Beppe Grillo, via il ponte maledetto, ora c’è Renzo Piano, tutto è ok, Toninelli si piegherà?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 10 Settembre 2018 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo, via il ponte maledetto, ora c'è Renzo Piano (nella foto), tutto è ok, Toninelli si piegherà?

Beppe Grillo, via il ponte maledetto, ora c’è Renzo Piano (nella foto presenta il suo progetto), tutto è ok, Toninelli si piegherà?

Tranquilli: il ponte maledetto lo ricostruiscono con il disegno di Renzo Piano, malgrado la guerra che sta scoppiando dentro al governo, tra il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli e il ministro del lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché vice premier, Luigi Di Maio, schierati contro il governatore-commissario della Liguria e della Emergenza , Giovanni Toti.

Non è un caso che Renzo Piano sia arrivato nella sede della Regione una prima volta quasi a sorpresa, con il primo modellino del ponte, costruito in una no stop di 48 ore dal suo staff di stagisti nel laboratorio di Vesima e una seconda volta con la cerimonia di presentazione del modello completato, alla presenza non solo di Toti, ma anche del sindaco Marco Bucci, dell’amministratore delegato sub judice (ha un avviso di garanzia) di Autostrade, Giovanni Castellucci, di Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri.

La rissa tra lo stesso Toti e i due leader 5 Stelle, che vogliono eliminare con un blitz Autostrade dal ruolo di capofila della società di imprese che si metterà al lavoro entro Natale, sarà in qualche modo risolta con quello stile oramai in voga nel governo giallo verde, un giorno l’un contro l’altro armati, quello dopo a braccetto. E magari ci penserà il premier Giuseppe Conte a trovare la quadra.

Ma in questa trattativa quello che non mancherà mai, e che è il minimo comune denominatore dell’operazione, sta proprio nel ruolo di Renzo Piano e nel suo progetto di un ponte luminoso, bianco, luccicante con i 43 piloni che ricordano le vittime e lo stile sobrio , “alla genovese”, invocato dal superarchitetto, che all’effigie di archistar preferisce quella, sotto traccia, di “geometra”, a suo avviso il mestiere più nobile che ci sia, colui che “misura la terra”, niente di più basico e fondamentale.

L’investitura di Renzo Piano, applaudita da tutti, salvo la solita platea di invidiosi, non è solo un’operazione nata dallo slancio generoso di questo genovese di Pegli, diventato, secondo Forbes, una delle cento personalità più conosciute al mondo, ma deriva da un accordo istintivo tra lui, il capo indiscusso, anche se oramai assurto al ruolo di “elevato”, “superior”, nel Movimento 5Stelle di Beppe Grillo, conosciuto a Genova come “Giuse” e altre personalità genovesi, tutte un po agée, ma importanti, abituate a sintonizzarsi quando la patria chiama, cioè quando Genova è sotto allarme.

Ci sono tra questi, come Blitz aveva già rivelato, il grande cantante Gino Paoli, il dentista Flavio Gaggero, vero ago della bilancia, e gravitano intorno figure di un mondo “superior”, come Antonio Ricci, il direttore di “Striscia la notizia”, grande autore televisivo, che fu il primo a suscitare il successo di Grillo, scrivendone i testi quando era un cabarettista-comico molto dotato, in cerca di fortuna, di battute felici per imporsi sui palcoscenici degli anni Settanta-Ottanta, quando il Giuse faceva capolino dai teatrini periferici come l’Instabile o nella cantine e nei bar del suo quartiere genovese di origine, san Fruttuoso, la patria territoriale del futuro comico, dalle origini di Savignone, piccolo comune dell’entroterra genovese, paese avaro di tutto nel cuore della Valle Scrivia.

Faceva parte del gruppo anche l’indimenticabile Arnaldo Bagnasco, scomparso qualche anno fa, inventore di Mixer televisivo, ex camallo del porto, presidente del palazzo Ducale, mente fervida e geneticamente zeneise.

Tra questi personaggi, che fanno e facevano vite diverse, magari quotidianameente lontane nello spazio e nelle competenze, esiste una sintonia istantanea quando scatta l’emergenza. Capitò qualche anno fa, quando una delle alluvioni più dure colpì Genova e il primo a scattare fu, allora, Gino Paoli, che divenne rapidamente uno degli esperti della materia idrogeologica, mobilitando i migliori esperti della materia, diventando egli stesso un esperto. E così questa volta, davanti al crak tragico del ponte, il gruppo, senza neppure bisogno che ci si consultasse, ha lanciato Renzo Piano a difendere la città con la sua arte indiscussa. E’ chiaro che c’è la benedizione, ma qualcosa di più, di Beppe Grillo, dietro questa discesa in campo, tanto determinata e istantanea.

