Campioni mondiali di economia nera. Supertasse il 30% dei redditi ne paga il 78%

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Luglio 2012 - 12:37 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Campioni del mondo di tasse è un titolo che leggono tutti, campioni del mondo di evasione fiscale e di economia nera è una tabella che vanno a guardare in pochi. E non è solo una questione grafica, è una questione politica e sociale. Dietro il troppe tasse si possono accodare tutti, i tartassati, gli spremuti fino all’osso, i tormentati e strizzati, ma insieme a loro anche gli imboscati del fisco, i ladri di denaro pubblico, quelli che più piangono e meno pagano e quelli che a botte di lacrime la fanno sempre franca. Dentro l’evasione fiscale e l’economia in nero invece è meglio non guardar troppo, neanche affacciarsi: si potrebbe trovare uno specchio che riflette pari pari i connotati di un paese. Connotati originali peraltro perché siamo “Campioni”.

Prendiamo il Messico, un paese non  anglosassone o scandinavo nel rapporto cittadino-Stato e neanche una Pubblica Amministrazione teutonica o cinese, il Messico un paese “lasco” assai. Qual è la differenza in Messico tra Pil “bianco” e Pil “nero”, tra la ricchezza prodotta e dichiarata alla luce del sole e quella nascosta? E di conseguenza qual è la pressione fiscale sui messicani, il tot di tasse e tributi che pagano calcolando solo la ricchezza dichiarata o anche al somma di questa con l’economia nera? I messicani hanno una pressione fiscale del 18,1% del Pil se calcolato stimando la quota di economia sommersa, invece una pressione del 20,6% del Pil calcolando solo la ricchezza dichiarata. Lo sbalzo, il delta, la differenza è del 2,5 ed è questo indicatore che segnala l’ampiezza dell’evasione fiscale e dell’economia a nero rispetto alla ricchezza dichiarata. In Messico 2, 5…E all’altro capo del mondo, nella Danimarca che paga più tasse di noi con pressione fiscale al 47,4% del Pil? Il delta è lì a 1,2 perché la pressione fiscale depurata del calcolo del nero è al 48,6 per cento del Pil.

E in Australia? Delta a 0,3. In Francia delta a 1,9. Negli Usa a 1,7. In Svezia a 2,2. In Canada 0,7. In Belgio 1,6. In Irlanda 1,3. In Svezia 2,2In Norvegia 0,2. In Gran Bretagna 3,3. In Olanda 0,4. In Spagna 4,1. Diverse economie, diverse le storie e le culture e le religioni e i costumi, la media del “delta” che indirettamente misura quanta evasione fiscale e quanto nero c’è in ciascun paese è tra due e tre punti. E in Italia? Già detto, siamo campioni: il delta è 9,6. Nessuno al mondo come noi. E’ il sistema economico e sociale che poggia sui due pilastri dell’evasione fiscale e del nero. Almeno un quinto di tutta la ricchezza prodotta ogni anno in Italia è “a nero”. Almeno 160 miliardi di euro all’anno di tasse dovute non vengono pagate.

E fosse finita qui, il nero e l’evasione fiscale non sono nemmeno uguali per tutti: i lavoratori dipendenti pagano il 78% di tasse e imposte avendo in tasca il 30% della ricchezza, gli altri pagano il 22% di tasse e imposte intascando il 70% della ricchezza. Schiavi delle tasse campioni del mondo di pesantezza e campioni del mondo nel guadagnarci sopra, sopra questo sistema, sopra le tasse pagate dal prossimo e solo da lui. Così siamo stati fatti dalla politica e dal fisco italiano, purtroppo fatti così a nostra immagine e simiglianza.