Iraq. Jihadisti controllano area più grande di Giordania, ma Obama tentenna

Licinio Germini
Pubblicato il 17 Giugno 2014 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Jihadisti verso Baghdad

Jihadisti verso Baghdad

SIRIA, BAGHDAD – I jihadisti dell’Isis, una delle milizie più spietate nel panorama dell’estremismo mediorientale, controllano ormai, dopo la recente conquista di Mosul in Iraq, un’area più grande della Giordania, che si estende da est di Aleppo a ovest di Baghdad e dove vivono circa 6 milioni di persone.

Confusi tra le tante sigle dell’estremismo islamico, i guerriglieri iracheni comandati da Abu Bakr al Baghdadi, famoso per la sua crudeltà e ferocia, hanno fatto il grande balzo dopo aver annunciato, nell’aprile del 2013, l’espansione in Siria e conquistato il controllo lo scorso anno della città siriana di Raqqa, punto strategico da cui hanno potuto sfruttare i vicini pozzi petroliferi e accumulare ingenti risorse nel ‘business’ dei rapimenti di siriani e sopratutto stranieri.

E’ lì che, fra l’altro, è stato sequestrato il gesuita Paolo Dall’Oglio. Con il passaggio in Siria, il gruppo ha anche cambiato nome: da Isi, ovvero lo Stato islamico dell’Iraq, la sigla � divenuta Isis, aggiungendo una ‘s’ che sta per ‘Sham’, ovvero ‘Levante’ o ‘Grande Siria’, ed ottenendo fondi dai paesi del Golfo nemici di Assad, tra cui il Qatar e il Kuwait. I jihadisti dell’Isis contano – secondo esperti citati dell’Economist – su circa 6 mila combattenti in Iraq e su un numero variabile tra i 3 mila e i 5 mila in Siria, inclusi circa 3 mila stranieri: si parla di un migliaio di ceceni e di cinquecento o più europei, provenienti in gran parte dalla Francia e dalla Gran Bretagna.

Piuttosto che combattere semplicemente come un frangia di Al Qaeda, come facevano prima del 2011, i guerriglieri dell’Isis hanno deciso di controllare il territorio, imponendo non solo il loro codice morale, ma anche le tasse alla popolazione locale. In altre parole hanno creato una bozza di Stato islamico, un ‘califfato’ nei loro disegni, a cavallo tra la Siria e l’Iraq, approfittando della guerra civile siriana e del conflitto etnico iracheno.

Con l’aiuto degli ex sostenitori di Saddam Hussein e con i fondi e gli aiuti accumulati nella siriana Raqqa, è così partita l’offensiva verso Baghdad di questi giorni, con la spettacolare conquista di Mosul, la seconda città più popolosa dell’Iraq. A Mosul – riferiscono fonti citate dall’Economist – i jihadisti dell’Isis non si sono limitati agli eccidi e alle atrocità da loro stessi documentati sul web, ma si sono impossessati di enormi arsenali di armi americane, di 6 elicotteri Black Hawks e di circa 500 miliardi di dinari (430 milioni di dollari) in denaro contante. Un bottino che li rende, se possibile, ancora più pericolosi.