Draghi, come San Gennaro riesce quasi puntualmente a far sciogliere il sangue raccolto nella teca, così Super Mario è riuscito a sciogliere i partiti che lo appoggeranno nel nuovo governo. O, meglio, li ha convinti a uscire dai loro irrinunciabili princìpi e, vogliamo dirlo, a farli ragionare. Chi poteva immaginare ad esempio, solo un mese fa, che la Lega avrebbe potuto rinunciare al Mes? O che i Grillini avessero accettato di poter lavorare con Salvini. O che, ancora, il Pd avrebbe chiuso un occhio se il Carroccio, divenuto improvvisamente europeista, avrebbe detto si al presidente incaricato. O se, infine, il Movimento Cinque Stelle non avrebbe storto la bocca se Forza Italia di Berlusconi avesse fatto parte di quella congrega che non si opponeva al tentativo di Draghi?
Se non è, dunque, un miracolo poco ci manca. Solo che stavolta i fedeli si chiamano deputati e senatori.
I quali ultimi, un po’ per celia e un po’ per non morire, si sono adeguati.
In primo luogo per il semplice motivo che se Draghi avesse fallito, rimaneva un’unica strada come aveva sostenuto con la massima chiarezza il Capo dello Stato: le elezioni. E quanti di loro, ad urne chiuse, avrebbero mantenuto lo scranno di Montecitorio e di Palazzo Madama? Almeno una metà, se non di più, sarebbe tornato al paesello dicendo addio a tutti i privilegi riservati ai Parlamentari. A dire il vero, c’è chi, invece, ha capito la drammatica situazione del Paese ed ha seguito le indicazioni di Sergio Mattarella e di Mario Draghi.
Leggendo i giornali su Draghi viene il capogiro
Se stamane si leggono i giornali viene il capogiro. Perché mille sono le interpretazioni. E altri mille i ragionamenti che hanno portato l’acqua al mulino del presidente incaricato. Al centro si plaude senza se e senza ma. A destra, Giorgia Meloni non arretra di un metro e spiega le ragioni del suo no a oltranza. A sinistra e oltre, qualcuno ingoia il rospo. Qualcun altro non ci sta. E sostiene che in specie i grillini si sono venduti per un piatto di lenticchie. Più precisamente per un ministero (con un nome austero “Di transizione ecologica”) che ha così permesso un’ammucchiata che avrà poca vita.
È proprio quest’ultimo l’interrogativo che si pone non solo la politica, ma in principal modo, l’opinione pubblica. Il raggruppamento così confuso ed eterogeneo reggerà sotto i colpi dell’individualismo? Vincerà la ragion di Stato o l’autonomia del singolo? In parole più semplici, il governo parerà le legnate e le riserve che si porteranno avanti per ottenere più consensi? Insomma più voti per il futuro quando la coalizione si scioglierà per dare la parola al popolo sovrano?
Il secondo miracolo di San Gennao
Ecco il secondo miracolo che dovrà fare Super Mario. Conoscendo l’ingordigia dei partiti che comporranno la maggioranza, si dovrebbe essere pessimisti. Perché non c’è chi non veda fin da adesso il traguardo delle elezioni. Allora si deciderà chi guiderà il Paese per i prossimi anni. Sarebbe già un prodigio se il presidente incaricato riuscisse a traghettare la vasta coalizione fino al 2023. O, almeno, fino a quando non entrerà in vigore il semestre bianco, cioè il periodo nel quale al Capo dello Stato non sarà più permesso di sciogliere le Camere.