Fisco retroattivo da cancellare. Sopra i 90mila 5% di tassa per tutti

La retroattività dei tagli agli sconti fiscali si spiega nei numeri della manovra Irpef, Iva, detrazioni e deduzioni. Si spiega, ma non si giustifica. E resta intollerabile anche se motivata. Per cancellare la retroattività al 2012 e limare i tagli e salvare il meno Irpef circola nel governo un’idea che è una “fava” con cui si prendono molti “piccioni”: estendere a tutte le categorie dei contribuenti il contributo di solidarietà del 5% sopra i 90 mila e del 10 per cento sopra i 150mila euro. A tutti, pubblici, privati, autonomi, pensionati.

ROMA – La retroattività è una brutta cosa, applicala alla tassa e diventa pessima. Il governo quindi ha fatto brutta, anzi pessima cosa nel rendere retroattive, cioè applicabili ai redditi 2012, sia la aumentata franchigia sia il tetto massimo alle detrazioni e deduzioni fiscali. Ma, senza quella intollerabile e urticante retroattività, i conti non tornano.

Dal primo gennaio 2013, grazie al calo di un punto delle due aliquote Irpef, lo Stato comincia a incassare ogni mese la quota parte dei sei miliardi in meno di gettito Irpef. Più o meno mezzo miliardo al mese in meno. Dal primo luglio, se sarà confermata, l’Iva aumentata di un punto percentuale porta allo Stato circa cinque miliardi in un anno, quindi due miliardi e mezzo nel 2012, anno in cui lo Stato perde circa sei miliardi di Irpef. La retroattività dei limiti agli sconti fiscali, cioè applicarli al 2012, significa che lo Stato nel 2013 incassa poco più di un miliardo appunto di meno sconti. Dare e avere del 2013: meno sei miliardi da Irpef, più 2,5 miliardi da Iva, più 1,5 da retroattività. Alla fine circa due miliardi in meno di gettito. Senza la retroattività sarebbero 3,5 miliardi di minor gettito, taglio di tasse che, non il governo ma il paese, non può permettersi. Infatti il governo non si permette nulla e nulla regala: nel 2014 l’Iva aumentata porta 5 miliardi, i tagli allo sconto fiscale ne portano uno di miliardo e si fa pari e patta con i sei in meno di Irpef.

Però la retroattività è una brutta, anzi pessima cosa e tale rimane anche se i conti la spiegano. E quindi sarebbe proprio il caso che il governo accettasse di cancellarla questa odiosa retroattività dalla stesura finale della legge di stabilità. Fa molta fatica il governo di Monti e di Grilli a far questo, perfino a pensarlo. E sbaglia perché deve farlo. Mancherà un miliardo, più o meno. E poi ci sono le richieste dei partiti di non tagliare quello sconto fiscale e anche quell’altro e quell’altro. Si ripropone l’eterna commedia italiana per cui tutti d’accordo nel tagliare gli sconti fiscali fino a che non li si taglia davvero. Però qualcosa che stride c’è: tassare alcune delle prestazioni sociali finora esenti non sembra una grande idea, magari sottoporre a severo setaccio la vastissima platea degli aventi diritto per vedere se diritto ne avevano davvero, questo sì. E quindi sarebbe proprio il caso che il governo tagliasse qualcuno dei suoi tagli. Mancherà un altro miliardo.

Per trovarli questi due miliardi, eliminare la retroattività, mantenere il taglio Irpef e non far sballare i conti corre e c’è un’idea che è una “fava” con cui si prendono molti “piccioni”. La Corte Costituzionale ha appena emesso sentenze con cui giudica non conformi al principio dell’uguaglianza fiscale sia la ritenuta sul Tfr dei dipendenti pubblici sia la sovra tassa del 5% sulla parte di stipendio sopra i 90mila euro lordi sempre per i dipendenti pubblici, sia analoga misura per i magistrati. Dimenticando che anche i pensionati pagano analogo contributo di solidarietà, come venne chiamato al suo esordio: il 5% per la parte eccedente i 90mila, il 10 per cento per la parte eccedente i 150mila.

Primo “piccione” che si può prendere: evitare di dover restituire centinaia di milioni a magistrati, medici primari e manager pubblici ed evitare di dover restituire 2,5 miliardi tanto vale il prelievo, che è e resta a tempo, sul Tfr.

Secondo “piccione”: applicare fino in fondo la sentenze della Corte che dicono tali prelievi ingiusti e illegali se limitati a una sola categoria di contribuenti, invece assolutamente legittimi se applicati a tutti. Quindi niente più “figli e figliastri” e, se necessario come proprio pare che sia, sovra tassa del 5 e del 10% per cento a tutti coloro che hanno reddito sopra i 90 e 150mila euro: dipendenti pubblici, privati, liberi professionisti, pensionati, lavoratori autonomi. Il secondo piccione è tutti uguali.

Terzo “piccione”: si elimina la retroattività indigesta e indigeribile del taglio degli sconti fiscali e si riduce l’entità del taglio. Si salva la riduzione Irpef e si salvano i conti di questa operazione.

Quarto “piccione” che così si potrebbe alzare in volo: quello di cifre e ragionamenti, parole e azioni che in qualche misura non diciamo combaciano ma almeno si guardano. Ma questo piccione, anche se volasse, sarebbe abbattuto da legioni di carabine. Se ne è accorto Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: “Hanno abbassato l’Irpef e incredibilmente in molti mettono il lutto”. Non se ne è accoro ad esempio il di solito attento Luca Ricolfi che su La Stampa spiega come nel combinato disposto più Iva e meno Irpef ci perdano tutti e ci guadagnino solo i ricchi, lo spiega nello stesso giorno in cui lo stesso giornale documenta come quel combinato disposto diventa meno soldi in tasca dai 60/70 euro in su e come prima, anzi sotto, invece ci si guadagni.

Ma il quarto “piccione”, quello dei conti e delle scelte, chiamiamoli così responsabili, non può volare. Altri volatili spiccano il salto, altro c’è nella voliera del nostro Parlamento. Ad esempio una proposta per esentare di un botto e di un colpo tutti i dipendenti pubblici della Sanità dalla riforma delle pensioni. Seicentomila esentati e perché? Perché sono dipendenti della Sanità. E vuoi negare ai dipendenti della Sanità la pensione di anzianità? Volo stoppato, per ora. Per ora vale ancora la “macelleria sociale che condanna i dipendenti della Sanità ad andare in pensione come gli altri. Ed ha appena finito di volare, si è appena posato il volatile scaccia Fornero: la proposta di legge secondo la quale fino al 2017 si può andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi. Come prima insomma. Pensioni di anzianità per tutti o almeno fino al 2017, quelli che arrivano dopo si arrangino. Volatile, quello delle pensioni di anzianità da ripristinare che si è anche abbigliato di ingannevoli piume: l’hanno fatto volare dicendo che era il volo in salvo degli esodati. Invece l’idea era di travestire tutti i pensionandi da qui al 2017 da esodati e farli diventare tutti pensionati. Una grande astuzia per ora riposa a terra, vedrete che riaprirà le ali in campagna elettorale e volerà sul governo subito dopo le elezioni.

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