Genova, la burocrazia minaccia il ponte del miracolo: passerella scollegata e senza auto?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 24 Giugno 2020 - 06:35 OLTRE 6 MESI FA
Genova, la burocrazia minaccia il ponte del miracolo: passerella scollegata e senza auto?

Genova, la burocrazia minaccia il ponte del miracolo: passerella scollegata e senza auto?

TUTTI SUL PONTE DI GENOVA A SFILARE

SALVINI E IL MIRACOLO DEL METANO

Prima hanno incominciato il sindaco-commissario Marco Bucci e il presidente della Regione e candidato per il bis, Giovanni Toti. Una passeggiata a piedi sul ponte del miracolo. Appena finita di “gettare” la soletta di cemento sopra la quale verrà steso l’asfalto.

Foto, sorrisi e selfie, giustificati soprattutto per Bucci, che del ponte ricostruito in pochi mesi è l’”anima”. Poi ha continuato uno dei costruttori, Piero Salini, il big della Salini-Impregilo, che oggi si chiama “Webuild”, una delle più importanti aziende italiane.

Ha percorso il ponte in macchina, la prima auto da quel terribile e fatidico 14 agosto 2018, ore 11,37, del crollo. Con i 43 morti e le auto abbandonate per la fuga di chi aveva frenato prima di finire nella voragine.

Una vera emozione quella delle prime quattro ruote sul nuovo percorso. A 40 metri di altezza, con il cantiere in piena azione, Chi se non uno dei principali attori della Ricostruzione aveva diritto a esordire?

Poi, puntuale, quasi inesorabile, è arrivato Matteo Salvini, in visita già elettorale in Liguria, su e giù per le autostrade collassate dal folle piano di aggiustarle tutte insieme, appena usciti dal lock down per decisione dei concessionari.

Posso salire sul ponte?”, ha chiesto il leader leghista. Gli hanno fatto calzare l’elmetto, gli hanno dato la pettorina della Salini Impregilo. Toti e Bucci l’hanno scortato, a piedi, sull’impalcato.

Di nuovo sorrisi, foto selfie e inevitabile predicozzo del capo leghista. Che ha messo non solo l’elmetto, ma tutta la sua retorica propagandista sul “modello Genova” di ricostruzione. Ovviamente “firmato Lega”, mentre il resto crolla.

Una specie di comizio in semi altura con tirata contro il ministro dei Lavori Pubblici De Micheli, che contemporaneamente si trovava anche lei in Liguria a inaugurare una pista ciclabile a Imperia, insieme con il sindaco Claudio Scajola.

Tutto tronfio Salvini è anche riuscito a inanellare l’ennesimo strafalcione. Spiegando tra le prerogative del ponte anche l’importanza dei “pannelli di metano” che servono per dare energia alla struttura.

Così siamo passati dal ponte “a misura d’uomo” dell’indimenticabile ex ministro Danilo Toninelli al ponte “a metano” del capo della Lega.

Ma questa passeggiata con comizietto e strafalcione ha scatenato un putiferio. L’uso del ponte come strumento di propaganda elettorale, subito impugnato da Salvini, ha suscitato la reazione non solo delle opposizioni locali.

Con comunicati e alte grida del Pd. Che ha ricordato come il ponte sia di tutti e non solo di una parte politica. Che se ne appropria e ci incomincia a cavalcare sopra, quando ancora non c’è neppure l’asfalto.

A reagire è stato pure il comitato dei parenti delle vittime. Da tempo sta in guardia per segnalare se il grande dolore provato per la perdita dei loro 43 cari non sia per caso sommerso dalle strumentalizzazioni. E dalle esibizioni che si stanno organizzando intorno alla conclusione dei lavori.

Manca un mese alla inaugurazione, prevista per fine luglio-inizio agosto. Già da tempo c’è un braccio di ferro. È dovuto intervenire perfino il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la raccomandazione di una cerimonia sobria e contenuta. Ben lontana dai concerti e dalle sfilate trionfali che qualcuno pensava di organizzare.

