Quelli che…per favore parliamo di calcio. Corruzione non esiste, come la mafia

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Maggio 2012 - 14:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Quelli che…”Per favore parliamo di calcio”. Erano tantissimi, diciamo pure quasi tutti, a rispondere così a qualsiasi timidissima domanda o accenno alle partite di calcio comprate e vendute. Erano tantissimi, quasi tutti i giocatori, allenatori, dirigenti a reagire così prima degli arresti. E tantissimi, quasi tutti, sono rimasti dopo gli arresti. Per giocatori, allenatori, dirigenti e giornalisti “embedded” al pallone la corruzione non esiste, al massimo ci sarà qualche corrotto episodico, qualche mela marcia…già sentita questa, dove? Ah, ecco: la mafia non esiste, al massimo ci sarà qualche delinquente.

Per carità sono tutti in ottima fede, mica solo buona fede. Non vedono, non sentono, non perché non vogliono, ma proprio perché non hanno occhi e orecchie. Non è una scelta, è un handicap. Non vedono, non sentono, però purtroppo parlano. Sentita ieri al collegamento di Rai Sport con lo stadio di Parma dove si doveva giocare un’amichevole della nazionale: “Quello che è incomprensibile è l’arrivo della polizia a Coverciano, un’incredibile messa in scena mediatica”. Sono in tre ai bordi del campo dietro un banchetto, tre della Rai e al più anziano e “autorevole” proprio gli scappa di dire così, non si tiene, deve testimoniare la sua appartenenza alla famiglia degli offesi dalla violazione del santuario Coverciano. Trovano incomprensibile e sono alquanto indignati dalla polizia a casa della nazionale di calcio. Lo dicono e poi più o meno stop. Evidentemente devono trovare comprensibile e naturale il giocatore che chiama “fratello” e amichevolmente frequenta uno che è in galera per traffico di droga, oppure quello che fa le sue telefonate con una scheda coperta per non essere identificato. Ogni riferimento a Giuseppe Sculli e Stefano Mauri è nelle carte e foto dell’inchiesta.

Ma veniamo ai piani alti, anzi altissimi, quelli al di sopra di ogni sospetto. Antonio Conte, allenatore della Juventus, indagato perché pare che la sua precedente squadra, il Siena, si aggiustasse le partite e il loro risultato d’accordo con altre squadre e con scommettitori debitamente informati e interessati. Antonio Conte, indagato perché se il Siena faceva così, e sottolineiamo se, lui davvero ignorava tutto, facevano tutto a sua insaputa? Un “pentito” dice di no, dice che lui sapeva, era anche d’accordo e lo comunicava, quando serviva, negli spogliatoi. Un pentito dice pure che il presidente del Siena ordinava ai giocatori di perdere per guadagnare sulle scommesse. Sono pentiti, non oracoli, forse mentono, forse no. Le indagini si fanno apposta per sapere. Ma che fa Antonio Conte? Convoca i giornalisti e dice, sono le sue prime parole per la circostanza: “Tutti sanno chi è Antonio Conte in campo, uno che vuole sempre vincere, con lavoro, sacrificio, umiltà…”. Nessuno lo ferma per spiegargli che non è la conferenza stampa prima della partita della domenica sera, lui prosegue ricordando il “sacrificio, sudore e lacrime” del campionato scorso del Siena. Sarà innocente e vittima della malignità altrui, niente da dire. Sarà puro come un giglio, di certo è cervello grosso in scarpini fini: tosto di comprendonio e monouso quanto a riflessi verbali, hai voglia a chiedergli di corruzione, risponderà sempre: “Impegno al 120 per cento”. Che ci sia o ci faccia, neanche un magistrato potrebbe appurarlo. Quanto poi alle indagini, l’esito lo aveva già scritto pochi minuti prima il numero uno della Juventus-società, Andrea Agnelli: “Il ruolo di Conte è vicino all’insignificante”. Sentenza emessa e timbrata, di che parliamo?

Di che si parla l’aveva detto qualche giorno prima a suo modo Gigi Buffon, portiere della stessa Juventus, nel memorabile discorso del “meglio due feriti che un morto”. Insomma, se due squadre si aggiustano a fine campionato e anche un po’ prima per reciproca convenienza un risultato, che male c’è? Nessuno, ha ragione in fondo Buffon. Ci vuole un po’ di sano realismo. E se ci mettiamo d’accordo per farci quattro gol nel primo tempo, così alcuni amici ci guadagnano nelle scommesse, poi nel secondo tempo gioco libero e risultato libero, è davvero peccato mortale? Forse, facciamo peccato veniale. E se questi “ragazzi d’oro ed eccezionali”, son sempre tutti così nelle parole di compagni, allenatori, dirigenti, procuratori e giornalisti embedded, frequentano delinquenti comuni magari anche ultras del tifo vuoi farne loro una colpa? Sono “ragazzi”, come garantisce la cronaca e la telecronaca dello spogliatoio e del ritiro. E per favore, parliamo di calcio, altrimenti Criscito, Bonucci, Sculli, Mauri, Conte e tanti altri come loro, colpevoli e innocenti che siano, non riescono a trattenere le lacrime. Vogliamo farli piangere?