Pino Nicotri-Aldo Ferrara: libro su Renzi, Rutelli e sindaci “fuori dal Comune”

di Pino Nicotri
Pubblicato il 23 Aprile 2014 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA

MATTEO RENZI

Forse è stato lui stesso a riesumare il termine “rottamatore”, ma è l’esatto anagramma di Matteo Renzi. Giovane, brillante ripercorriamone la storia recente. Facile, avendo egli solo 39 anni. Figlio di Laura Bovoli e Tiziano Renzi, già consigliere comunale di Rignano sull’Arno tra il 1985 e il 1990 per la Democrazia Cristiana, è il secondo dei quattro figli della coppia. Studia a Firenze, prima al Liceo Ginnasio Dante e poi all’Università degli Studi di Firenze, dove si laurea nel 1999 in Giurisprudenza con una tesi in Storia del Diritto dal titolo Amministrazione e cultura politica: Giorgio La Pira, sindaco del Comune di Firenze (1951-1956). Ha una formazione scout e ha diretto, firmandosi Zac, la rivista nazionale della branca Riviste Scout “Camminiamo insieme”. Ha lavorato con varie responsabilità per la CHIL Srl, società di servizi di marketing di proprietà della sua famiglia (il cui nome è di ispirazione lupettara o da boy-scout) di cui è dirigente in aspettativa, in particolare coordinando il servizio di vendita del quotidiano “La Nazione” sul territorio fiorentino con la diretta gestione degli strilloni. Ancora diciannovenne, nel 1994, per cinque puntate consecutive partecipa come concorrente a “La ruota della fortuna”, vincendo 48 milioni di lire. Sposato dal 1999 con Agnese, insegnante di liceo, ha tre figli.

Renzi inizia la sua attività politica durante gli anni del liceo. Nel 1996 contribuisce alla nascita in Toscana dei Comitati Prodi e si iscrive al Partito Popolare Italiano, di cui diventa, nel 1999, segretario provinciale. Nel 2001 diventa coordinatore de La Margherita fiorentina e, nel 2003, segretario provinciale. Tra il 2004 e il 2009 è presidente della Provincia di Firenze; alle elezioni del 12 e 13 giugno 2004 ottiene il 58,8% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centro-sinistra. In linea con il suo messaggio di lotta alla cosiddetta casta politica e agli sprechi sostiene di avere, durante il suo mandato, diminuito le tasse provinciali, diminuito il numero del personale e dimezzato i dirigenti dell’ente fiorentino. Tuttavia nel 2012 la Corte dei conti ha aperto un’indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia durante il mandato di Renzi, che ammontano a circa 600.000 euro.

Il 29 settembre 2008 si candida alle elezioni primarie del Partito Democratico per la candidatura a sindaco di Firenze, vincendo a sorpresa con il 40,52% dei voti, il 15 febbraio 2009. Il 9 giugno 2009 alle successive elezioni amministrative, Renzi ottiene il 47,57% dei voti contro il 32% del candidato del centro-destra Giovanni Galli, con il quale va al ballottaggio. Il 22 giugno 2009 viene eletto sindaco di Firenze riportando il 59,96% dei voti. Fa parte della Direzione nazionale del Partito Democratico. Nel 2010 è stato, secondo vari sondaggi, il sindaco più amato d’Italia.
Il 6 dicembre 2010 Matteo Renzi si reca in visita ad Arcore, presso la villa privata di Silvio Berlusconi, per “discutere di alcuni temi legati all’amministrazione di Firenze”. La notizia, diffusa ad incontro ormai avvenuto, provoca reazioni contrastanti e alcune polemiche anche tra i suoi sostenitori.

Sotto la sua guida, Firenze è stata la prima grande città italiana in cui è stato approvato con un’ampia maggioranza nel consiglio comunale (30 voti a favore, 9 contrari e 5 astenuti) un Piano strutturale a Volumi Zero, ovvero senza possibilità di aumentare la cubatura rispetto al patrimonio edilizio esistente e permettendo di costruire ex novo soltanto a seguito di demolizione in uguali volumi di edifici vetusti. Il piano strutturale prevede inoltre che in futuro possano circolare nelle ZTL di Firenze solo auto elettriche. A giugno 2011 è entrata in vigore una nuova pedonalizzazione, che comprende, tra gli altri, importanti luoghi fiorentini quali Piazza de’ Pitti. Secondo uno studio di Datamonitor pubblicato nel luglio 2012 Renzi è il terzo sindaco delle città metropolitane più amato, con una percentuale di consensi del 58,4%, superato da Luigi De Magistris (65,2%) e da Piero Fassino (61%).
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Il movimento dei “rottamatori”.

