempesta” ha certificato che del M5S resta ben poco: Conte generale senza truppe

Il buferone scatenato dal “Trio Tempesta” in settimana – al netto delle inevitabili conseguenze politiche – ha certificato alcune cose. In parte note, in parte no.

Il Trio le ha portate alla luce. Nomi e storie sono sulla bocca di tutti. Si tratta dell’ex banchiere, dell’avvocato e dell’ex comico. Sembra una barzelletta ma non lo è. È tutto vero.

1. CONTE, GENERALE SENZA TRUPPE DOPO IL BUFERONE

Da tuoni e fulmini si è materializzata una certezza: l’avvocato di Volturara Appula (comune foggiano di nemmeno 400 abitanti) è sempre più solo. Sparite anche le fantomatiche “bimbe di Conte”. Tagliato fuori.

L’intervista-confessione rilasciata  al Fatto quotidiano dal sociologo di riferimento grillino Domenico De Masi (“Draghi ha chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5S”) oltre ad un clamore esagerato ha chiarito, una volta per tutte, che chi comanda è  Beppemao, non Conte.

A meno che non sia una furbesca milllanteria di Grillo per mettere in cattiva luce l’ex banchiere. Insultato nel 2004 (era geologica Napolitano), oggi l’ex comico è con Draghi. Però, che ambientino.

2. GRILLO: “RESTIAMO AL GOVERNO“

Altra certezza (così pare): i Grillini non abbandonano la poltrona e non ci sarà il terzo mandato. Il “vaffa” di Grillo a Conte ha tutta l’aria di non essere uno sketch. La gragnola di niet c’è stata. Poche storie. E poi:”Con Draghi il M5S ha preso un impegno e lo manterrà”.

Ergo, il governo non rischia. Dicono. In teoria sembrano esserci tutti gli ingredienti per arrivare ad un momento di rottura,magari a quell’appoggio esterno all’esecutivo chiesto da deputati e senatori grillini in pressing nei tre giorni romani dell’Elevato. Si vedrà.

3. TABÙ E IDEALI SVANITI. RESTA BEN POCO

Altra conferma di queste ore: del partito che nel 2018 aveva terremotato il quadro generale conquistando città importanti come Roma, Torino, Livorno, Carrara, Parma, eccetera, ora resta ben poco. Un 10%, dice l’ultimo sondaggio. La perdita è  catastrofica.

Svaniti i pilastri della dottrina pentastellata. Di Maio se n’è andato e ha fondato un suo gruppo. Di Battista, l’eterno esponente della prima ora (in procinto di partire per la Russia) dice di essere disposto a tornare solo se Conte esce subito e il Movimento torna alle origini. Campa cavallo.

Parta pure sereno per Mosca. Il M5S, come dice il Che Guevara di Roma Nord, oggi assomiglia  all’Udeur di Clemente Mastella , partito che si è dissolto otto anni fa. E nessuno lo rimpiange. Nemmeno il Tarzan di Ceppaloni, ll politico-fondatore che sapeva saltare dal governo Berlusconi a quello di Prodi, senza fare una piega. Altri tempi, altri uomini. Stesso declino.