Il grande interrogativo del mondo: e adesso che farà Putin?

Licinio Germini
Pubblicato il 20 Luglio 2014 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
Vladimir Putin

Vladimir Putin

GB, LONDRA -E adesso che farà Vladimir Putin? Gli analisti e la stampa internazionale si interrogano sulle mosse del presidente russo dopo il disastro del volo MH17, se cambierà la sua politica sull’Ucraina a seguito della tempesta internazionale scatenata dall’abbattimento del Boeing malese. La strategia del Cremlino sulla crisi finora è parsa chiara. Sostenere i ribelli filorussi dell’est, con armi e intelligence, e usare la guerra civile come strumento di pressione sul governo nemico di Kiev per mantenere l’influenza di Mosca sul Paese vicino.

In questa strategia, i ribelli del Donbass sono un’arma, il gas e i rapporti commerciali un’altra. Finora Putin ha manovrato abilmente: foraggiando gli insorti, minacciando un’invasione e poi ritirandosi, sfruttando le divisioni fra gli europei e gli Stati Uniti, con la Germania alla guida dei Paesi che non vogliono rovinare i loro affari con la Russia a causa della crisi ucrainà. Ma ora, “se venisse fuori che il Boeing 777 è stato abbattuto dai separatisti, con armi fornite da Mosca, questo cambierebbe in modo significativo i termini della questione”, osserva ad esempio la Bbc.

“Gli Stati Uniti hanno rafforzato le loro sanzioni economiche verso Mosca, ma l’Unione Europea finora non ha seguito Washington – prosegue l’emittente pubblica britannica – Se però la Russia fosse coinvolta in questa tragedia, allora crescerebbe la pressione per sanzioni più dure”. Dello stesso avviso il quotidiano britannico Guardian: “Le consegne di armi attraverso il porosissimo confine ucraino sarebbero viste come una minaccia diretta alla comunità internazionale”, scrive il giornale. “La preoccupazione più grande di Putin – ha detto al Guardian l’analista Ben Judah – è che il Congresso americano consideri la Repubblica popolare di Donetsk un’organizzazione terroristica, responsabile per il peggior attacco a un aereo di linea dall’11 settembre, il che farebbe della Russia uno stato sponsor del terrorismo”.

E per l’appunto proprio sabato il presidente ucraino Poroshenko ha annunciato che chiederà alla comunità internazionale di considerare terroristi i ribelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Per la Cnn, Putin si trova di fronte a un dilemma. “Non cooperare nel raffreddare la crisi comporta il rischio di un più profondo isolamento internazionale e di un vero danno economico. Ma abbandonare i separatisti significa una perdita di leva politica sull’Ucraina e una ancora maggiore perdita d’immagine in patria.

Qualsiasi decisione prenda, è improbabile che la sua leadership ne esca senza danni”. Della stessa opinione il Guardian: “I primi indizi suggeriscono che Putin stia esitando fra le due opzioni. Mentre i media russi hanno subito accusato l’Ucraina, nè il presidente nè i suoi più alti collaboratori hanno seguito questa linea esplicitamente. E’ probabile, scrive il giornale, che questa esitazione iniziale abbia lo scopo di prendere tempo, per misurare la risposta internazionale prima che Putin faccia una scelta strategica”.