Bersani: arbitro, fischia la fine! Finisce a voto utile… anti Berlusconi

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 1 Febbraio 2013 - 15:28| Aggiornato il 19 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Signora mia, non solo le mezze stagioni, i tramonti, le mozzarelle e le buone maniere, non ci sono più neanche i professionisti della politica di una volta. E dire che non c’era proprio bisogno di essere professionisti per vedere che Berlusconi e il, Pdl stavano un mese fa al 15 per cento non per questo era sparito dalla faccia della terra l’altro 20 per cento di italiani che aveva votato Pdl e Berlusconi cinque anni fa. Non erano spariti quei milioni di elettori e non erano certo diventati elettori potenziali di altri partiti. Se ne stavano, a milioni, rintanati nell’astensione e nel non decido. Stavano lì e che stessero lì lo diceva ogni articolo di giornale, ogni semplice operazione aritmetica applicata ad ogni sondaggio. Lo diceva la logica elementare e l’ovvio buon senso. E invece niente, quelli del Pd, di Sel ma in generale della sinistra stupiscono e inorridiscono oggi nello scoprire l’acqua calda e cioè che quegli elettori cinque anni fa di Berlusconi non sono evaporati.

Non sono evaporati e pur essendo come tutti passati per varie e diverse esperienze non sono del tutto cambiati. Restano, quale sorpresa per gli strateghi e i consiglieri della sinistra, abbastanza simili a se stessi. Qualcuno emigra verso Grillo e anche questo si è visto, documentato e calcolato. Qualcuno, sempre di più, sta uscendo dalla tana dell’astensione delusa. Anche qui Pd e alleati stupiti dalla folgorante novità: ma quando mai era successo che mano mano che si avvicina la data delle elezioni diminuisce la quota degli astenuti? Sempre, è sempre successo. E poiché nel grosso mucchione degli astenuti di un mese fa i più erano delusi da Berlusconi e dal Pdl, ci voleva la zingare per indovinare che man mano che gli astenuti si avviavano al voto il gruppo più folto sarebbe stato quello di chi tornava a votare Berlusconi? Sì, per la sinistra italiana ci voleva la zingara, la maga, la cartomante. Perché l’evidenza sfugge e, signora mia, non ci sono più i professionisti della politica come una volta. Se è per questo, scarseggiano tra i politici anche quelli che sanno far di conto.

Ma non è solo miopia, è anche presunzione, presunzione di calcolo…sbagliato. Tipico ragionamento e argomento alla Massimo D’Alema: noi vinciamo in un paese a maggioranza sociale ed elettorale di centro destra perché siamo politicamente più organizzati. Traduzione del D’Alema pensiero in lingua di Bersani e di tutto il Pd: “Noi siamo un grande partito, l’unica realtà che oggi in Italia c’è”. Il che è anche vero, ma essere i più “organizzati” non è stare in una botte di ferro, anzi. La storia è piena di fortezze inespugnabili espugnate. Sia detto per incoso: il giorno in cui quelli del Pd faranno economia dell’aggettivo “grande” nel loro periodare, sarà un felice giorno per la sinistra. “Grande paese…grande partito…grande democrazia”. Siamo un paese medio-piccolo in crisi e forse in decadenza, una democrazia molto imperfetta e molto incompiuta e il partito, qualunque partito italiano, è a misura di questa realtà nazionale.

Siccome è un grande paese, con una grande democrazia e c’è un solo grande partito, allora, hanno ragionato al Pd, è doveroso, razionale e dovuto che Bersani ed alleati vincano le elezioni. Però da un paio di settimane è cominciata per il Pd la tortura dei sondaggio: il vantaggio di 10 punti su Berlusconi si è ridotto a otto, sette, cinque…Era ovvio che Berlusconi e alleati si arrampicassero fino al 30%, davvero al Pd pensavano con Vendola e Tabacci di arrivare al 40%? Dio mio, ci credevano davvero? Però da un paio di settimane si sono accorti di quel che Vendola ha finalmente gridato: “Ingroia ci farà perdere”. Già Ingroia, quella che impropriamente qualcuno battezza la “sinistra giudiziaria” può far perdere le altre due sinistre alleate, quella “riformista” di Bersani e quella “alternativa” di Vendola. Ingroia si mangia voti di Vendola anche perché l’equivoco che le manette siano il terzo elemento del simbolo dopo la falce e il martello è stato coltivato per decenni ed estirpato mai.

Ingroia di qua e forse anche Monti di là a mangiarsi voti “nostri”. Così dicono al Pd dove, in dissonanza logica da se stessi, prima ti spiegano e assicurano che forse la rimonta di Berlusconi è solo in tv e sui giornali e non nella realtà e poi ti invitano ad unirti alla indignazione perché Monti presenta liste in Lombardia. A Ingroia Vendola rinfaccia quel vizio politico che il popolo di sinistra coltiva troppo spesso, il mischiar “profumo di sinistra a profumo di manette”. A Monti Bersani rimprovera, non ha mai perdonato, di essersi presentato, insomma di esistere politicamente. Ne vien fuori una campagna elettorale, quella di Bersani e Vendola, in cui l’argomento più forte, anzi il grido, anzi l’allarme, anzi un solo grido e un solo allarme: “Arbitro fischia la fine!” La squadra in vantaggio ansima, è percorsa da stizza, è nervosa, praticamente non gioca più. Né ha molta voglia di giocare ancora con gli avversari, gioca solo con il calendario e aspetta, anela al fischio finale.

Se continua così altre tre settimane alla fine occorrerà prendere molto sul serio l’appello/consiglio di Bersani al “voto utile”. Se continua così probabilmente sarà necessario un voto utile non per governare, sviluppare, salvare, cambiare…Se continua così, se Bersani e Vendola giocano solo con il tempo guardando solo l’arbitro, allora alla fine si dovrà pensare a un voto utile per…fermare Berlusconi. E sarebbe un voto tanto utile quanto disperato, cioè letteralmente senza speranza nel 2013 italiano e negli anni seguenti.