Elezioni 2022, le promesse dei partiti ci illudono: nucleare, Ilva, reddito, bonus, poi paghiamo il conto

Elezioni 2022, le promesse dei partiti ci illudono: nucleare, Ilva, reddito, bonus, poi paghiamo il conto, umiliante il confronto con la Francia

di Giorgio Oldoini
Pubblicato il 25 Settembre 2022 - 08:05 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni 2022, le promesse dei partiti ci illudono: nucleare, Ilva, reddito, bonus, poi paghiamo il conto, umiliante il confronto con la Francia

Elezioni 2022, le promesse dei partiti ci illudono: nucleare, Ilva, reddito, bonus, poi paghiamo il conto, umiliante il confronto con la Francia

Elezioni 2022. La crisi energetica, l’aumento delle bollette, i rischi occupazionali, sono diventati i principali
argomenti di questa campagna elettorale.

L’esercizio pacifico del voto è stato compromesso per l’intervento a gamba tesa delle “barbe finte” americane. L’attività di spionaggio è diventata questione di alta tecnologia, si basa sulla “macchina” e non sulle “soffiate”.

I cervelloni informatici Usa che ai tempi di Mani pulite violavano il segreto delle banche svizzere a vantaggio
dei Pm milanesi, sarebbero ora in grado di documentare i passaggi di denaro del regime putiniano
a favore di partiti politici, forse anche italiani.

Il Copasir e Draghi lo escludono, Letta lo dà per certo, Alleanza Verdi e Sinistra inviano esposto alla Procura della Repubblica di Roma.

Quale interesse giustificherebbe l’intervento americano? Anzitutto quello di delegittimare i partiti
sovranisti ritenuti filo russi, come la Lega e F.lli d’Italia, che fanno di tutto per apparire tali.

Un osservatore smaliziato potrebbe ritenere che il vero obbiettivo è quello di indebolire la destra
in modo da rendere necessario un governo di tecnici. Se Draghi si presentasse alle elezioni,
prenderebbe pochi voti nonostante l’elevato profilo professionale. Il governo dei “cooptati” è
quanto di peggio vi possa essere in democrazia.

I tecnici devono pensare a fare bene il proprio mestiere senza invasioni di campo. Se pretendono di governare lo facciano a viso aperto, presentandosi agli elettori senza indossare una maschera. Il ragionamento, in via teorica,
funziona. Solo che le condizioni per un prossimo governo tecnico le stanno determinando proprio
gli attuali partiti, di destra, di centro e di sinistra.

Le mirabolanti promesse di tutti i leader che considerano gli italiani dei minorati mentali, minano
la credibilità delle nostre istituzioni.

Una volta superata la fase delle promesse, qualsiasi governo dovrà decidere come rivedere il
reddito di cittadinanza, ridurre il buco del bilancio pubblico, eliminare i superbonus, spiegare allo
sterminato popolo degli aspiranti pensionati che i giovani di oggi, con i guadagni in nero e il
sistema contributivo, riceveranno assegni miserevoli.

Sarà necessario ponderare bene le conseguenze di una flat tax, rivedere la politica green imponendo rigassificatori e centrali nucleari. Si dovrà spiegare che la nostra economia diventa precaria in periodi di instabilità
internazionale, perché (dopo la liquidazione delle PP.SS) si basa in gran parte sui settori
dell’effimero (la moda e il turismo).

L’immigrazione dovrà essere sempre più contenuta, perché le autarchie hanno capito di poter destabilizzare l’Europa attraverso guerre che determinano fughe di massa. I cittadini dovranno sperare in una seria riforma della legge elettorale.
Nessun governo potrà privilegiare l’interesse di determinate categorie sociali a scapito di altre.

L’idea di “prendere ai ricchi per dare ai poveri” rappresenta la terapia delle sinistre e dei 5
Stelle, che ha come risultato la fuga dei capitali all’estero, aumentata negli ultimi mesi. Per
danneggiare il sistema finanziario nazionale, non c’è più bisogno degli “spalloni” che vanno nel
Canton Ticino. I risparmi degli italiani si dirigono verso i titoli esteri (americani, del nord Europa
e persino cinesi) e abbandonano il nostro debito sovrano che si regge sull’intervento della BCE.

Il movimento di Conte, che ignora i problemi della crescita economica, ha fatto scappare
dall’Italia (ai danni dell’intero paese) importi mille volte superiori ai benefici del reddito di
cittadinanza (che va a favore di minoranze assistite). In questo modo, i risparmi degli italiani
fanno crescere l’economia dei paesi considerati più stabili, mentre il nostro tessuto aziendale
resta fermo alle dimensioni piccole-medie e genera lavoro precario.

Quando gli elettori capiranno di essere stati presi in giro, si creeranno le condizioni di
ingovernabilità, come accadde in Italia negli anni di piombo e in Francia ai tempi di Nicoud. Gli
scioperi degli operai e le chiusure delle piccole e medie aziende rappresentano le prime avvisaglie di possibili rivolte, che diverranno sempre più incontenibili a seguito del blocco dei licenziamenti.

Il reddito di cittadinanza costituisce un palliativo temporaneo, perché il paese ha
bisogno di aumentare i posti di lavoro.

Proprio ieri ho avuto una conversazione con un importante industriale francese. Voi italiani, mi
ha detto, non siete credibili quando vi lamentate dei costi dell’energia elettrica. Se le bollette in
Francia sono rimaste immutate, è perché le centrali nucleari sono state costruite nonostante i
dissidi politici interni. E ne saranno costruite di nuove, soprattutto adesso che l’Europa è nel
pieno di una crisi energetica.

I magistrati italiani hanno reso precaria la gestione dell’acciaieria ex Ilva di Taranto, con grande
vantaggio per la Francia, i cui operatori di settore continuano a depositare brevetti per le
acciaierie di Montereau e a Neuves-Maisons, che sorgono in ridenti e popolose cittadine.

In Italia, per ottenere una sentenza definitiva ci vogliono mediamente 2.656 giorni, più del
doppio rispetto alla Francia e quattro volte tanto rispetto alla Germania.

Ogni giorno leggiamo dei successi delle vostre forze di polizia nel combattere le mafie nel sud
Italia e poi verifichiamo che le stesse mafie stanno impadronendosi di intere zone del Nord. La
guerra burocratica contro la mafia indispettisce l’imprenditore costretto a produrre decine di
costosi certificati ogni volta che partecipa a una gara e deve subire una normativa penale
scriteriata e paralizzante.

Quanti “candidati” alle elezioni politiche, saranno in grado di capire, affrontare e risolvere questi
problemi? Quanti continueranno a mettere il veto alle iniziative governative sulla base di slogan
ad uso di masse senza qualità, capaci di condizionare gli interessi dell’intero paese?