Il 29 agosto 2010 Renzi lancia l’idea della «rottamazione senza incentivi» dei dirigenti di lungo corso del Pd, e dal 5 al 7 novembre seguenti organizza con Giuseppe Civati e Debora Serracchiani un’assemblea alla Stazione Leopolda di Firenze (Prossima Fermata: Italia). All’assemblea si contano oltre 800 interventi e 6800 partecipanti. Nasce così il manifesto del “renzismo”: la Carta di Firenze. I principali sostenitori del gruppo dei “rottamatori” sono il Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna Matteo Richetti, il deputato regionale siciliano Davide Faraone ed il consigliere regionale lombardo Giuseppe Civati. Si sono dichiarati a sostegno del gruppo undici parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e i deputati Luigi Bobba, Giuseppe Civati (Regione Lombardia), Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio.

Dai primi mesi del 2011 Renzi è impegnato in una campagna contro le morti su strada dovute a incidenti stradali tramite un inasprimento delle pene e la creazione del nuovo reato di “omicidio stradale”. Nell’ottobre 2011 sulla scia della sua crescente notorietà dopo la Leopolda I, ha creato una “tre giorni” di proposte chiamata Big Bang, sempre alla Leopolda di Firenze, con i democratici Davide Faraone e Matteo Richetti, nella quale chiunque ha avuto la possibilità di salire sul palco e dire in cinque minuti la sua idea d’Italia se fosse stato a Palazzo Chigi. Questo incontro è stato oggetto di critiche da parte di alcuni esponenti del Partito Democratico, vicini al segretario Bersani. Sono intervenuti o hanno partecipato professori, scrittori (come Alessandro Baricco o Edoardo Nesi), studenti, economisti (Luigi Zingales), imprenditori (Guido Ghisolfi, Martina Mondadori, dell’omonima casa editrice, e Alberto Castelvecchi tra gli altri), lavoratori e personaggi dello spettacolo (Fausto Brizzi, Giorgio Gori, ex dirigente Fininvest e già direttore di Canale 5), mentre tra i politici Sergio Chiamparino, Arturo Parisi, Ermete Realacci, Pietro Ichino, Maria Paola Merloni, Graziano Delrio, Salvatore Vassallo, il radicale Matteo Mecacci, Federico Berruti e altri hanno sostenuto l’evento che ha avuto grande visibilità nazionale.

Nel giugno 2012 ha organizzato assieme a Davide Faraone, Matteo Richetti e Giorgio Gori la seconda edizione del Big Bang, denominata “Italia Obiettivo Comune”. Al Palacongressi di Firenze quasi un migliaio di amministratori locali del Partito Democratico hanno raccontato la loro esperienza di governo del territorio per rilanciare un nuovo modello di Pd e di Italia. Al convegno sono intervenuti Andrea Sarubbi, Andrea Ballarè e Debora Serracchiani tra gli altri, con il sostegno di personalità come, ad esempio, Salvatore Vassallo, Graziano Delrio e Vincenzo De Luca.

Il 13 settembre 2012 si candida ufficialmente, durante un comizio a Verona, alle primarie del centrosinistra. Tra gli sfidanti di Renzi: il segretario PD Pier Luigi Bersani, il presidente della regione Puglia e presidente di SEL Nichi Vendola, il consigliere della regione Veneto Laura Puppato (PD) ed il deputato del Centro Democratico Bruno Tabacci.

Per la sua campagna elettorale, Renzi organizza un tour per l’Italia a bordo di un camper, che lo porta a toccare, tra settembre e novembre 2012, tutte le province italiane. Nel primo turno delle primarie che si è svolto il 25 novembre 2012, Renzi ha ottenuto il 35,5% pari a 1.104.958 voti complessivi, posizionandosi al secondo posto tra i cinque candidati, dietro a Pier Luigi Bersani al 44,9% con 1.395.096 voti. In particolare, al primo turno Renzi è stato il candidato più votato nelle cosiddette “regioni rosse” come Toscana, Umbria e Marche. Al secondo turno delle primarie, svoltosi il 2 dicembre 2012, perde contro Bersani, ottenendo 1.095.925 voti pari al 39,1%, contro il 60,9% (1.706.457 voti) del segretario del PD.

Anche nelle “regioni rosse” Renzi non è riuscito ad aumentare i consensi rispetto al primo turno, vincendo soltanto in Toscana, mentre in tutte le altre regioni italiane ha vinto Bersani, con un ampio distacco soprattutto in quelle meridionali.

