GENOVA – Sampdoria e Genoa e il derby dei disperati. Risucchiate dalla perfida macchina del tempo indietro di quattro decenni, quando il derby della Lanterna era un crudele autodafé e il suo esito spesso una sentenza inappellabile (la serie B o giù di lì), le due squadre domani sera (ore 20,45, stadio Luigi Ferraris) sono condannate a rivivere quei tempi calamitosi.
Divise da un solo punto in classifica, i piedi appoggiati sul ciglio del precipizio – terminasse oggi il campionato la Sampdoria si salverebbe al pelo e il Genoa scenderebbe in B – le squadre genovesi celebrano la sfida della disperazione fra l’attonito disincanto delle rispettive tifoserie.
Eppure non è così assurdo che la lotta calcistica cittadina sia scivolata nei bassifondi del ranking nazionale. Genova non è ancora riuscita a darsi quel colpo di reni che dovrebbe riportarla nel Gotha delle città italiane ed europee. La mutazione genetica – dall’economia industriale del dopoguerra al modello del terziario avanzato con venature turistiche – si è rivelata più complessa e lunga del previsto.
L’interminabile passaggio nel guado non ha ancora rimodellato una città che in quarant’anni ha perduro 250mila abitanti, scendendo a 600mila residenti, in parallelo con il drastico ridimensionamento del suo apparato industriale. Ridotta al lumicino la siderurgia – negli anni Cinquanta il perno rotante dell’industria – che come a Taranto ora innalza le insegne della Ilva ma senza la lavorazione a caldo, pomo della discordia con gli ambientalisti di Cornigliano.
Ridimensionati e costantemente minacciati dalla cassa integrazione i cantieri navali di Sestri Ponente, drasticamente dimagrito l’apparato industriale dell’indotto, Genova non è ancora riuscita a rendersi decifrabile all’esterno come la città che in parte è riuscita a diventare: un mix gradevole di arte, storia, cultura, in parallelo con punte di eccellenza nella tecnologia e nel terziario avanzato.
Un cocktail ovviamente aggrappato al porto, unico monolite indistruttibile, nonostante le faide politico-industriali consumate attorno al vero volano dell’economia genovese. Se Genova non riesce a promuoversi come dovrebbe il problema è anche di comunicazione, ancora non si riesce a “vendere” il pacchetto turistico della città, si procede in ordine sparso senza una regìa pesante. E le antiche tabe non sono state cancellate. A Genova si litiga su tutto: sul porto, sullo sviluppo urbanistico, sui trasporti pubblici, sul nuovo villaggio ipertecnologico degli Erzelli, nel ponente, dove la facoltà di Ingegneria si rifiuta di trasferirsi adducendo scarsità di finanziamenti, col risultato di svuotare l’operazione. Peccato. Facendo sistema tutto sarebbe molto più semplice.
Figurarsi se non si litiga sul calcio, metafora delle contraddizioni cittadini, eterno pomo della discordia. Questa volta tuttavia le due tifoserie hanno poca voglia di sfottersi e di incrociare polemiche e dispetti. La realtà, miserrima, cancella la fantasia e spegne gli umori sulfurei.
Esaurite le fanfare estive, le squadre della Lanterna fanno i conti con i tempi nuovi. Sette sconfitte filate per la Sampdoria, cinque per il Genoa, quattro sono finite sul conto personale di Luigi Delneri che alla ottava giornata (dopo il rovescio casalingo per 2-4 contro la Roma) aveva sostituito De Canio. Bilanci fallimentari, al netto delle attenuanti: la morìa di titolari che ha afflitto entrambe le sponde calcistiche, alcune patenti disavventure con gli arbitri.
Le chiacchiere stanno a zero e se Preziosi conforta il suo tecnico concedendogli di aver dovuto fare il minestrone con le poche verdure disponibili (a gennaio si tornerà in forze sul mercato: Zarate, Sculli, Matuzalem, Padoin i candidati più forti), l’assordante silenzio sulla sponda blucerchiata del vicepresidente esecutivo Edoardo Garrone lascia intendere che la pazienza della società è al capolinea.
