Emanuela Orlandi, cimitero Teutonico e sorella Natalina smentiscono Pietro

di Pino Nicotri
Pubblicato il 3 Dicembre 2019 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi, mistero continua: cimitero Teutonico e sorella Natalina smentiscono Pietro

Emanuela Orlandi, tutti i protagonisti della vicenda nella foto d’archivio Ansa

ROMA – Mistero Orlandi. Due novità di notevole peso. In una Pietro Orlandi viene smentito in modo tranchant da sua sorella Natalina. Ma andiamo per ordine. 

La prima novità è che per seppellire in modo tombale l’ultima (per ora) clamorosa pista, o meglio l’ultima chiassosa bufala che vuole Emanuela Orlandi sepolta clandestinamente nel Camposanto Teutonico del Vaticano bastano anche solo le diapositive proiettate da Albrecht Weiland tra le 18 e le 18 e 30 alla conferenza del 30 novembre nel palazzo del Collegio Teutonico del Vaticano.

Weiland è uno dei tre autori del libro intitolato Il Campo Santo Teutonico a Roma e i suoi monumenti funerari, illustrato con disegni di Giorgio Vasari e Walter Haas.

Gli altri autori sono Andreas Tönnesmann e Ursula Verena Fischer Pace. La conferenza era programmata da vari mesi, ma il clamore scatenato a luglio dalle dichiarazioni di Pietro Orlandi e del suo avvocato Laura Sgrò l’ha resa di colpo più attuale, facendole non poca pubblicità.

Tanto che Weiland ha iniziato la sua conferenza, in lingua tedesca, facendo più volte il nome di Emanuela Orlandi

Le diapositive hanno l’ulteriore pregio di mostrare come man mano nel corso degli anni è cambiata la struttura del cimitero e di mostrare anche i lavori negli anni ’50 del secolo scorso di scavo delle fondamenta del palazzo edificato a ridosso del muro della famosa tomba indicata come (ennesima) “soluzione definitiva” del mistero Orlandi.

Lavori che hanno comportato anche spostamenti di tombe. La “sorpresa” delle tombe vuote, prive cioè di resti mortali di qualunque tipo, e i conseguenti sospetti lanciati  gran voce da Pietro Orlandi e dai suoi fans  sono stati smontati con l’illustrazione di come le ossa dopo un certo numero di anni dalla sepoltura dei defunti vengono raccolte in appositi ossari. Ma a dire il vero erano già stati smontati dalla notizia dell’esistenza del libro di Weiland e delle ricerche che erano state condotte prima di scriverlo.

Alla fine della conferenza ho chiesto al  rettore del Camposanto e del Collegio Teutonico, monsignor Hans-Peter Fischer,  come può essere nata la voce secondo la quale c’era da tempo chi portava fiori sulla tomba indicata come sepoltura di Emanuela e chi poteva essere mai il misterioso personaggio che li portava. Dopo avermi fulminato con lo sguardo il rettore mi ha scandito:

“Io e gli altri del Camposanto e del Collegio Teutonico le sembriamo misteriosi?”. 

No, ma non capisco.

“Guardi, la cosa è molto chiara. I fiori ce li portiamo noi per espresso desiderio dei familiari ed eredi”.

Ma allora…. Non faccio in tempo a terminare la frase perché interviene con decisione un altra persona dell’entourage del rettore: 

“No, guardi, non scendiamo in polemiche assurde. Anche durante la grandinata giornalistico televisiva di luglio su questo assurdo argomento abbiamo preferito restare zitti proprio perché non ci abbassiamo certo a polemiche. Che non sono neppure da bar, semmai da osteria di bassa categoria”.

Visto che Pietro Orlandi ha dichiarato in tempi recenti che la sua fonte vaticana sulle ultime “piste” è monsignor Viganò, forse questi scivoloni hanno una spiegazione.

Vigano è uno dei più acerrimi nemici di Papa Francesco, tanto da averne chiesto due volte le dimissioni: l’anno scorso con l’accusa di avere  protetto un cardinale statunitense pedofilo e quest’anno addirittura “per paganesimo”, e l’insistere a mettere in giro voci tanto pesanti quanto infondate su Emanuela e annesse responsabilità del Vaticano – sia per la fine della ragazza sia per voler nascondere “ciò che sicuramente sa” – significa di fatto nuocere ulteriormente a Francesco.

La seconda novità riguarda il famoso nastro fatto ritrovare a suo tempo, nel 1983, dai “rapitori” e contenente gemiti e gridolini di una voce femminile, nastro che – come abbiamo anche scritto più volte – gli inquirenti appurarono essere il riversamento di parte del sonoro di un film porno.

Ma Pietro Orlandi e alcune trasmissioni televisive da qualche tempo insistono a diffonderlo sostenendo che si tratta della registrazione della voce di Emanuela sottoposta a sevizie e stupro.

Tanta insistenza ha posto fine al sodalizio anche amicale con Pietro Orlandi del giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, autore assieme all’Orlandi del libro: “Mia sorella Emanuela – Voglio tutta la verità”. 

Ma a smentire in modo netto Pietro è addirittura sua sorella Natalina. Una mia lettrice mi ha infatti inviato il video di una vecchia puntata di “Chi l’ha visto?” nel corso della quale, dal minuto 4 e 20 secondi al minuto 4 e 35 secondi  Natalina parla proprio di quel nastro spiegando però che venne appurato che era un falso.