Elezioni, come si vincono. Chi le vince e perché: Bersani e Grillo, a metà

di Lucio Fero
Pubblicato il 23 Febbraio 2013 - 12:29| Aggiornato il 29 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dunque sto guardando la scheda elettorale come fossi già al seggio…Incuriosito dal teschio dei Pirati su fondo arancione, dalla persistenza del cognome Craxi in una lista, dall’unica falce e martello rimasta, lo sguardo vira però su cose più di sostanza. La coalizione che sta con Berlusconi e cioè Storace, Maroni, Samorì e i Fratelli d’Italia più altri ancora più piccoli. La coalizione che sta con Bersani e cioè Vendola e Tabacci. Monti che sta con il suo simbolo e con quelli di Fini e Casini. Grillo che sta da solo e però lo stesso molto accompagnato, Ingroia e Fare di Giannino che rischiano grosso di stare da soli e basta. E questo sulla scheda rosa, quella per la Camera. Al Senato il brodo si allunga, appaiono ad esempio i Pensionati, i Basta Tasse, sempre al seguito di Berlusconi.

Sto per votare, vagamente ricordo…Allora, alla Camera chi prende un voto in più degli altri prende anche il 54% dei posti da deputato. Si sommano quindi e si contano i voti di tutti gli italiani e chi arriva primo ottiene la maggioranza dei deputati, 340 su 630. Quindi chi arriva primo può fare un governo, alla Camera. Resta fuori dalla Camera chi resta sotto il 4% dei voti.

Al Senato invece è molto meno semplice, anzi al Senato è stato fatto apposta per farla molto complicata. E’ al Senato come se si svolgessero tante elezioni diverse quante sono le Regioni. In ciascuna chi arriva primo prende un “premio” in senatori, nela quota di senatori che quella Regione elegge. Esempio, una Regione elegge 40 senatori, il primo, il più votato ne prende 25. Il secondo allora ne prende 15 di senatori? Nel 2008 è andata così, erano di fatto solo in due. Berlusconi arrivando primo in molte Regioni e secondo nelle altre ottenne abbondante maggioranza di senatori al Senato nazionale. Ma stavolta non è così, stavolta può non bastare a Bersani arrivare primo in molte Regioni e secondo nelle altre. Perché stavolta il secondo non prende 15, prende 15 meno la quota di senatori che spetta al terzo e al quarto, cioè a quelli che superano l’otto per cento e cioè Grillo di strasicuro e Monti.

Ormai nessuno se lo ricorda più ma questa roba è stata inventata a suo tempo da Berlusconi, Bossi, Calderoli. Stavano al governo, immaginavano di perdere le successive elezioni e decisero di fare una legge elettorale per rendere difficilissimo o impossibile il governare. Renderlo difficilissimo o impossibile a chi sarebbe venuto dopo di loro. Un avvelenamento dei pozzi mentre si è in ritirata. Perfettamente riuscito, l’acqua è avvelenata e tutti siamo costretti a berla. E Calderoli l’abbiamo chiamato anche “statista”…

Così stanno le elezioni, ma come si vincono le elezioni? E chi le vince e perché? La prima regola, la prima legge fondamentale delle elezioni, paragonabile a quella di gravità in fisica, dice che vince le elezioni chi fa il pieno dei “suoi”, dei suoi voti tradizionali, d’area, d’opinione, di militanza e anche di corporazione. Se non fai il pieno dei “tuoi”, allora perdi. Di solito nelle democrazie occidentali succede che in tempi tosti come quelli che viviamo chi sta al governo fatica a fare il pieno dei “suoi” mentre vi riesce meglio chi sta all’opposizione. Ma questa non è una legge fissa come l prima, al contrario in temi di vacche grasse chi sta al governo fa il pieno dei “suoi” meglio di chi sta all’opposizione.