Un nuovo risultato negativo e salterà il banco, via Ferrara e, a ruota, anche il ds Sensibile che ha avuto carta bianca in ambito tecnico e ha ripagato la fiducia di Garrone con scelte a dir poco opinabili. Tre allenatori ingaggiati in un anno e mezzo (Atzori, Iachini e ora Ferrara), tutti a libro-paga con i rispettivi staff per oltre sei milioni di euro. Campagne acquisti fatte e disfatte nel giro di pochi mesi.
La fiammata in avvio (tre vittorie con Milan, Siena e Pescara) si è trasformata in un pugno di cenere, la squadra si è sfaldata come un castello di sabbia. Tra i nuovi acquisti solo Maresca ha meritato la sufficienza, tra meteore (Maxi Lopez) rapidamente scomparse oltre l’orizzonte, ectoplasmi impalpabili (Poulsen, De Silvestri) confinati in panchina e titolari scaduti a riserve (Estigarribia). Assolutamente deprimenti le ultime uscite, a Palermo la Sampdoria ha toccato il fondo.
Per colmo di malasorte Ferrara in settimana ha perduto un altro pezzo importante del mosaico e – beffa suprema – ancora l’attacco risulta decimato. Dopo Lopez e Pozzi è saltato anche Eder, vittima di un problema muscolare che la società ha tentato (invano) di tenere nascosto. Domenica sera anche il brasiliano marcherà visita.
A questo punto parlare di emergenza è quasi un eufemismo. In settimana Ferrara ha allenato la squadra a poste chiuse ma da quel che è filtrato sarebbe orientato a schierare un inedito 4-4-2, con De Silvestri, Gastaldello, Rossini e Costa sulla linea di difesa davanti al portiere Romero. Munari, Maresca, Obiang e Poli a centrocampo, in attacco il giovane argentino (non ha ancora vent’anni) Icardi, probabilmente appoggiato da Juan Antonio o da Krsticic. Scelte praticamente obbligate.
Il Genoa recupera a tempo di record Marco Borriello, il bomber affiancherà il giovane Immobile nel prediletto 4-4-2 tanto caro a Del Neri. Con Frey tra i pali, la difesa si schiererà con Sampirisi, Granqvist, Bovo e Moretti, a centrocampo è i Kucka, è tornato acciaccato dalla trasferta con la sua nazionale, dovrebbe recuperare, altrimenti sarebbe sostituito da Merkel, con Totzer nei panni del regista, Jankovic e Antonelli sugli esterni, e il tandem Borriello-Immobile in attacco. L’arbitro è Paolo Silvio Mazzoleni, antiquario di Bergamo, internazionale. Per entrambe le squadre porterà con sé sgradevoli ricordi di errori che costarono punti sia al Genoa che alla Sampdoria.
In questo confortante quadretto, le due squadre si apprestano a disputarsi il 105esimo derby ufficiale. I timori di incidenti fra le due tifoserie sono stati dissipati dalle dichiarazioni del questore, Massimo Maria Mazza. Si giocherà in notturna, secondo il desiderio della pay tv, vero padrone dell’avvenimento sportivo.
I controlli di polizia attorno al Luigi Ferraris saranno rigorosissimi. I patron delle due squadre, Edoardo Garrone e Enrico Preziosi hanno lanciato appelli alle tifoserie invitandoli ad un comportamento corretto e sportivo. Salvo maltempo, il derby sarà preceduto dall’esibizione degli Esordienti rossoblucerchiati della classe 2001. In gradinata sud tiferanno Sampdoria tre vecchie glorie, bomber che hanno fatto la storia della società: Francesco Flachi, Fabio Bazzani e l’inglese Trevor Francis. Il tutto esaurito sarà soltanto sfiorato. Restano invendute alcune centinaia di biglietti.
Il bilancio del secondo dopoguerra vede in vantaggio la Sampdoria con 35 vittorie, il Genoa ne conta 26 e i pareggi sono stati 43. Se si tiene conto dei derby disputati dal 1901, fra Genoa, Andrea Doria, Sampierdarenese e Liguria, il bilancio complessivo vira al rossoblù: su 179 incontri il Grifone ne ha vinti 74.
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