Egitto. Al Sisi, l’uomo forte prossimo presidente ”faraone”

Licinio Germini
Pubblicato il 24 Maggio 2014 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA
Abdel Fattah al Sisi

Abdel Fattah al Sisi

EGITTO, IL CAIRO – Dall’uniforme agli abiti civili. Sorridente in pubblico, devoto all’Islam, protagonista della cacciata dei Fratelli musulmani, il leone Abdel Fattah al Sisi, è l’uomo forte dell’Egitto, con tutta probabilità prossimo presidente ‘faraone’. Patriottismo, sicurezza, lotta al terrorismo e rilancio dell’economia sono le sue parole d’ordine. Nato al Cairo il 19 novembre del 1954, Sisi è l’autore della defenestrazione dell’ex presidente Mohamed Morsi, espressione della Confraternita, lo scorso luglio, quando ancora ricopriva la carica di capo delle forze armate.

Sposato con 4 figli, Sisi si è diplomato in scienze militari all’accademia e ha frequentato scuole militari inglesi e americane. Comandante della regione militare settentrionale di Alessandria nel 2008 è poi diventato direttore dell’intelligence militare. Dopo la primavera araba del 2011 e le dimissioni del presidente Hosni Mubarak è entrato a far parte del Consiglio supremo delle forze armate, l’organo che detiene il potere. Con l’elezione del presidente Morsi, ha preso il posto del Feldmaresciallo Mohammed Hoseyn Tantawi a Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e di ministro della Difesa. Nomine favorite dai Fratelli. Ma a fine giugno del 2013, dopo giorni di crescenti manifestazioni popolari contro la Fratellanza, ha assunto la guida della ‘rivolta’ contro Morsi.

Nei mesi successivi ha represso nel sangue la crescente protesta dei Fratelli musulmani, fino a far dichiarare la Confraternita organizzazione terrorista. A gennaio di quest’anno, dopo il referendum sulla Costituzione, il generale è stato promosso al massimo grado di Feldmaresciallo e indicato dal Consiglio supremo delle forze armate come candidato alle elezioni presidenziali. Poi le dimissioni che ha ufficializzato il 26 marzo 2014. Superfavorito nei sondaggi delle presidenziali del 26 e 27 maggio rispetto allo sfidante Hamdine Sabbahi, l’ex generale ha promesso di usare il pugno di ferro contro la Confraternita, che l’esercito non avrà alcun ruolo di potere e che “lotterà contro la povertà”.

Agli egiziani ha chiesto di “fare dei passi da gigante” per risollevare la patria, ringraziando soprattutto le monarchie arabe del Golfo e l’Arabia Saudita che hanno aiutato e aiuteranno l’Egitto economicamente. Circa la controversa legge sulle manifestazioni ha chiesto di “rispettarla”, mentre non avrebbe chiuso del tutto una porta sulla possibilità di concedere l’amnistia agli attivisti detenuti. La maggioranza degli egiziani sembra apprezzarlo, ma resta l’incognita delle opposizioni rappresentate dai Fratelli musulmani, dai dissidenti politici e dagli attivisti che, stando ad alcuni analisti, potrebbero riservargli non pochi problemi in futuro.