Le acque si erano un po’ calmate, dopo incontri tra il sindaco e il comitato. Ed ecco che Salvini con il suo tocco magico ha riacceso la polemica. Facendo riemergere il timore di un uso improprio del cosiddetto “modello Genova”. Che lui ha subito contrapposto al “metodo CGIL”, citato in vetta al ponte come esempio di lentezza, burocrazia, inconcludenza.

Egle Possetti, la leader del Comitato ha subito commentato: “Non ne possiamo più, sul ponte ogni giorno ce ne è una…..guai se diventa la passerella delle prossime elezioni.”

Monito non casuale, visto che il sindaco-commissario Bucci aveva appena risposto alle polemiche sulla presenza di Salvini, invitando anche gli altri leader politici di ogni parte, Zingaretti e Di Maio esplicitamente citati, a venire sul ponte “se lo desiderano”.

La sensibilità dei parenti delle vittime è acuita dalla coincidenza per la quale la cosiddetta inaugurazione cadrà nei giorni vicini al secondo anniversario della tragedia, appunto il 14 agosto.

Due cerimonie distinte, la grande apertura e l’anniversario della tragedia. O un evento unico, tra dolorosa memoria e soddisfazione per l’opera così rapidamente e efficacemente costruita?

Intanto la fregola di apparire ha fatto uscire anzi tempo il nome del Ponte nuovo, per il quale c’era da mesi una specie di embargo-tormentone, alimentato da referendum, sondaggi, consultazioni.

Il vero nome prescelto :“Ponte san Giorgio per Genova” se lo è lasciato quasi sicuramente e volontariamente scappare Giovanni Toti, in una delle sue apparizioni a getto continuo. Un po’ per dare i numeri liguri della pandemia.

E ora un po’ più frequentemente per commentare il disastro autostradale ligure di queste settimane. Con la rete intasata da code da incubo e la impossibilità di circolare da e per la Liguria.

Una emergenza che marchia l’isolamento della Regione in una fase di fine lock down e quando il turismo, bene primario per la regione Liguria, stava incominciando a respirare.

Non sarebbe meglio che l’annuncio del nome fosse fatto magari da Renzo Piano, che ne è l’autore? O da Marco Bucci, il sindaco-commissario, per il quale l’operazione -ricostruzione è un impegno diuturno, una “mission”. Come lui stesso ripete nel suo gergo americaneggiante?

Insomma il Ponte nuovo sta vivendo i suoi giorni importanti, ora che i lavori traguardano un finale record.

Le incertezze non sono poche e riguardano paradossalmente tutto, meno l’effettivo completamente dell’opera.

Lo stesso Bucci ha chiesto al ministro De Micheli di specificare a chi “dovrà essere consegnato il ponte nuovo collaudato”. Ha anche chiesto chi compirà il collaudo definitivo e formale, abilitante al traffico. Dopo quelli tecnici che i costruttori hanno già minuziosamente preparato.

La società concessionaria, in profumo di revoca, come ogni giorno si sostiene da Roma, anche per bocca del presidente Giuseppe Conte? L’Anas, cui competeva il controllo autostradale prima della privatizzazione e delle concessioni?

E’ un bel problema, che Blitz aveva da tempo e per primo segnalato, e che per ora non ha risposte. Si corre per finire il ponte, ma non si corre per sciogliere questo nodo, il cui intreccio potrebbe portare a questo incredibile scenario.

Un ponte nuovo, finito anche nei dettagli della segnaletica, ma incredibilmente vuoto, perché il collegamento “formale” non si è completato.

Sarebbe una beffa, magari completata dal caos di traffico intasato sulle autostrade. Che dovrebbero collegarsi al ponte stesso e che vivono giorni di caos totale per le decine di cantieri installati dai concessionari. Che stanno revisionando ponti e gallerie, esaminando lo stato di manutenzione, spinti dal disastro del Morandi e dalle conseguenti inchieste della magistratura.

Tutto è cominciato da quel terribile crollo e tutto continua con le conseguenze del disastro. C’è solo questo meraviglioso nuovo ponte scintillante di acciaio che aspetta. E che sembra essere diventato la passerella preferita.