Usa. Il dilemma di Obama, usare o no i droni contro jihadisti in Siria

Licinio Germini
Pubblicato il 13 Giugno 2014 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
Un drone americano

Un drone americano

L’amministrazione Obama proprio non si aspettava lo scenario da incubo che nelle ultime ore si sta verificando in Iraq, coi ribelli jihadisti che mettono a ferro e fuoco città come Tikrit e Mosul e ora marciano decisi verso Baghdad. “Stiamo valutando una serie di opzioni per assicurare che il Paese possa affrontare con successo l’offensiva” dei miliziani dell’Isis (Islamic State in Iraq and Syria), si limita a dire la Casa Bianca, che però al momento non sembra voler sentir parlare di ricorso ai droni per bombardare i ribelli, quello che con insistenza avrebbe chiesto Baghdad. E anche se lo stesso presidente Obama afferma di “non escludere nulla”, “l’opzione militare” pure evocata non riguarda l’invio di truppe sul terreno. Almeno su questo la Casa Bianca è stata netta.

Ma il presidente si trova di fronte a un vero e proprio dilemma. I suoi più stretti consiglieri politici e militari si sono riuniti per fare il punto della situazione. E la sensazione – scrive il Wall Street Journal – è che l’offensiva jihadista abbia colto tutti impreparati. C’è stato un chiaro errore di valutazione, e nessuno immaginava un così rapido collasso delle forze di sicurezza irachene di fronte all’avanzata dell’Isis. Questo nonostante che da mesi Dipartimento di Stato, Pentagono e Cia abbiano più volte messo in guardia dai pericoli esistenti, dai legami sempre più stretti tra i gruppi estremisti in Iraq e quelli impegnati nella guerra civile in Siria. Gruppi che ora hanno unito le forze dando vita a quello che oramai viene considerato un vero e proprio conflitto su scala regionale.

La sfida alla politica estera di Obama, come sottolinea anche il New York Times, è lanciata. Un Obama che – secondo i critici – potrebbe pagare a caro prezzo la scelta di non essere intervenuto in Siria al fianco dell’opposizione m oderata, provando così ad arginare i gruppi più estremisti legati ad al Qaeda. E un Obama che solo due settimane fa all’accademia militare di West Point aveva ribadito la sua linea: “Basta guerre”. Un approccio, insomma, che prevede un uso limitato e mirato della forza: “Gli Stati Uniti sono pronti all’azione militare solo se la loro sicurezza è minacciata”, ha ribadito anche giovèdi.

Ma al punto in cui si è arrivati in Iraq – sarebbe la valutazione di una parte dell’amministrazione – quella dei droni potrebbe essere oramai l’unica vera opzione valida se si vuole davvero fare qualcosa per sostenere il governo di Baghdad e fermare l’avanzata dei ribelli. Troppo tardi per fare altro. L’offensiva dei jihadisti sembra infatti inarrestabile, più veloce di qualunque altra opzione si voglia prendere in considerazione. Anche se – sottolineano gli esperti – sarà difficile, se non impossibile, far capitolare la capitale. Ma metterla in stato di assedio sì. Anche perchè – spiegano gli 007 – in queste ore si starebbero unendo all’Isis anche altri gruppi sunniti, come quelli legati all’ex partito Baath che faceva capo all’ex dittatore Saddam Hussein.