Non è un caso che, come anche Blitz aveva sottolineato, il silenzio del comico dopo la tragedia, nelle lunghe ore e nelle settimane del dopo sciagura, si sia poi rotto proprio nell’imminenza dell’uscita allo scoperto di Renzo Piano. Una sintonia perfetta.

Grillo è emerso in uno show a Loano, in provincia di Savona, sparando a zero su Autostrade, e criticando pesantemente anche il cardinale di Genova Angelo Bagnasco per la sua presenza sotto scorta ai funerali delle vittime (dove Grillo aveva fatto un blitz con fuga). E la mattina dopo Renzo Piano è arrivato in Regione con il primo modellino del ponte.

Vuol dire che la mobilitazione dello storico gruppo era scattata e che il nucleo che ruota intorno a Gaggero, e che ha a Pegli il suo epicentro, aveva scelto di intervenire decisamente.

Si può ora pensare che il volere del capo supremo, dell’ ”elevato”, come viene definito Grillo, ora che è uscito dalla routine quotidiana della politica, sia contradetta dai suoi giovani ministri rampanti, delegati all’emergenza Genova, Toninelli e Di Maio? Impossibile. Ora il ponte si farà sotto la benedizione di Renzo Piano e la sua visione di luce e sobrietà genovese, con le imprese del pool scelto da un governo “mediato” nelle sue decisioni, con la partecipazione di Fincantieri e delle sue società infrastrutturali, che garantiscono la caratura genovese. Grillo sostiene l’affidamento, cavoli di suoi giovani ministri districare la matassa operativa con Autostrade esautorata, ma magari ancora in campo nell’emergenza.

D’altra parte il segnale che deve partire, mentre Genova sta soffrendo acutamente le difficoltà, le emergenze, le divisioni, la sua indubitabile difficoltà a essere raggiunta dai grandi traffici destinati al suo porto e in uscita, è di urgenza assoluta.

Quando anni e anni fa era già chiaro che il ponte aveva seri problemi e si studiava, per alleggerirne il traffico, di costrurne uno parallelo, era stata invocata la firma di Calatrava, un’altra arcistar esperta in ponti. Ci furono diversi incontri tra Burlando, allora presidente della Regione e Calatrava, ma poi non si fece nulla, né per il raddoppio del ponte, né per altre soluzioni che alleggerissero il Morandi e dirottassero il traffico sulla Bretella Voltri – Rivarolo o sulla Gronda, alternative fondamentali non solo per scaricare gli 80 mila veicoli “digeriti” quotidianamente dal ponte, ma per costruire finalmente la vera tangenziale genovese. Così Calatrava sfumò e se oggi si è offerto ai genovesi, la risposta è stata: “ No grazie, abbiamo Piano.”

Riusciranno i nostri eroi del gruppo storico di Pegli, che è anche la patria di Renzo Piano, a fare il ponte e a farlo presto, pieno di luce e di speranza per quella parte di Genova che soffre e per la città intera che vive da un mese esatto un lutto difficile da dimenticare, nelle montanti difficoltà delle sue comunicazioni interne ed esterne, dei suoi commerci, della sua problematica accessibilità?

Dalla ridente collina di Sant’Ilario, residenza di Grillo nei suoi soggiorni genovesi, così lontana dal luogo del crollo, dove “the bridge fell”, il ponte è crollato, come ha titolato il New York Times , c’è un mondo di differenza.

Genova è “inferno e paradiso”, scriveva anni fa la buonanima di Giorgio Bocca, raccontando la città nei suoi reportage e alludendo ai devastanti quartieri del Ponente, tra fabbriche, raffinerie, giungle di collegamenti stradali, porti petroli, cavalcavia e alle differenze con quelli eleganti e dolci, distesi sulla costa di Levante, tra spiagge, scogli, mare azzurro e vegetazioni lussureggianti. Oggi le fiamme dell’inferno si sono alzate al cielo, ai cento metri degli stralli tranciati del ponte maledetto. E quelli in paradiso, come Grillo, incominciano a pensare che quell’incendio bisogna spegnerlo. Subito. Si spera.