Tradotto in Italia? Difficile tradurlo visto che nell’Italia 2013 sono tutti all’opposizione, perfino di se stessi. E’ un intero paese che vota contro. Contro i “cattivi” che sono tutti gli altri. Ma gli altri chi visto che sono tutti contro? La traduzione in italiano della democrazia rappresentativa in fondo è sempre stata ardua, ora lo è al massimo. Una democrazia in fondo lo siamo diventata solo per vincolo esterno tra il 1945 e il 1950. Un vincolo esterno europeo vige più o meno da un trentennio. Il secondo lo stiamo mettendo in discussione, anzi ci piace sempre meno. Bi botta in botta al secondo, non staremo allentando anche il primo di vincolo?

Dunque in Italia tutti all’opposizione e alla prese con la prima legge per vincere le elezioni: fare il pieno dei “tuoi”. Chi ci è riuscito e chi no? Berlusconi non ci è riuscito e perciò con quasi certezza non vincerà queste elezioni. Ci è riuscito Bersani? Quasi, appena appena e perciò forse le vince le elezioni, quasi, appena appena. Berlusconi aveva cinque anni fa il 38 per cento da solo senza contare gli alleati. Bersani, anzi Veltroni, aveva nel 2008 il 33 per cento con in pancia Di Pietro. Ora Berlusconi da solo non farà il 25% e Bersani da solo starà intorno al 30 per cento.

Perché Berlusconi non ha fatto il pieno dei “suoi”? Perché una parte grande dei suoi sono andati con Grillo. E’ questo il fenomeno più rilevante della geografia del voto. E perché Bersani ha resistito meglio fin quasi a tenerli quasi tutti i “suoi”? Perché gran parte di quelli che da sinistra approdano a Grillo Bersani e il Pd li avevano già mollati, erano i delusi, gli astenuti, i “popoli viola”…Quelli che approdano a Grillo da destra non è che siano di più, è che prima, fino ancora al 2008, votavano Lega e Pdl.

Grillo, i “suoi” non ce li aveva e li ha presi da tutti, proprio da tutti. Neanche Monti aveva i “suoi” ma poco o niente ha preso dall’elettorato Pdl e da quello Pd. Erano loro i due jolly del mazzo elettorale, uno si è rivelato un asso pigliatutto, l’altro un due di coppe quando “regna” bastoni.

E Ingroia e Giannino? Il primo i “suoi” di elettori li aveva, ci sono da tempo. Sono quelli che votano i partiti e le liste che nel 2008 sono rimasti fuori dal Parlamento perché risultati troppi e troppo piccoli: Verdi, Rifondazione…Aggiungere tre ex Pubblici Ministeri, tentare di colorare di arancione e doveva venir fuori tra il sette e il dieci per cento. Invece sarà molto meno perché ad Ingroia una parte dei “suoi” li ha presi il solito Grillo. Giannino invece di “suoi” non ne aveva, doveva prenderli a Berlusconi o a…Monti. La prima una miniera saccheggiata da altri, il secondo un filone aureo senza oro.

Quindi rispetto alla prima regola per vincere le elezioni, fare il pieno dei “suoi”, l’unico appena appena in regola è Bersani. Però di regola c’è anche la seconda. Seconda regola per vincere le elezioni: prendere i voti degli altri. Qui l’unico in regola è Grillo. Bersani e Vendola non prendono un solo voto degli “altri”, l’unico che poteva farlo era Renzi ma poi la Camusso chi la sentiva… Berlusconi i voti degli altri stavolta se li scorda. Monti, lui doveva prendere i voti degli altri. Non sembra proprio che accadrà. Qualcuno dice: avesse fatto il Monti invece di fare l’imitazione degli altri sarebbe andata meglio. Fatto sta che è andata come è andata.

E allora chi vince? Chi è in regola con le due leggi. Bersani sta a posto solo con la prima. Se la dovrà far bastare. Di solito però non basta per governare dopo essere arrivato primo.