Il programma

Fra le varie proposte presenti nel programma di Renzi, c’erano la diminuzione delle tasse per il lavoro dipendente con aumento di 100 euro dello stipendio netto in busta paga, da finanziarsi tramite il taglio del 15% delle spese della pubblica amministrazione; raggiungere la copertura degli asili nido per i bimbi italiani al 40% entro il 2018, che indirettamente costituirebbeun incentivo all’occupazione femminile e la creazione di potenziali 450.000 posti di lavoro; il sostegno creditizio alla piccola e media impresa da finanziarsi tramite il ricollocamento dei fondi europei; diritti civili per le coppie omosessuali sul modello delle civil partnership inglesi; aggiornamento alla normativa europea della legge 40 del 2004 sulla fecondazione artificiale; divorzio veloce se consensuale e se i coniugi non hanno avuto figli; introduzione di una serie di meccanismi volti ad attirare in Italia investimenti esteri, come agevolazioni fiscali per i primi anni di insediamento; lotta alla corruzione con l’introduzione di pene più severe; lotta all’evasione fiscale concentrata sui grandi evasori e gli evasori totali; abolizione o riduzione drastica dei rimborsi ai partiti; diminuzione delle indennità dei politici e del numero dei parlamentari sul modello dei provvedimenti presi dal Presidente della Repubblica francese François Hollande.

Le elezioni politiche del 2013.

Nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013 ha sostenuto apertamente Pier Luigi Bersani. I due esponenti del PD hanno tenuto due comizi congiunti, il 1 febbraio a Firenze e il 21 febbraio a Palermo. Nel mese di aprile 2013, in occasione dell’imminente elezione del Presidente della Repubblica, Renzi ha avuto degli scontri con Pier Luigi Bersani riguardanti la situazione politica interna al Partito Democratico e ha criticato pubblicamente le candidature di Anna Finocchiaro e Franco Marini come possibili successori di Giorgio Napolitano, scatenando molte polemiche nel mondo politico italiano, e ricevendo dure repliche sia dalla Finocchiaro che da Marini. Renzi si è dichiarato favorevole al ricambio generazionale della classe dirigente, tramite l’uso di elezioni primarie. Sostiene alcune battaglie atte a ridurre il costo della politica, tra cui l’eliminazione di una delle due camere, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, l’elezione diretta dei politici da parte dei cittadini, le abolizioni dei vitalizi e la cancellazione dei contributi statali ai giornali di partito. Riguardo il Partito Democratico, ha dichiarato che il Pd dovrebbe maggiormente guardare al futuro, alle proposte e alle idee, anziché parlare in “politichese” e inseguire le alleanze “contro qualcuno”.

Le sue posizioni politiche sono considerate da alcuni osservatori o da membri del suo stesso partito “non di sinistra”. In particolare, il suo pranzo ad Arcore con Silvio Berlusconi ha suscitato molte polemiche e perplessità tra i suoi stessi sostenitori.

Silvio Berlusconi ha dichiarato: «Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd». E Renzi ha smentito. La principale smentita però è venuta dal primo turno delle primarie, in cui il sindaco di Firenze ha vinto in tutti i principali fortini della sinistra. Ha affermato che se fosse stato un operaio della FIAT di Pomigliano d’Arco avrebbe votato «senza se e senza ma» a favore del referendum proposto da Sergio Marchionne. Tuttavia, nel 2012 ha dichiarato di esser rimasto deluso dalle successive scelte di Marchionne.

Renzi guarda con interesse alle proposte in tema di lavoro ed economia di Pietro Ichino, Tito Boeri e Luigi Zingales, tra cui la flexicurity ispirata al modello scandinavo. Si è spesso trovato in contrapposizione con i sindacati e ha sovente rimarcato la questione dell’inoperosità di una parte degli impiegati nella pubblica amministrazione. In un’intervista su Max Matteo Renzi si è dichiarato a favore della civil partnership (unioni civili sul modello britannico) e ha dichiarato che un politico non deve vedere il matrimonio «come un sacramento». Ha votato contro il nucleare ai referendum del 2011; si è espresso a favore del ricarico sulle bollette dei costi per gli investimenti sull’acqua pubblica. Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti propone, accanto a un forte sistema di prelievo differenziato dei materiali riciclabili, l’uso dei termovalorizzatori. Su questo punto è stato spesso accusato di sottovalutare i rischi legati alla presenza di diossine nei fumi di scarico degli impianti.