Genova. Sampdoria addio, da Garrone a Massimo Ferrero, tramonto della Superba

di Franco Manzitti
Pubblicato il 13 Giugno 2014 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA
Genova. Sampdoria addio, da Garrone a Massimo Ferrero, tramonto della Superba

Massimo Ferrero e Edoardo Garrone (foto Ansa)

GENOVA – Entra in scena come su un palcoscenico il nuovo padrone della Sampdoria, come “un fulmine a cielo sereno” per il sistema mediatico che si prende questo gol senza che un solo spiffero avesse svelato la trattativa inattesa e folgorante, con la storica famiglia Garrone, petrolieri della Erg.

Si chiama Massimo Ferrero, viene dal core de Roma, fa il produttore cinematografico, ha capitanato il Ferrero Group, proprietario di un circuito di sale cinematografiche, ha messo in circolo molti dei film di Tinto Brass, ma, si tranquillizzino i tifosi Samp, anche qualche pellicola di Pupi Avati.

Sbuca dal fondo della sala stampa della società blucerchiata, quando il past president Edoaordo Garrone, figlio di Riccardo, scomparso un anno e mezzo fa, è riuscito appena a strozzare l’emozione di un annuncio che nessuno si aspettava, né nel mondo pettegolo del calcio, né in quello economico.

“Avevo fatto due promesse, garantire alla Samp una gestione adeguata alla sua storia e cederla solo a chi dava garanzie sufficienti a me e alla mia famiglia”, annuncia il presidente in uscita, mentre quello in entrata, camicia bianca aperta, capelli grigi lunghi, un mix di Beppe Grillo e Lillo del famoso duo Lillo e Greg, nella prima foto scattata sui siti stupefatti, dilaga subito con il suo stile spettacolare.

Per la prima volta nella sua storia di settanta anni la Sampdoria non è più in mani genovesi, dopo le famiglie dei grandi armatori anni Sessanta- Settanta Ravano, dopo le presidenze di grandi imprenditori, come Piero Sanguineti e Gigio Costa, dopo il leggendario Paolo Mantovani, che le fece vincere lo scudetto nel 1991-1992 e la Coppa Uefa e le Coppe Italia, dopo i Garrone degli ultimi undici anni ecco che sbuca, come sparato da un cannone, il Ferrero che arriva da Cinecittà e che ha come mito e modello il patron del Napoli, Aurelio De Laurentis, il grande produttore.

Lo scatto di stile si misura subito tra l’emozionato e sollevato cinquantenne Edoardo Garrone, un imprenditore che aveve ereditato il ruolo di presidente e che è stato anche combattivo leader dei Giovani Industriali italiani all’inizio degli anni Duemila e il trasbordante Ferrero di 63 anni, che non aveva mai fatto capolinea neppure come tifoso di calcio.

“Avevo in testa questo affare da almeno due anni e mezzo”, confessa il nuovo patron a una platea di giornalisti esterrefatti e presi, appunto, in contropiede, spiazzando anche il venditore Garrone che ha conosciuto da pochi giorni.

In realtà la trattativa è stata un blitz di poco più di due mesi con gli ultimi giorni frenetici, in un riserbo mai visto. Pochi contatti diretti, qualche filtro, molta attenzione a evitare intermediari giudicati pericolosi sia dai Garrone che dal romano acquirente inedito. E soprattutto un protocollo di ferro per evitare che la notizia uscisse. Edoardo Garrone se ne vanterà esplicitamente, sottolineando che una delle grandi soddisfazioni è stata quella di “dare un buco a tutti i giornalisti, nessuno escluso”.

Il prezzo delle azioni Samp non è stato dichiarato né dall’acquirente che ha solo confessato: “Verrò ad abitare a Genova dove sto già cercando un monolocale perchè tutti i soldi che avevo mi sono serviti per comprare la Samp”, né dal venditore, la famiglia Garrone, che ha solo “certificato la serietà dell’offerta e la solidità del compratore”.

La cifra più chiacchierata è intorno ai 15 milioni di euro, l’ammontare dei debiti residuali della società, il cui bilancio era stato appena ripianato dalla famiglia Garrone neppure un mese fa, con un esborso di alcune decine di milioni di euro, l’ennesima stangata per i padroni della Erg, per i quali il lusso Samp è costato sicuramente più di trecento milioni di euro nell’arco dell’intero periodo.

La famiglia Garrone e i cugini Mondini, propietari al 50 per cento l’uno della Erg, grande azienda petrolifera, poi trasformata dal business delle energie rinnovabili, con raffinerie storiche a Genova fino agli anni Settanta, e poi a Melilli in Sicilia, tra i nomi più nobili dell’imprenditoria italiana, volevano liberarsi della Samp da molto tempo, dopo che Riccardo Garrone l’aveva acquisita sulle rovine del quasi crak seguito alla fine della gestione di Enrico Mantovani, figlio del vero mito blucerchiato, il padre Paolo, che si poteva permettere di comprare i grandi del calcio alla pari di Milan, Inter e Juve.

Un acquisto per generosità, per ruolo pubblico esercitato dall’imprenditore, già per due volte presidente dell’Associazione Industriali, protagonista assoluto della vita economica, pubblica, culturale ed anche politica (una candidatira nelle file del Pri negli anni Ottanta) di Genova.